Paolo Giordano a Trieste Next: «Bisogna uscire dalla logica competitiva»

Lo scrittore e direttore artistico del festival Scienza & Virgola ha dialogato con il vicedirettore di Nem Fabrizio Brancoli

Giovanni Tomasin
Paolo Giordano nel dialogo con Fabrizio Brancoli. foto Francesco Bruni
Paolo Giordano nel dialogo con Fabrizio Brancoli. foto Francesco Bruni

«Secondo me uscire dalla logica competitiva è essenziale, e non solo qua». Con queste parole lo scrittore Paolo Giordano, direttore artistico del festival Scienza & Virgola, ha commentato la sua presenza alla manifestazione (soltanto sulla carta) concorrente Trieste Next, al teatro Miela giovedì scorso. Intervistato dal vicedirettore Nem con delega al Piccolo Fabrizio Brancoli, Giordano ha spaziato dall’emergenza umanitaria nel Mediterraneo al ruolo dei social media.

L’idea che il pubblico degli eventi sia un qualcosa da contendere va superata, dice: «L’ecosistema culturale funziona in modo molto diverso, è più agricolo, fatto di semina, irrigazione e raccolta».

La competizione non è miglior modo per affrontarlo e Trieste è forse il posto da cui partire: «Perché qui c’è una vocazione, penso all’Ictp nato come centro di cooperazione al di là dei conflitti. C’è una idea di pace non scadente come quella che ci viene proposta negli ultimi anni da diverse parti, ma un’idea costruttiva e metodica dello sforzo pacifista».

A proposito di distorsioni, ripercorrendo l’esperienza della missione di soccorso Emergency raccontata nell’ultimo podcast, Giordano ripensa al surreale dibattito politico sui “taxi del mare”: «Espressione vergognosa, inaccettabile. L’unica osservazione scientificamente fondata era quella per cui la presenza delle Ong potesse costituire un fattore di incoraggiamento a partire per i migranti. Sono partito per capire anche questo».

Il risultato è che solo il 10% dei soccorsi è fatto da Ong, il resto dalla guardia costiera: «Quindi non può essere il fattore di attrazione, discorso chiuso. In anni di dibattiti sui media però non ho mai sentito questo dato».

Giordano auspica che una spinta al cambiamento venga dalla comunità scientifica: «Per me c’è il fortissimo bisogno di riconvocare il comparto tecnologico scientifico a dei principi umani e democratici. Anche lì ha sedotto la logica competitiva, dei fondi, della promiscuità anche inevitabile con il mondo produttivo. Ma siamo in un’epoca che ha bisogno di convocare le intelligenze sui territori della democrazia. Questo deve venire dalle grandi istituzioni. Non verrà dalla politica. Può venire solo da ambienti altamente istruiti e coscienti». —

Riproduzione riservata © il Nord Est