Manifattura Valcismon Group, c’è il fondo ma punta sulla famiglia
L’azienda bellunese di abbigliamento sportivo pronta a rilanciare con nuove acquisizioni
Il fondo Equinox – che nel 2019 trattava l’ingresso al 40% in Manifattura Valcismon, valorizzandola 200 milioni – chiedeva al timone soltanto uno dei quattro fratelli Cremonese, che fino ad allora si erano divisi senza eccessivi distinguo le responsabilità aziendali. Quindi c’era da nominare un nuovo amministratore delegato, il cosiddetto Ceo.
«In famiglia ogni tanto ci scherziamo – racconta oggi l’amministratore delegato Alessio Cremonese, 50 anni fra un mese, l’ultimo nato della terza generazione di quella che ormai è una dinastia – Volevano un Ceo? Ebbene il “ceo”, anche nel senso del più giovane, come si dice nel nostro dialetto, sono proprio io».
Dall’anno della pandemia, comunque, Manifattura Valcismon ha cambiato pelle e alla fine del 2022 anche il nome, visto che il gruppo bellunese di Fonzaso specializzato in abbigliamento sportivo ora si chiama Mvc Group, «per dare il segnale – spiega l’amministratore delegato – che siamo diventati un gruppo internazionale». La collaborazione con il fondo Equinox, in effetti, ha strutturato in modo più solido l’azienda bellunese non solo sul piano finanziario, ma anche su quello operativo, dato che via via sono stati inseriti nel gruppo nuovi manager di caratura internazionale in funzioni e mansioni strategiche, come la guida della filiale asiatica e di quella statunitense.
Senza dimenticare che Mvc Group ha ripreso a crescere anche per vie esterne. È di un anno fa l’acquisizione del 70% di Zoot, brand statunitense del triathlon, che si affianca ai marchi di abbigliamento sportivo ormai storici, Sportful (sci da fondo e ciclismo), Castelli (ciclismo) e Karpos (outdoor). Zoot attualmente fattura intorno ai 10 milioni di dollari, e ha una marginalità elevata dovuta all’alta percentuale di vendite online: è sul tavolo il suo sbarco in forze sul mercato europeo. «E in futuro non escludiamo di crescere ancora con nuove acquisizioni – racconta ancora Cremonese – ci stiamo guardando intorno, potremmo aggregare nuovi brand nell’abbigliamento sportivo, o forse nei caschi, negli occhiali e nelle calzature per il ciclismo».
Per quanto riguarda la crescita organica, l’idea è espandere il marchio più maturo, Castelli, negli accessori, per esempio i caschi da ciclismo, e invece conquistare nuovi mercati con i brand dai maggiori margini di crescita, cioè portare Sportful e Karpos in Nord America, Asia e Scandinavia. A questo proposito è in fase di revisione il piano industriale per il quinquennio 2025-2030. «Quello precedente aveva perso senso – dice Cremonese – i costi dell’energia e la guerra sono elementi che hanno cambiato il quadro generale, occorreva ragionare sulla base dei nuovi presupposti».
Senza dimenticare che dopo il balzo post Covid dello Sportsystem, trainato dall’exploit delle attività all’aria aperta, tante imprese della filiera – anche Mvc Group – hanno subito un fenomeno di overstocking, l’intasamento del magazzino causato dal calo della domanda. Di qui il peggioramento sul piano operativo e anche finanziario delle performance aziendali: si pensi solo al recente caso della Fantic Motor, appesantita dalle perdite e in via di ricapitalizzazione. «Ne stiamo uscendo ora – dice dal canto suo l’amministratore delegato del gruppo di Fonzaso – abbiamo buoni segnali per la fine dell’esercizio 2024 e ottime previsioni per l’anno prossimo».
Per Mvc Group, insomma, l’esercizio 2023 non è stato facilissimo: i ricavi consolidati (sono esclusi quelli relativi al 70% di Zoot) si sono fermati a di 106,9 milioni contro i 132,5 milioni del 2022, con un margine operativo lordo di 15,1 milioni (23,8 nel 2022) e una perdita di 2,1 milioni (utile di 8,8 milioni nel 2022). E sul 2024 le attese di fatturato sono stabili, però con marginalità migliore, frutto di economie di scala e di aggiustamenti organizzativi e di costo.
La visione sul futuro però rimane improntata alla crescita. «Non è irrealistico prevedere – risponde a domanda il Ceo – che nel giro di cinque anni raddoppieremo il fatturato». Ma anche se l’azienda dovesse crescere in modo così deciso, non è in agenda uno sbarco in Borsa. «Teoricamente potrebbe essere una strada – dice Cremonese – ma abbiamo tanto da lavorare prima di pensarci seriamente».
Del resto il pedigree del gruppo bellunese è indubbiamente familiare. Fondata nel 1946 dai coniugi Irma e Olindo, i nonni dell’attuale linea generazionale, Manifattura Valcismon ha scritto nel Dna la propria natura. Al punto che accanto all’attuale quartier generale di Fonzaso c’è ancora la vecchia casa di famiglia, quella in cui è cresciuto lo stesso Alessio. «Ricordo sempre mio papà Giordano – racconta – che apriva i cancelli ai camion dei fornitori, avevamo il cortile in comune fra abitazione e azienda, io da piccolo di casa ero la mascotte di tutti e giravo con la bicicletta attorno allo stabilimento».
Oggi la terza generazione (i fratelli Dario, Gioia, Alberto e, appunto, Alessio) è saldamente in sella, ed è ancora prematuro il passaggio di consegne alla quarta. Non che manchino i potenziali successori: parliamo di una linea di nove giovani dai 5 ai 25 anni. «C’è chi è all’università e chi alle superiori», spiega Alessio Cremonese. Il quale su una certezza rimane ben saldo: «Sì, credo che la nostra famiglia manterrà anche in futuro la maggioranza dell’azienda. Questa è casa nostra, abbiamo forti legami con il territorio, che nei decenni ci ha dato tanto».
D’altro canto a Fonzaso l’atmosfera familiare è in gran parte rimasta, Alessio Cremonese conosce e saluta tutti i 220 dipendenti del quartier generale. Certo, l’organizzazione è diventata molto più complessa che in passato. Innanzitutto nella sede bellunese non si respira aria di fabbrica, ma di un grande studio di progettazione con manodopera in gran parte femminile. Dove sono rimaste le funzioni aziendali pregiate: per ciascun marchio e separatamente, ideazione, prototipazione, marketing.
Poi, per quanto riguarda il mercato europeo, buona parte della produzione è nello stabilimento di proprietà in Ungheria, a Zalaegerszeg, a 70 chilometri dal confine austriaco, dove lavorano 200 dipendenti. Mentre per l’Asia Mvc Group si affida a fornitori cinesi e vietnamiti. Tutto però riporta a Fonzaso, a due passi da Feltre. Dove la storia è cominciata grazie all’intraprendenza dei nonni Olindo e Irma.
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