Amnesty vuole parlare a Venezia di genocidio a Gaza e scatena la protesta della comunità ebraica

Caso aperto e chiuso in ventiquattro ore. Il convegno sfrattato da Ateneo Veneto trova ospitalità all’università Ca’ Foscari. Iniziativa di alcuni docenti

Camilla Gargioni
Corteo pro Palestina, in 600 a Venezia per dire basta alla guerra
Corteo pro Palestina, in 600 a Venezia per dire basta alla guerra

Sfrattato dall’Ateneo Veneto, il convegno contestato di Amnesty International sul genocidio a Gaza trova ospitalità all’università Ca’ Foscari di Venezia. Caso aperto e chiuso in ventiquattro ore gravide di polemiche.

Sarà l’aula magna di Ca’ Foscari a San Giobbe a ospitare, giovedì 9 gennaio alle 17, la presentazione del rapporto di Amnesty International. Il titolo del rapporto è “Ti senti come se fossi un subumano - Il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza”. Ma nella locandina diffusa nella tarda serata di mercoledì 8 con il simbolo dell’ateneo, è cambiato in “Rapporto di Amnesty International sulla campagna militare israeliana a Gaza (2024)”.

Come sede alternativa si era inizialmente accesa l’ipotesi dell’M9 di Mestre, ma non si è trovata una soluzione logistica. Si sono mossi allora alcuni docenti di Ca’ Foscari, che hanno proposto all’organizzazione no profit di discutere del rapporto in un’aula dell’ateneo.

«La presentazione si terrà grazie soprattutto alla solidarietà della cittadinanza veneziana. Un ringraziamento particolare va alle professoresse e ai professori del Comitato guerra e pace di Ca’ Foscari dell’ateneo che ci hanno permesso di utilizzare un’aula», sottolineano da Amnesty.

Il tam tam tra i docenti si è poi allargato ai direttori di dipartimento fino al rettorato, concretizzando la possibilità di utilizzare l’aula, ed è partita la comunicazione dello spostamento della sala da parte di Amnesty.

Sono confermati i relatori, con Tina Marinari, coordinatrice campagne di Amnesty International Italia e Vito Todeschini, legal advisor di Amnesty e contributore al rapporto.

Il forfait dell’Ateneo Veneto, guidato da Antonella Magaraggia, era arrivato all’antivigilia dell’appuntamento, dopo che l’istituzione si era fatta scivolare addosso le polemiche. A dettare la scelta, ufficialmente, motivi di sicurezza.

«Sono pervenute alla presidente informazioni che paventano la possibilità di interventi esterni che potrebbero turbare il sereno e corretto svolgimento dell’evento - diceva la nota ufficiale - Per esclusive ragioni di cautela e di tutela della sede, la nostra istituzione si trova costretta, suo malgrado, ad annullarlo». Timori di infiltrati e danni? In realtà le forze dell’ordine non avevano alzato il livello di allerta.

Succedeva martedì 7. Amnesty era stata presa in contropiede. Una mattinata di rammarico e spaesamento, poi si era messa al lavoro per trovare una nuova sede.

«È una scelta che ci ha lasciato molto amareggiati: arriva dopo una protesta pubblica della comunità ebraica veneziana, che ci ha contestato di parzialità, di usare la parola “genocidio”», diceva Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

La Comunità ebraica di Venezia ha voluto precisare che non ha mai «proposto né chiesto censure sull'evento organizzato da Amnesty», sottolinea il presidente Dario Calimani, «la sola vibrata protesta ha riguardato l'impiego superficiale del termine genocidio per descrivere una guerra terribile e sanguinosa che si sta combattendo da due parti con conseguenze spaventose, nel tempo, per tutti i civili coinvolti. Si contesta, nel contempo, la narrazione unilaterale proposta da Amnesty, in cui il massacro disumano di civili del 7 ottobre è considerato solo incidentalmente, per notare che la premessa non giustifica le conseguenze».

Numerose le reazioni alla presa di posizione dell’Ateneo Veneto, tra cui quella dell’Anpi Sette Martiri: «Pur nelle preoccupazioni di tutela della sede, la decisione di annullare l’evento è sbagliata e interpretabile come pericoloso precedente in quanto rappresenta una sconfessione della libertà di espressione garantita dalla Costituzione, laddove una aperta denuncia di quei tentativi di comprimerla avrebbe trovato l’Anpi convintamente al fianco dell’Ateneo».

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