In Antartide segni di una fusione glaciale risalente al Periodo caldo medievale

Scoperta senza precedenti di un team con l’Università di Trieste. Lo studio nell’ambito del programma che coinvolge l’Ogs

Giulia Basso
L’acquisizione di dati Georadar. foto pnra
L’acquisizione di dati Georadar. foto pnra

«Per lungo tempo abbiamo considerato l’Antartide, a differenza dell’Artide, un’area molto stabile, resiliente ai cambiamenti. Stiamo scoprendo che è così solo in parte». Emanuele Forte, docente dell’Università di Trieste, con una ricerca recentemente pubblicata su Communications Earth and Environment ha riscritto un capitolo della storia climatica del continente bianco.

Evento senza precedenti

Un evento di fusione glaciale senza precedenti, risalente al Periodo caldo medievale, ha lasciato tracce sorprendenti su un ghiacciaio della Terra Vittoria settentrionale. La scoperta, avvenuta quasi per caso, dà conto per la prima volta degli effetti di un repentino riscaldamento climatico avvenuto tra 900 e 989 anni fa. «Negli anni scorsi avevamo identificato con un georadar all’interno di un ghiacciaio nei pressi della base Mario Zucchelli una superficie molto particolare», racconta Forte. «Mostrava una discontinuità tra la stratificazione della parte più superficiale e quella più profonda, come se fosse avvenuto qualcosa che aveva cambiato la dinamica del ghiacciaio».

La ricerca

La ricerca, coordinata da Forte e da Mauro Guglielmin (Università dell’Insubria), insieme a Maurizio Azzaro (Cnr-Isp), Nicoletta Cannone e Alessandro Longhi (Università dell’Insubria) e Ilaria Santin (Eth di Zurigo), documenta un fenomeno mai osservato prima: un’intensa erosione fluviale e il trasporto di sedimenti sulla superficie del ghiacciaio.

«Fatte le perforazioni, abbiamo individuato un sottile strato di sedimenti, che potevano corrispondere a una deposizione di tipo fluviale, legata ad acqua liquida», spiega il ricercatore. «Studiando la superficie con il radar, abbiamo visto che c’era anche un’incisione, un canale lungo almeno 4 chilometri dove si era creata un’erosione più marcata del ghiaccio, perché l’acqua passava di lì».

La sorpresa dal carbonio-14

La datazione al carbonio-14 ha fornito la sorpresa: «Abbiamo ottenuto date che rientrano in un periodo del medioevo, intorno all’anno 1000, che già si conosceva come eccezionalmente caldo in altre zone dell’emisfero nord, ma non si pensava fosse esteso fino al continente antartico», sottolinea Forte.

I parallelismi con il presente

Il confronto con la situazione attuale è illuminante: «In questi ultimi anni la temperatura alla base Mario Zucchelli è salita più volte sopra lo zero, ma ancora non ha innescato una fusione così importante. Con temperature che crescono a livello globale, una particolare situazione meteorologica potrebbe portare a un fenomeno simile, soprattutto nelle zone costiere, che sono quelle meno fredde».

La scoperta offre una nuova prospettiva sulla stabilità dei ghiacciai antartici e mette in luce come anche brevi episodi di riscaldamento climatico possano provocare profonde trasformazioni.

Lo studio è stato svolto nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide finanziato dal Mur e attuato dal Cnr per il coordinamento scientifico, da Enea per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Ogs, diretto da Paola Del Negro, per la gestione tecnica e scientifica della nave da ricerca Laura Bassi. —

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