Il sottosegretario Ostellari: «Ladri in galera». Ecco cosa prevede il disegno di legge della Lega

La proposta del sottosegretario alla Giustizia: «Alzare il minimo e il massimo della pena, in modo che chi ruba finisca in cella». L’estensione della giustizia riparativa? «Noi ci siamo sempre dichiarati contrari». E promuove le ronde: «Sono un utile strumento»

Enrico Ferro
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari

 

Andrea Ostellari, senatore della Lega e sottosegretario alla Giustizia, le bande di ladri assaltano le abitazioni del Nord Est e le forze dell’ordine sembrano avere le armi spuntate. Riconosce il problema?

«Lo riconoscono tutti, dalle forze dell’ordine alle Prefetture, ai cittadini derubati. Per questo vogliamo cambiare per sempre le cose».

Secondo i dati che avete, da dove arrivano queste bande e perché scelgono proprio l’Italia?

«Arrivano dall’est Europa, soprattutto da Albania, Romania e Georgia. E scelgono l’Italia perché qui si sentono impuniti, mentre sanno che a casa loro e in altri paesi europei le leggi sono più dure».

E il governo italiano cosa pensa di fare per provare a risolvere questo problema?

«Bisogna rendere effettive le sanzioni e soprattutto puntare sull’effetto deterrente della pena. Dall’estero arrivano professionisti del furto che conoscono bene le leggi e i vari cavilli. Noi li cambieremo. Oggi l’Italia è il paradiso dei ladri, domani diventerà l’inferno».

Dunque l’indirizzo sarebbe quello di mettere più ladri in carcere?

«Il minimo della pena per furto in abitazione è 4 anni. Il risultato è che quando il ladro viene catturato, fra rito abbreviato e altri sconti, spesso non fa neanche un giorno di carcere. Grazie all’intervento che stiamo preparando come Lega, anche insieme al sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, questo non succederà più».

Sul piano pratico come pensate di fare?

«Vogliamo alzare il minimo e il massimo della pena, in modo che chi ruba finisca in cella. E renderemo effettivi anche i risarcimenti. Se rubi vai in carcere e risarcisci il danno. Attueremo questa strategia con il primo strumento utile, anche se nel frattempo la Lega depositerà comunque una sua proposta».

Ma come fate a mettere più gente in carcere se le carceri sono già sovraffollate?

«Sono in costante contatto con il commissario all’edilizia penitenziaria. Nel giro di pochi mesi, fra ristrutturazioni e nuovi padiglioni avremo parecchi posti in più. Non solo: entro fine anno sarà pronto il decreto che istituisce l’albo della comunità per far lavorare fuori dal carcere chi è a fine pena. In ogni caso, il furto in casa è uno dei reati più odiosi e chi lo commette deve sapere che rischia sanzioni pensanti».

E se poi vi trovate i magistrati contro? Come sempre più spesso lamenta la sua parte politica.

«Chi l’ha detto? I magistrati non sono contro il rispetto delle regole e la sicurezza dei cittadini. Detto ciò, la politica ha un obbligo: rispondere ai cittadini. E i cittadini chiedono che le loro case non siano violate. Anche la forze dell’ordine meritano rispetto. Chi viene qui a delinquere non può farla franca e irridere i nostri agenti e le istituzioni. Su questo non faremo passi indietro».

Non pensa che un inasprimento delle leggi per aprire le porte delle carceri vada contro la legge Cartabia?

«No, affatto. La Lega, peraltro, si è sempre dichiarata contraria all’estensione della giustizia riparativa per i reati più efferati e di recente la maggioranza ha anche approvato un nostro ordine del giorno in tal senso. I furti in abitazione stanno destando grande preoccupazione e devono essere combattuti».

In qualche paese si stanno organizzando con le ronde. Il suo partito, storicamente, le ha sempre appoggiate. Lei cosa ne pensa?

«Le associazioni per il controllo di vicinato esistono da anni e collaborano con le forze dell’ordine. Sono un utile strumento di prevenzione della criminalità, che si giova della collaborazione dei residenti. Chi vi partecipa fa bene a tutti».

Sulla legge bavaglio per i giornalisti, qual è la sua posizione?

«Ho difeso e difenderò sempre la stampa e la sua libertà di informare e criticare. Però come governo si è scelto di salvaguardare anche la reputazione delle persone e soprattutto il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, che deve essere sempre garantito».

 

Riproduzione riservata © il Nord Est