Il caso Open Arms dall’inizio: come può finire il processo a Salvini
Venerdì 20 dicembre il tribunale di Palermo pronuncerà la sentenza di primo grado. All’ex ministro degli Interni è contestato il sequestro di persona ai danni di 149 migranti bloccati a bordo della nave della Ong nell’agosto del 2019
Il giorno della verità. Venerdì 20 dicembre il Tribunale di Palermo pronuncerà la sentenza di primo grado del processo che vede Matteo Salvini imputato per sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. L’accusa è quella di aver impedito alla nave della Ong spagnola Open Arms con a bordo circa 147 migranti di attraccare a Lampedusa nell’agosto del 2019, quando era ministro degli Interni. Lo scorso settembre i pm di Palermo hanno chiesto per lui una condanna a sei anni di reclusione. Salvini, dal canto suo, si dichiara innocente e parla di “processo all’Italia”.
Come può finire
Il Tribunale di Palermo può accogliere la richiesta della procura, assolvere l’imputato o riformulare la pena. Per il sequestro di persona aggravato, l’articolo 605 del codice penale prevede una reclusione da 3 a 15 anni, mentre l'articolo 328 identifica tra i sei mesi e i due anni il carcere per chi si macchia del reato di omissione di atti d'ufficio.
Sembra esclusa la prescrizione, a meno che il fatto non venga derubricato a reato minore. Punto chiave sembra quello dell’elemento psicologico del reato: l’accusa, in sostanza, dovrà dimostrare che l’attuale ministro dei Trasporti fosse perfettamente consapevole di violare la legge, e non fosse convinto di applicare le norme vigenti.
Trattandosi della sentenza di primo grado, ciascuna delle due parti può ricorrere in appello.
Gli effetti
Anche se venisse condannato, Salvini non perderebbe l’attuale carica di ministro dei Trasporti per due motivi: la legge Severino si applica solo in caso di condanna definitiva e vale soltanto per i parlamentari, non per chi è al governo.
L’accusa
La procura di Palermo contesta a Salvini due reati: il primo è il sequestro di persona a danno di 147 migranti, per aver impedito per giorni alla nave della Ong spagnola Open Arms di attraccare alle nel porto di Lampedusa. La seconda accusa è quella di omissione di atti d’ufficio, perché nel farlo non avrebbe adempiuto agli obblighi derivanti dalla sua carica di ministro.
La difesa
Salvini, assistito dall’avvocata Giulia Bongiorno, nega tutte le accuse. La sua difesa si basa principalmente su due punti. In primis sulla natura politica della decisione che sarebbe stata presa in accordo con il governo, e, in quanto tale, non punibile: il ministro sostiene di aver agito nell’esercizio delle sue funzioni, e sui social ha più volte espresso tutto il suo disappunto.
L’altro aspetto su cui punta la difesa è che la mancata sussistenza di un vero sequestro della nave e dei suoi occupanti, visto che l’Ong in quei giorni avrebbe potuto far rotta verso altri Paesi che in quei giorni avrebbe tranquillamente far rotta verso altri Paesi
I fatti
Siamo nell’agosto 2019. A palazzo Chigi siede il governo della maggioranza Lega-Movimento 5 stelle, il presidente del Consiglio è Giuseppe Conte e il leader della Lega Matteo Salvini ricopre la carica di ministro degli Interni. È la stagione dei decreti sicurezza, manifesto della linea dura che l’esecutivo tiene contro l’immigrazione illegale.
Nei primi giorni del mese la nave della Ong spagnola Open Arms sta effettuando diversi salvataggi di migranti nel Mediterraneo, e dopo ciascuno di questi informa le autorità italiane, libiche e maltesi, chiedendo la disponibilità di un porto dove attraccare per far sbarcare i migranti. Richiesta che viene negata da tutti i Paesi. Solo Malta il 9 agosto si dice disponibile ad accogliere 39 migranti, ma il comandante della nave Ong decide di non procedere per evitare possibili tensioni a bordo. Il 13 agosto La Valletta vieta alla nave di entrare nelle proprie acque territoriali.
La decisione di Salvini di negare lo sbarco è diretta conseguenza della prima applicazione del decreto sicurezza bis, il provvedimento normativo introdotto dal governo i carica che, tra le altre cose, concede all’esecutivo il potere di bloccare gli approdi. Decisione contro la quale la Open Arm si appella al Tar del Lazio, che il il 15 agosto sospende gli effetti del divieto d’ingresso emanato dal ministero di Salvini ma firmato anche dagli allora ministri dei Trasporti Danilo Toninelli e della Difesa Elisabetta Trenta.
Per questo, tra il 14 e il 15 agosto 2019, la nave entra nelle acque territoriali nazionali e si presenta davanti alle coste di Lampedusa con a bordo circa 120 persone (tra cui 27 minori non accompagnati). Ma a questo punto Salvini firma un nuovo divieto, che questa volta, però, non viene controsiglato da Toninelli e Trenta.
La nave della Open Arms staziona così a qualche centinaio di metri dalla costa di Lampedusa fino al 20 agosto, quando procura di Agrigento dispone il sequestro della nave e l’evacuazione immediata delle persone a bordo, autorizzando quindi lo sbarco.
Il processo
In quei giorni di agosto 2019 la procura di Agrigento aveva aperto un fascicolo contro ignoti per sequestro di persona. A novembre dello stesso anno Matteo Salvini viene iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. Da qui il fascicolo passa nelle mani della procura di Palermo, che all’inizio del 2020 chiede al Senato l’autorizzazione a procedere contro il leader leghista, che nel frattempo ha perso la carica di ministro dopo la caduta del governo Conte I. Secondo gli inquirenti, il decreto sicurezza bis non può essere applicato a navi che soccorrono naufraghi perché «il soccorso in mare è obbligatorio».
Il 30 luglio del 2020 l'Aula del Senato dà il via libera alla richiesta di autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini. Nell’aprile del 2021 vengono quindi chiuse le indagini, e il Gup di Palermo decide di rinviare a giudizio l’ex premier: nel settembre 2021, inizia quindi il processo.
Il resto è storia di questi mesi, con la richiesta di sei anni di reclusione esposta dalla procura e la sentenza, attesa per venerdì 20 dicembre.
Differenze con il caso Gregoretti
Non è la prima volta che Salvini si trova ad affrontare i giudici per casi legati all’immigrazione nel Mediterraneo. L’attuale ministro dei Trasporti nel 2021 viene assolto dal “perché il fatto non sussiste” dal gip di Catania per la vicenda Gregoretti, la nave che nel luglio 2019 era stata bloccata davanti al porto di Augusta dopo aver salvato in mare 116 persone.
La Gregoretti, però, è una nave della Marina militare, e non di un’organizzazione umanitaria, e dunque alle dirette dipendenze dello Stato. In più in quell’occasione il gip valuta che la decisione è stata presa con il pieno consenso del governo, e si tratta quindi di un’insindacabile scelta politica.
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