Effetto Unesco sulle colline del Prosecco: i posti letto sono raddoppiati

Nel 2019 il sito trevigiano è stato iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità. Cinque anni dopo, presenze turistiche in aumento e posti letto raddoppiati. Ma è tutto oro ciò che luccica?

Rossana SantolinRossana Santolin

L’esplosione di gioia fra i banchi della delegazione veneta e un turbinio di tricolori e leoni marciani sugli schermi dei trevigiani appesi allo streaming per seguire la proclamazione in diretta. Era il 7 luglio 2019 quando a Baku, in Azerbaijan, si annunciava l’inserimento delle colline di Conegliano e Valdobbiadene nella lista dei siti patrimonio dell’Unesco. Da allora è già passato un lustro, un numero tondo che chiama a un primo bilancio.

I dati

Dal riconoscimento Unesco, il cui primo obiettivo, è bene sottolinearlo, sta nel vincolare alla tutela di un bene collettivo, l’interesse per le colline è cresciuto in modo esponenziale. Nel 2019 la media annua si aggirava attorno ai 250mila visitatori che, guardando ai dati relativi ai primi otto mesi di quest’anno, sono balzati a 355 mila. Rispetto al 2023, considerato l’anno dei record, a gennaio 2024 le presenze hanno registrato un +23% con picchi del +39% a marzo e il settore dell’ospitalità si è attivato di conseguenza per stare al passo con l’aumento dei flussi. Guardando al settore extra alberghiero, nel 2017 le strutture presenti sul territorio erano 347, poi salite a 531 nel 2022 con posti letto più che raddoppiati passando da 2. 867 posti alla soglia dei 5mila nell’arco di sette anni.

Una destinazione internazionale

Ad attirare sulle colline è la combinazione fra enogastronomia, paesaggio e arte, sinonimo di un’esperienza completa che può andare dalla degustazione in cantina all’escursione fra boschi e vigneti, passando per la visita di pievi e abbazie.

«Prosecco non è più solo vino – sottolinea la presidente dell’associazione per la tutela delle colline Unesco Marina Montedoro – Dietro ci sono arte, cultura, monumenti e natura. Essere riusciti ad andare oltre il prodotto è uno dei grandi traguardi raggiunti in questi anni».

Un lustro in cui il sito patrimonio dell’umanità è diventato una destinazione internazionale, con le rive eroiche comparse sulle copertine di magazine e guide di viaggio fra i più prestigiosi al mondo.

Nel 2023 il numero di turisti stranieri, che oggi rappresentano circa la metà delle presenze, è aumentato del 25%. Non sorprende che a ottobre al TTG Travel Experience, fiera del turismo di Rimini, le colline si siano guadagnate il secondo posto all’Oscar delle destinazioni riservato alle mete più amate dagli stranieri. Olanda, Stati Uniti e Brasile sono ad esempio alcuni dei paesi di provenienza dei turisti che hanno soggiornato fra Conegliano e Valdobbiadene nel fine settimana di Ognissanti.

La permanenza media è di tre giorni, un tempo sufficiente per esplorare il sito Unesco dell’alta Marca, preferibilmente a passo lento. Ad un anno dall’inaugurazione il cammino delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, 51 chilometri suddivisi in quattro tappe da Vidor a Vittorio Veneto, ha attirato circa 7mila camminatori da trenta paesi del mondo. Un percorso che si aggiunge agli altri quaranta sentieri, mappati negli ultimi cinque anni, che permettono di immergersi nel paesaggio a mosaico, in cui i vigneti si alternano a parcelle di bosco e pendii un tempo adibiti al pascolo.

Le sfide future

Un primo lustro di successi per il sito patrimonio dell’umanità che fa previsioni ambiziose per il futuro. Come sottolineato in più occasioni dallo stesso presidente della Regione Luca Zaia, entro i prossimi cinque anni le presenze turistiche potrebbe arrivare a un milione. Un flusso da coniugare con la tutela di un territorio che, il fenomeno delle frane ne è la prova, deve fare i conti con le proprie fragilità.

La risposta al dissesto idrogeologico in qualche modo è già inscritta in un territorio plasmato dall’uomo dove il ciglione inerbito, fra le peculiarità del sito collinare, rende naturalmente più resistenti i pendii coltivati. Promuoverne ulteriormente la diffusione è nelle intenzioni dell’associazione presieduta da Marina Montedoro. Non ultimo, nell’ottica di tutelare il paesaggio, l’interramento cavi e la rimozione dei tralicci che ingombrano lo skyline sarà oggetto di confronto fra l’associazione e i sindaci. 

