Sfiorati da una valanga sul K2, la storia (da raccontare) di una missione fallita

Gli alpinisti bellunesi Jacopo Gabrieli, Paolo Conz e Riccardo Selvatico verso la vetta del K2 per il progetto scientifico sulla memoria dei ghiacci: «Attrezzature danneggiate, abbiamo dovuto desistere»

Fabrizio Ruffini
Il campo base della spedizione sul K2
Il campo base della spedizione sul K2

Quando con un suo soffio gelido il K2 fece capire a tre alpinisti bellunesi di essere il solo padrone delle nevi.

Protagonisti Jacopo Gabrieli, Paolo Conz e Riccardo Selvatico, rispettivamente ricercatore all’Istituto di scienze polari di Venezia, guida alpina e fotografo, che tra giugno e luglio si sono visti respingere dalla montagna tra Pakistan e Cina, dove erano saliti per portare avanti un progetto sulla “memoria” dei ghiacci e su come questa possa aiutarci a comprendere i cambiamenti climatici .

La spedizione

Le condizioni estreme sul K2
Le condizioni estreme sul K2

Il racconto della loro storia verrà fatto dagli stessi interessati il prossimo 22 novembre alle ore 20.30 al centro civico di Sospirolo, in un evento dal titolo “Al cospetto dei giganti”, organizzato dal Centro studi montagna sospirolese in collaborazione col Comune di Sospirolo e con la Pro loco “Monti del Sole”.

«Ogni tanto è giusto anche parlare di spedizioni che non raggiungono il loro scopo, sia esso una vetta o un esperimento scientifico», spiega Conz, «avevamo sentito parlare della spedizione organizzata dal Cai per celebrare i 70 anni della prima ascensione al K2 e abbiamo quindi deciso di aggregarci a loro fino al campo base, per poi deviare verso una zona molto poco battuta sul versante orientale della montagna, ritenuta ideale per effettuare alcuni carotaggi leggeri, che sarebbero serviti per decidere se intraprendere anche lì dei carotaggi più importanti (che normalmente arrivano anche a 90-100 metri e oltre) per il progetto Ice Memory».

Sfiorati da una slavina

Le operazioni di carotoggio
Le operazioni di carotoggio

Per questo tipo di operazione, il trio era dotato di un carotatore manuale, con il quale, una volta giunto sul punto prestabilito, aveva cominciato il lavoro: «C’erano già stati dei problemi nel carotaggio, motivo per cui avevamo deciso di riprovarci il giorno successivo», continua Conz, «purtroppo, però, in serata si è staccata una grossa valanga da un seracco che ha mandato letteralmente all’aria i nostri piani».

Gli alpinisti montano il campo base sul K2
Gli alpinisti montano il campo base sul K2

Fortunatamente, il distacco non ha investito direttamente i tre alpinisti e i loro portatori, ma ha comunque compromesso la missione: «La valanga, pur essendo lontana da noi, ha preso una gran velocità e scendendo ha spostato una massa d’aria che ci ha investiti a forte velocità, spazzando via le tende e tutto il materiale», racconta ancora Conz, «fortunatamente in quel momento abbiamo avuto tutti una grande lucidità e siamo riusciti a salvare il salvabile e a metterci quanto più possibile al riparo, attendendo che l’enorme nuvola si dissolvesse».

L'accampamento sul K2 degli alpinisti bellunesi
L'accampamento sul K2 degli alpinisti bellunesi

Una disavventura, fortunatamente senza gravi conseguenze, che merita di essere raccontata al pubblico tanto quanto il racconto di una spedizione giunta sulla vetta: «Alla fine, l’esperienza è frutto di disavventure finite bene», commenta ancora la guida alpina bellunese, «siamo sempre stati perseveranti in passato, quando ci siamo trovati davanti a difficoltà date dalla natura o da una particolare situazione che rischiava di bloccare il nostro lavoro. Purtroppo quella volta abbiamo desistito, perché il carotaggio che avevamo iniziato era inutilizzabile e l’ambiente davvero troppo difficile per ripartire da zero. Nonostante ciò, qualche giorno dopo siamo tornati sul posto per ripulire da quello che avevamo lasciato».

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