«Le ferite aperte delle foreste»: il bostrico come non l’avete mai visto
Nel cortile interno di Palazzo Bo a Padova la mostra fotografica di Michele Lapini racconta per immagini la devastazione degli abeti rossi, già duramente colpiti dalla tempesta Vaia
Nei nostri boschi è emergenza bostrico. Oltre alla distruzione di intere foreste in tutta l’Italia nordorientale, la tempesta Vaia del 2018 infatti, ha avuto come grave conseguenza anche la proliferazione di questo piccolo coleottero presente naturalmente nei boschi, che si nutre soprattutto delle piante danneggiate di abete rosso.
La grande quantità di alberi schiantati dopo Vaia e l'aumento delle temperature, hanno consentito alle popolazioni di bostrico di passare da una presenza endemica ad una presenza epidemica sul nostro territorio compromettendo la capacità del bosco di rigenerarsi e di continuare a offrire servizi ecosistemici.
All’epidemia del bostrico è dedicata l'esposizione del progetto fotografico del fotoreporter ambientalista Michele Lapini aperta all'interno del Cortile antico di Palazzo del Bo e che racconta i gravi effetti causati dal parassita che sta colpendo con effetti devastanti numerose aree boschive del Veneto.
Un'emergenza a cui l'Ateneo di Padova ha risposto attivando una campagna che ha l'obiettivo di finanziare due dottorati di ricerca di durata triennale in Selvicoltura e Entomologia, coordinati dai Dipartimenti Tesaf e Dafnae dell'Università di Padova, finalizzati allo studio del fenomeno epidemico e di nuovi metodi e strumenti di prevenzione.
Il racconto per immagini di Lapini
«Mi sono imbattuto nel bostrico a causa della tempesta Vaia e il mio obiettivo si è trovato di fronte ai tre protagonisti delle fotografie: gli alberi, un insetto e degli uomini, ricercatori e forestali, al lavoro. Li ho considerati come facenti parte di uno stesso mondo abitato, l’ambiente. Salvare un albero, un insetto, capire da cosa sono legati significa salvare noi stessi, capire gli errori e cosa si può fare in futuro. Il contrasto al bostrico mi ha fatto entrare in un universo a me sconosciuto, ma che era al confine con la mia ricerca fotografica che è quella di documentare la crisi climatica. Sono contento che le mie fotografie possano far conoscere la ricerca dell’Università di Padova sull’argomento, possano sostenere anche i progetti affinché questa epidemia rientri . L’evento incredibile della tempesta Vaia per me è stata il momento in cui ho deciso di concentrarmi sulla crisi climatica in Italia, arrivato sui posti ho visto quella devastazione. Non poter raccontare con una fotografia sola cosa avevo davanti, il silenzio, l'odore di alberi. Eppure tutto era lì, non in un posto lontano, la crisi climatica era arrivata in Italia. Era palese, un problema che riguardava noi tutti e anch’io come fotografo».
E ancora: «Andiamo sempre lontano con la mente ai ghiacciai, agli orsi polari. Dovevo, e l’ho fatto con questi scatti, avvicinare lo sguardo, cogliere il problema che ci abita accanto. Le mie fotografie sono accompagnate dalle parole del libro “Sottocorteccia” di Luigi Lacasella e Pietro Torreggiani che hanno indagato nelle loro pagine a fondo il bostrico, le sue origini, ciò che si è fatto e quello ancora da fare. Io ho fotografato le azioni dell'Università di Padova, dei suoi ricercatori, con le parole di Pietro e Luigi il nostro messaggio è più completo. Due lingue diverse, scatto e scrittura, che si potenziano tra loro e che arrivano dirette nel cuore di chi guarda questa mostra».
Alcune altre immagini della mostra
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