Enti camerali, la dieta funziona in Veneto. Friuli Venezia Giulia al passo

Treviso e Belluno hanno deliberato la fusione, già operativa quella tra Venezia e Rovigo. Pordenone è ancora caccia di un partner con cui fondersi

UDINE. Le cura dimagrante delle camere di commercio funziona in Veneto, segna il passo in Friuli Venezia Giulia. Treviso e Belluno hanno deliberato la fusione, già operativa quella tra Venezia e Rovigo. Pordenone, invece, è a caccia di un partner con cui fondersi.


La riforma degli enti camerali prevede una riduzione dalle 105 sedi attuali a 60 attraverso la forma dell’accorpamento. Due o più camere di commercio che si fondono rispettando una soglia minima che è di 75 mila imprese. La normativa prevede che in ogni regione sia garantita una camera di commercio a prescindere dal numero delle imprese iscritte.


Per gli enti al di sotto della soglia minima, la necessità è quella d fondersi. Nel Nordest è il Veneto, che conta complessivamente oltre 490 mila imprese, ad avere avviato due fusioni. Le camere di commercio che contano imprese iscritte nei registri in numero superiore al minimo previsto dalla legge sono tre: Vicenza con 83 mila 235 imprese iscritte, Verona con 96 mila 703 e Padova con 99 mila 368. Per loro non si pone, quindi, la necessità di fusione.


Hanno deciso di fondersi, per numeri o volontà, Venezia e Rovigo, Treviso e Belluno. Già conclusa quella tra Venezia e Rovigo che da luglio hanno cessato di esistere per dare vita alla “camera di commercio Delta Lagunare” che rappresenta 119 mila imprese. E’ stata la prima in Italia a compiere l’intero percorso fino ad arrivare alla fusione.


Un passo indietro, ma con il percorso già ben avviato, sono Treviso e Belluno, che complessivamente rappresentano oltre 100 mila imprese. Dopo i pareri favorevoli a inizio anno dai consigli degli enti camerali, è arrivato a luglio anche il decreto del ministero dello Sviluppo economico e la nomina del commissario ad acta.
Decisamente diverso il panorama in Friuli Venezia Giulia dove è stata deliberata una fusione, mentre l’ente camerale di Pordenone è ancora a caccia di partner dopo che Trieste e Gorizia hanno declinato l’offerta di una camera di commercio a tre.


Il quadro in questo caso è leggermente diverso perché un emendamento al testo normativo ha salvato le Camere di commercio delle province di confine. Trieste, che conta 16 mila 421 imprese, e Gorizia, 10 mila 717,  hanno comunque deciso per la Camera unica: nascerà la Camera di Commercio Venezia Giulia come da decisione dei due enti assunta a febbraio. Udine, pur con 51 mila 443 imprese, può usufruire della norma di confine e, quindi, è destinata a mantenere la sua operatività.


La Camera di commercio di Pordenone, invece, è al palo. Con le sue 26 mila 752 imprese iscritte a registro e non avendo il requisito di provincia di confine, per la legge necessariamente deve trovarsi un partner. Che almeno in Friuli Venezia Giulia non si è ancora trovato.
Nessun tentativo è stato fatto con la Camera di commercio di Udine, forse il percorso più naturale. E’ stato invece fatto con Trieste e Gorizia che hanno declinato l’offerta. Alla richiesta di Pordenone i due presidenti hanno risposto che solo al nuovo organo di indirizzo politico “competerà l’eventuale definizione, progettazione ed esecuzione di un ulteriore percorso di allargamento scegliendo i partner soprattutto in virtù di una condivisione programmatica a tutela delle esigenze delle imprese referenti e a sviluppo di un tessuto imprenditoriale sufficientemente compatto e sinergico”.


A Pordenone la comunicazione è stata letta come un diniego tanto che si è cominciato subito a percorrere altre strade che portano in Veneto, Treviso o Venezia. La questione, quindi, è ancora da definire.
E’ inevitabile, comunque, che in Friuli Venezia Giulia si arrivi a una unica Camera di Commercio regionale, come peraltro auspicato dal presidente della Regione, Debora Serracchiani, e dal suo vice, con delega all’industria e commercio, Sergio Bolzonello.


Oltre alla cura dimagrante imposta sui numeri degli enti camerali, il ministero dello Sviluppo economico sta lavorando a un decreto legislativo. Che questa volta interverrà sui compiti e stabilirà una stretta sui compensi.
Nella bozza di decreto vengono indicate le nuove funzioni delle camere di commercio: semplificazione amministrativa mediante la digitalizzazione e la standardizzazione delle procedure; funzioni informative, di supporto e di assistenza, promozione del territorio e delle economie locali al fine di accrescerne la competitività, favorendo la nascita di nuove imprese, l’accesso al credito per le Pmi e, infine, supporto all’internazionalizzazione delle imprese per la promozione del sistema italiano e la tutela del “Made i Italy”.

 

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