La scheda

L’iscrizione delle colline di Conegliano e Valdobbiadene nella lista Unesco è arrivata al termine di un periodo di gestazione iniziato sedici anni fa. Risale al 2008 l’avvio del progetto di candidatura su iniziativa del consorzio di tutela del Prosecco Docg e caldeggiato a Roma dall’allora ministro dell’Agricoltura Luca Zaia. A questo primo step seguì la redazione del dossier in cui verranno individuati i criteri di unicità da far valere davanti ai commissari. Nel 2018 il dossier viene presentato davanti alla 42ª sessione del comitato Unesco a Manama, nel Bahrain, ma l’esito del voto è negativo: su 21 paesi votanti solo 9 sono favorevoli, 5 voti al di sotto la soglia minima. Non si tratterà tuttavia di un rigetto, ma di un rinvio dell’iscrizione alla sessione dell’anno successivo svoltasi a Baku. 

Alcuni link da esplorare

Esperienze slow per tutte le stagioni 

Marina Montedoro sul percorso Unesco

Marina Montedoro ha seguito lo sviluppo del dossier di candidatura fin dagli esordi, nel 2008, quando era direttrice dell’ufficio Ricerca e Sperimentazione del ministero dell’agricoltura allora guidato da Luca Zaia. 12 anni dopo, a gennaio 2020, viene nominata presidente della neocostituita associazione per il patrimonio delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.

Presidente Montedoro, sono già passati 5 anni. Qual è il primo bilancio?

«Quando ho accettato l’incarico ero ottimista ma anche un po’ spaventata. Guardando indietro non avrei mai pensato che saremmo arrivati fino a qui, anche considerando che di mezzo c’è stata la battuta d’arresto della pandemia. I primi dodici mesi sono stati duri. Poi le cose man mano hanno iniziato a girare».

Qual è stato il primo passo vincente dopo la proclamazione?

«Direi la mappatura dei quaranta percorsi e più tardi del cammino. Una sfida che ha unito i Comuni del territorio in un’opera mai realizzata prima. È stato un passo decisivo anche per le comunità locali che hanno iniziato ad acquisire coscienza del valore del territorio, andando oltre il prodotto Prosecco. In seno alle amministrazioni locali e alle associazioni è nata la consapevolezza di essere custodi di un’area ricca di tesori, da tutelare e di cui farsi ambasciatori agli occhi del mondo».

Quali sono le priorità che vi siete posti da qui ai prossimi anni?

«In cima alla lista c’è il monitoraggio del territorio per prevenire il rischio idrogeologico. L’università di Padova con il Cirve (Centro per la ricerca in viticoltura ed enologia, ndr) ci sta lavorando da tempo. Inoltre, grazie ad un finanziamento regionale, ci siamo avvalsi dei voli Lidar, tecnologia innovativa e straordinariamente efficace che ci ha permesso di mappare circa 10mila ettari di area collinare allo scopo di misurarne la tenuta idrogeologica. Dalle rilevazioni è emerso che la sistemazione del terreno che resiste meglio in crisi idrica, come quella che ci ha colpiti a maggio, è il ciglione inerbito. Questo suggerisce che dobbiamo stimolare i viticoltori, che con le loro mani hanno plasmato le rive, a implementare l’uso del ciglione, ma anche a creare una rete di micro invasi che raccolgono l’acqua con il vantaggio di offrire anche una riserva idrica in caso di siccità. Sulle micro frane faremo una riflessione con la Regione per fornire ai viticoltori strumenti per intervenire tempestivamente evitando lunghi iter burocratici».

A che punto siamo con la ristrutturazione degli edifici rurali?

«Il nuovo piano di gestione, che verrà presentato l’anno prossimo, prevede una schedatura degli edifici, quali ex stalle e magazzini, che appartengono al paesaggio culturale per le loro peculiarità architettoniche, nell’ottica di riqualificarli e valorizzarli. Molti di questi edifici sono in mano privata quindi sarà nostro compito far comprendere ai titolari l’importanza del recupero di questi luoghi. In questi anni, e l’aumento dei posti letto lo ha dimostrato, sono già tanti i privati, comprese cantine e aziende agricole che hanno messo a disposizione dei visitatori spazi delle loro proprietà dove i turisti possono vivere l’ospitalità più autentica delle colline».

A proposito di flussi turistici, quest’anno si è già oltre la soglia dei 350mila.

«Sono numeri importanti, frutto anche di un ricco calendario di eventi che sono un catalizzatore straordinario di sviluppo. Colline e ciclismo è ormai un binomio consolidato, penso alla Nova Eroica Prosecco Hills o al Cycling Stars Criterium, ma anche colline e running con il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Running Festival (che prenderà il via il 29 novembre a Vidor ndr). Anche i concerti all’alba e al tramonto hanno attirato migliaia di persone negli angoli più suggestivi del sito».

C’è il rischio iperturismo?

«Non se si punta su un’offerta slow per tutte le stagioni. Il cammino va in questa direzione, attirando turisti internazionali che si fermano qui per una media di tre giorni. Dunque niente mordi e fuggi. I dati sul primo anno sono estremamente positivi ma si può fare meglio con i servizi».

Ad esempio?

«Fornendo il servizio di recupero del bagaglio alla fine di ogni tappa. Un altro punto sul quale ci stiamo focalizzando è l’accessibilità. Stiamo lavorando ad un percorso ad hoc fruibile da persone con disabilità. Il sito è già stato individuato, il progetto è in cantiere e potrebbe già vedere la luce nel 2025». 

