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Ecco quali sono i segreti che nasconde Nave Trieste
Viaggio a bordo della più grande unità mai costruita per la Marina Militare dalla cantieristica italiana attraccata alla Stazione marittima di Trieste
Immaginate un bacino a secco grande come una piscina olimpionica, con la capacità di ospitare i più avanzati mezzi militari su terra e acqua. Poi un ponte di volo, sul quale possono atterrare elicotteri ma anche F-35, che hanno a disposizione un hangar da oltre 2 mila metri quadrati.
Aggiungetevi quindi un ospedale con sale per la tac, laboratori d’analisi, terapie intensive, isole neonatali e reparti odontoiatrici. Infine tre cannoni e altrettante mitragliatrici, cabine letto e sistemi di difesa all’avanguardia.
Ora un ultimo sforzo: comprimete tutto in un unico spazio lungo 245 metri, largo 47 e alto come un edificio di circa dieci piani. E non scordatevi che deve muoversi in mare, anche con una certa agilità.
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Nave Trieste traduce nella realtà questo elenco. Ciascuna sua parte, se tolta dall’insieme e vista singolarmente, farebbe impallidire molti modelli di paragone.
Da oggi, giovedì 27 febbraio, la più grande unità mai costruita per la Marina Militare dalla cantieristica italiana si può visitare alla Stazione marittima, nella città di cui porta il nome. Il tour è gratuito, ma è necessaria la prenotazione al sito internet tourvespucci.it, nel quale sono indicate le fasce orarie ancora disponibili fino al prossimo lunedì.
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Aspettando il Vespucci, atteso nel capoluogo giuliano sabato intorno alle 13, Il Piccolo è entrato in anteprima all’interno della nuova ammiraglia, consegnata lo scorso 7 dicembre e tuttora in fase di prova che la occuperà per tutto il 2025.
Lo ha fatto accompagnato da una guida d’eccezione, il capitano Francesco Marzi. Che ha rivelato i segreti dell’unità d’assalto anfibio «multiruolo», ormeggiata al molo Bersaglieri dallo scorso martedì pomeriggio.
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Si parte dal ponte numero 7, il garage dove si esprime la capacità anfibia di Nave Trieste.
Mentre continuano tutto intorno le prove in vista della cerimonia di sabato, fra movimenti delle forze dell’ordine e di macchinari, Marzi indica l’enorme bacino a secco, che attraverso un sistema di casse zavorra si può riempire fino a 2 metri d’acqua per l’ingresso e l’uscita dei mezzi militari forniti dalla Brigata Marina San Marco.
Se ne notano diversi fermi nel garage: dai veicoli anfibio d’assalto modello 7, in grado di navigare ma anche di muoversi su terra, fino a quelli impiegati per le operazioni sottocosta.
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Due ponti più in alto, al numero 5, si arriva all’altrettanto enorme hangar, dove sabato si terrà la prima parte delle celebrazioni istituzionali. Da un lato c’è l’area manutenzione, dov’è possibile perfino riparare il rotore di un elicottero; dall’altro invece lo spazio che Marzi definisce di «manutenzione ordinaria e parcheggio», affiancata da due elevatori che conducono al ponte di volo.
La capacità massima, per comprenderne le dimensioni, arriva a 20 velivoli contemporaneamente, sfruttando il garage sottostante.
Sullo stesso ponte si trova anche l’ospedale che, dopo la capacità anfibia, costituisce la seconda delle tre “teste” di Nave Trieste. Quando si diceva che farebbe invidia a non pochi contendenti, lo si diceva seriamente: 700 metri quadrati dotati di reparti pronti a far fronte a ogni evenienza.
Di base ci lavora un’equipe di 5 medici, che viene però integrata in caso di missione umanitaria: come Nave Vulcano in Egitto a supporto della popolazione di Gaza – a bordo è peraltro nata una bambina – o anni fa il Cavour in auto dei terremotati di Haiti.
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Ma è sul ponte di volo che Nave Trieste dispiega al massimo grado il suo potenziale, con la terza “testa” che guarda alle operazioni aeree. Lungo i 230 metri possono decollare e atterrare tanto elicotteri quanto F-35: proprio la possibilità di accogliere questi ultimi consente all’unità di vicariare, all’occorrenza, il Cavour, portaerei di punta della Marina Militare. La pista è bagnata, all’orizzonte non si vedono velivoli, ma lo spettacolo è compensato dallo sfondo suggestivo delle Rive.
Tanti altri dettagli andrebbero descritti. A partire dal ponte di comando o dalla centrale operativa, mediante cui sono pilotati i sensori di bordo e il sistema di difesa, fatto di tre mitragliere e altrettanti cannoni di modo da presidiare Nave Trieste a 360 gradi. Il racconto potenzialmente illimitato di questo gioiello tecnologico testimonia però un concetto, che secondo Marzi è il nocciolo delle più moderne teorie di difesa: la versatilità.
La sovrapposizione di più capacità – aerea, anfibia, sanitaria – consente di far fronte di volta in volta a esigenze diverse, adattando Nave Trieste allo scopo specifico. Cosa che intanto permette di ottimizzare i costi, concentrando in un’unica unità operazioni che un tempo erano affidate a singole navi; e che soprattutto consente di rispondere alla volatilità propria dell’attuale quadro geopolitico. Basti pensare a quanto sia cambiato il mondo dal 2017, anno in cui è iniziata la costruzione di Nave Trieste.
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Viaggio fotografico a bordo di Nave Trieste
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