Nord Est, terra di opere incompiute: la mappa dei cantieri pluridecennali

Due le segnalazioni dell’annuale rapporto di Oti, l’osservatorio delle Confindustrie del Nord. Ma altri sono i progetti che aspettano ancora il taglio del nastro

Francesco JoriFrancesco Jori
Il cantiere dell’alta velocità tra Verona e Brescia
Il cantiere dell’alta velocità tra Verona e Brescia

I cantieri del sior Intento. Solo un’opera su due delle grandi infrastrutture in costruzione sta rispettando i tempi, segnala l’annuale rapporto di Oti, l’Osservatorio delle Confindustrie del Nord; il resto rientra nel mesto catalogo della storia infinita «che dura tanto tempo, che mai non se destriga», come recita la vecchia filastrocca. Un copione cui il Nord Est concorre in abbondante quota-parte, con nuovi ritardi che si sommano a un lungo elenco dei vecchi: non pochi dei quali con anzianità di servizio pluridecennale. Due in particolare i casi segnalati dallo studio: la bretella ferroviaria per l’aeroporto di Tessera e la terza corsia sull’A4 tra Quarto d’Altino e Villesse.

La bretella di Tessera

La prima opera (otto chilometri per un importo iniziale di 475 milioni già saliti di altri 200) giunge quest’anno ai vent’anni di vita: se ne parlò già nel 2005, ma solo nel 2022 sono stati aggiudicati i lavori; avrebbe dovuto essere pronta entro il dicembre prossimo, in tempo per le Olimpiadi invernali di Cortina del febbraio 2026, ma così verosimilmente non sarà. E intanto il terzo aeroporto d’Italia, in piena espansione di attività, continuerà a rimanere uno dei pochi grandi scali al mondo privo di collegamento via treno.

La terza corsia

La seconda (95 chilometri per un investimento originario di un miliardo e mezzo giunto quasi a due) ha la terza corsia completata solo a tratti; in vent’anni ha visto più che triplicare il traffico, specie di mezzi pesanti; è teatro ormai fisso di tragici incidenti con decine di vittime. I lavori durano da quindici anni abbondanti; il rapporto Oti ne lascia intravedere altri ancora.

Non sono casi isolati: rientrano in un voluminoso dossier nordestino ricco di esempi vecchi e nuovi. A partire dall’alta velocità ferroviaria: al ministro Matteo Salvini che preannuncia trionfalmente il suo completamento veneto nel 2032 (!!!), va ricordato che del progetto si parla dal 1990; che tuttora ci sono sospesi sul tracciato, specie a Vicenza; che le fermate previste sono ben quattro in un centinaio di chilometri (Verona, Vicenza, Padova, Mestre, cui si aggiunge la candidatura di Peschiera), mentre - per fare un esempio - si va in treno veloce da Parigi a Bruxelles senza una sola sosta intermedia; che la prevista prosecuzione fino a Trieste è definitivamente abortita, declassandola ad «ammodernamento» (al momento solo annunciato), su una linea di 115 chilometri che oggi richiede un paio d’ore per essere percorsa su rotaia.

Le altre incompiute

Il catalogo è fitto di pagine: dalla Valdastico Nord, di cui dal 1970 si discute a vuoto sul collegamento con il Trentino; a grandi statali che da decenni galleggiano tra eccesso di traffico, numero di incidenti e chiacchiere a vuoto, dalla nuova (...) statale del Santo alla Valsugana alla Padana inferiore. Per non parlare della Romea commerciale, tuttora appesa in aria dall’approvazione del progetto, nel 2013. E rimane il caso di scuola del passante di Mestre, aperto nel 2009 dopo sterili dibattiti iniziati nel 1980 e sbloccato soltanto da un intervento da Roma, per l’incapacità veneta di trovare un accordo sul tracciato; a un certo punto approdato ad addirittura tre alternative.

Una via crucis infinita, segnata da inaugurazioni seriali di singoli tratti con le autorità schierate ogni volta per la fotografia di rito, dotate di regolamentare casco da cantiere e impegnate in convinti auto-applausi e brindisi festosi. Ma con il vero momento conclusivo in sistematico ritardo, rispettando una deleteria par condicio tra asfalto e binario. E ispirandosi a un singolare principio: non fare mai oggi quello che puoi rimandare a domani.

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