Ucraina-Russia, mille giorni di guerra: che cosa succede al fronte e come cambieranno le cose in 5 domande

Le radici del conflitto e gli scenari futuri in Russia e Ucraina: le risposte dell’esperta

La redazione
Le immagini dal fronte del conflitto tra Russia e Ucraina
Le immagini dal fronte del conflitto tra Russia e Ucraina

Nelle idee degli strateghi militari russi a cui si è affidato Vladimir Putin doveva essere una blitzkrieg , una guerra lampo. Si è trasformato in un conflitto d'attrito, una partita a scacchi giocata sulla pelle di decine di migliaia tra militari e civili. Il 22 febbraio 2022, preannunciati da un discorso di Putin, gli aerei dell'esercito russo attaccarono più di duecento volte il territorio ucraino.

Da allora sono trascorsi mille giorni. Mille giorni di battaglie, rappresaglie, di orrori come quello di Bucha e di diplomazie ferme al palo, anche di fronte a oltre 280 mila morti. A mille giorni dall'avvio dell'ultima, più sanguinosa fase della guerra tra Russia e Ucraina, Nona Mikhelidze, responsabile di ricerca all'Istituto per gli Affari internazionali di Roma, risponde a cinque domande sulle radici e sugli scenari del conflitto.

Qual era la situazione prima del 22 febbraio 2022?

Dobbiamo fare un salto indietro di undici anni, alla rivoluzione dell'Euromaidan, con cui gli ucraini si opposero alla decisione del premier Yanukovich di sospendere le trattative per un accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Unione Europea. La maggioranza degli ucraini vedeva nell'accordo la garanzia di un futuro migliore e il passo indietro di Yanukovich venne letto come una rinuncia a un domani migliore.

Le proteste portarono alle dimissioni e alla fuga del presidente e in risposta a queste, nel febbraio 2014, Putin decise di annettere la Crimea alla Russia. Un'azione che, giova ricordare, avviene con l'Ucraina che aveva dichiarato la propria neutralità con un atto parlamentare. Ad aprile si autoproclamano le repubbliche popolari filorusse di Donetsk e quella di Luhansk, nel Donbass, e a settembre vengono avviati i negoziati per arrivare alla firma del protocollo di Minsk, che mirava al cessate il fuoco.

Di fronte a un cessate il fuoco precario la guerra è di fatto proseguita, con 14 mila morti, 3.800 dei quali civili. Nel 2019 viene eletto Zelensky, che muta radicalmente le politiche di Poroshenko e lavora per far vedere alle popolazioni che vivevano al confine, sulla linea di contatto, quanto l'occupazione russa abbia peggiorato le loro condizioni di vita. In parallelo con il deterioramento della situazione interna rispetto ai diritti umani, Putin nella primavera del 2021 mobilita 120 mila truppe al confine con l'Ucraina, un ammassamento che allarma l'Occidente e che spinge Biden a promettere un summit bilaterale con la Russia. Il ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan fornisce indirettamente un segnale a Putin. E ancora prima, a luglio, lo stesso presidente russo aveva fatto pubblicare un articolo in cui , sostanzialmente, negava l'indipendenza dell'Ucraina.

Qual è l'obiettivo della Russia?

Non è la conquista dei territori. O quantomeno non è l'obiettivo primario. La ragione fondante è il controllo politico sul governo di Kiev, per determinare le politiche interne dell'Ucraina e arrestare il processo di avvicinamento di questa all'Unione Europea.

Qual è il ruolo dell'Occidente?

L'Europa e gli Stati Uniti hanno sostenuto l'Ucraina per consentirle di difendersi e stabilizzare il fronte, senza però che questa riuscisse a riconquistare i territori occupati. Una forma di autodeterrenza che ha funzionato fino a un certo punto, considerato il ricatto che Putin ha messo in campo minacciando l'uso del nucleare tattico. La strategia dell'Occidente era chiara: portare la guerra allo stallo, costringere Putin al tavolo dei negoziati, congelare il conflitto, mantenere lo status quo sui confini.

Come cambia lo scenario con la vittoria di Trump negli Stati Uniti?

Molti sostengono che il Donald di questo secondo mandato non sarà il presidente che ha guidato la Casa Bianca dal 2017 al 2021. Non va dimenticato che durante il primo mandato, nel 2019, ha firmato una legge che prevedeva sanzioni a qualsiasi azienda che aiutava la compagnia statale russa Gazprom a completare il gasdotto Nord Stream2 verso la Germania.E ha tolto il veto della vendita delle armi all'Ucraina, disposto da Obama, mettendo a disposizione anche i missili anticarro Javelin. Putin probabilmente ascolterà le proposte statunitensi, ma difficilmente accetterà una delle proposte ipotizzate in questi mesi, ovvero la demilitarizzazione del fronte da 1.300 chilometri, l'invio sul territorio dei peacekeeper europei e il rinvio delle discussioni per l'ingresso dell'Ucraina della Nato per almeno vent'anni. Il presidente russo, a queste condizioni, non trarrebbe nessun vantaggio dal congelamento del conflitto, né in termini economici, né in termini di consenso politico, dovendo rispondere ai propri connazionali sugli esiti e gli effetti di una guerra durata quasi tre anni.

Cosa prevede il piano di pace presentato da Zelensky all'Occidente?

In realtà ci sono due piani illustrati dal presidente ucraino nei mesi scorsi. Uno di pace, articolato in dieci punti. Quello fondamentale è il quinto, dove si fa riferimento al ripristino dell'integrità territoriale dell'Ucraina, secondo il disegno dei confini stabilito nel 1991. Un secondo piano, definito come «della vittoria», non è stato divulgato. Mette sul tavolo proposte sul rafforzamento militare dell'Ucraina e il varo di negoziati in cui si stabilisce chiaramente che il Paese non subirà condizioni imposte dalla Russia.

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