«Alzare l’asticella dei servizi per accogliere clienti esigenti»

«Nella parte in basso a destra del bilancio, oltre ai numeri delle presenze in crescita, bisogna tenere conto del tesoro intangibile che il riconoscimento ha portato sul territorio e che risiede nella consapevolezza degli imprenditori, dei commercianti e dei cittadini di essere ambasciatori di un territorio su cui il mondo ha posato gli occhi».

Ad affermarlo è Federico Capraro qui in tripla veste di presidente di Confcommercio Treviso, di membro del consiglio dell’associazione Unesco nonché di operatore turistico.

«L’iscrizione nella lista del patrimonio dell’umanità ha valorizzato un’area già di grande potenziale, per la sua posizione tra Cortina e Venezia, per il suo prodotto di punta, il Prosecco, e per la presenza dei piccoli borghi. Quello che già c’era prima del 2019, ha assunto un nuovo valore, diventando la parte di un sito che ha davanti a sè grandi prospettive di crescita» prosegue Capraro per cui le previsioni di aumento delle presenze richiedono un innalzamento dell’asticella sul fronte dell’ospitalità.

«I turisti arrivano qui con aspettative sempre più alte, Unesco è un marchio di bellezza e di conseguenza di qualità. Per essere all’altezza bisogna ampliare il ventaglio dei servizi e lavorare sulle infrastutture come già fatto con il cammino, classico esempio di infrastruttura soft, ma anche sulla rete ciclabile, che sia accessibile e sicura. Chi arriva qui deve poter lasciare l’auto in albergo e poi spostarsi con i mezzi pubblici o la bicicletta, il tutto a prezzi accessibili. Il noleggio bici sarà fondamentale anche nell’ottica del crescente interesse per il binomio bike and wine. Sale anche la voce del turismo leisure in strutture dotate di spa e piscina». 

Il cammino delle Colline, un trekking dolce di quattro giorni. Volendo… 

Quattro giorni di cammino, dunque, con servizi di ristoro e di alloggio per le tappe intermedie. A Vidor non si può non far visita all’Abbazia benedettina di Santa Bona prima di iniziare l’avventura dall’Addolorata o dal Santuario della Madonna delle Grazie, di Colbertaldo. Poi avanti per 11,7 km, con 550 metri di dislivello, tra vitigni di Prosecco disegnati come merletti, antichi casolari. Col San Martino è la sede della prima tappa – dopo 4 ore e mezza di scarpinata – con numerosi B&B in attesa degli ospiti. Dal Col San Martino a Follina si snodano i 15,4 chilometri della seconda tappa. Sempre sui 500 metri di dislivello. Di ore ne servono 5.30. Che ovviamente transita per Collagù, con un altro santuario dell’Addolorata da visitare, per gli affreschi. Non prima di aver dato un occhio alle Torri di Credazzo.

Merita poi una sosta il colle di San Gallo. Attraversato il Soligo si arriva a Follina, superati i Tre Ponti. L’Abbazia cistercense, con lo splendido chiosco, è sicuramente un richiamo, non solo religioso. Così pure palazzo Barberis. Meriterebbe anche il Lanificio Paoletti, per capire l’antica lavorazione della lana.

Gli alberghi completano l’offerta d’ospitalità dei B&B. È bene riposarsi al meglio, perché per il giorno successivo – terza tappa – ci sono altri 14, 3 km da affrontare, con 410 metri di dislivello, ma molti siti da visitare. 4 ore e mezza solo di percorso. Lungo la terza tappa Cison, anzitutto, uno dei più attrattivi borghi d’Italia. E poi Gai, quindi Zuel di là e Zuel di qua. In mezzo Rolle. Borghi circondati da boschi di imponenti castagni secolari e pittoresche chiese campestri dedicate a Santa Eurosia e a Santa Lucia.

L’arrivo a Tarzo consente di osservare dall’alto anche i laghi di Revine, magari scendendo verso Fratta o Colmaggiore. Tante le opportunità di alloggio. Quarta tappa da Tarzo, di 9,6 km, fino in piazza del Popolo a Vittorio Veneto. Altre 4 ore e mezza. 250 metri di dislivello per salire a Nogarolo e, quindi a San Lorenzo, per poi scendere verso la città. L’itinerario più suggestivo passa per l’antico borgo di Serravalle, anzi prima ancora per la storica via Roma.

Per il direttore generale dell'Associazione Colline Unesco, Giuliano Vantaggi, «sono quattro tappe meravigliose, fino a Col San Martino, Follina e poi Vittorio Veneto. Un percorso esteriore, per escursionisti allenati, ma anche interiore. Un Cammino che ci aiuterà anche a destagionalizzare il turismo. I mesi migliori per fruirlo saranno ottobre, dopo la vendemmia, e in primavera».

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Diego Da Pont, Mondeval. Concorso Belluno Meraviglia
Diego Da Pont, Mondeval. Concorso Belluno Meraviglia

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