Dall’acquario gigante al Nautaverso: la storia infinita del Parco del mare di Trieste
Tutto nasce nel 2004 dal fallimento dell’Expo: in 20 anni il sogno di realizzare "il più grande acquario del Mediterraneo" ha attraversato la storia della città tra rendering, annunci e progetti mancati. Ora si va verso la gara per un parco acquatico interamente virtuale, con obiettivo 2028
Se a Trieste tutti gli occhi sono puntati sul rilancio del Porto Vecchio, l’ambizioso piano destinato a trasformare per sempre il volto della città e del suo waterfront con la riqualificazione dei 19 magazzini dell’antico scalo asburgico rimasti in letargo per decenni, c’è un altro progetto che da ben 20 anni torna ciclicamente a far parlare di sè, entrando a pieno diritto tra le grandi ambizioni della città giuliana.
È quello del Parco del Mare di Trieste, uno dei tanti sogni finora irrealizzati della città, portato tenacemente avanti dal suo ideatore Antonio Paoletti, presidente della Camera di commercio Venezia Giulia, fin dal 2004.
Dal reale al virtuale
Inizialmente l’idea era quella di realizzare “il più grande Acquario del Mediterraneo, superiore anche a quello di Genova”. Vent’anni e una sequela infinita di rendering, location, proposte, delusioni, sondaggi e progetti dopo, quello che dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – vedere la luce nel 2028 è una versione 5.0, interamente digitale, del Parco del Mare: il Nautaverso.
Niente animali veri a nuotare nelle vasche, quindi, ma un polo “edutainment” dove grazie alla realtà virtuale il mare verrà raccontato in tutti i suoi aspetti.
A che punto siamo
Esattamente un anno dopo la presentazione del progetto da 32 milioni di euro a novembre 2023 – evento costato da solo oltre 300 mila euro –, ora la Camera di Commercio è pronta finalmente a pubblicare il bando di gara per dicembre, tra un mese.
La data di inaugurazione, annunciata per l’estate del 2027, è verosimile che slitti per i primi del 2028.
Ad aprile scorso erano state sedici le manifestazioni di interesse ricevute per progettazione, costruzione e gestione del Nautaverso.
Tutto inizia con l’Expo mancato
Per capire però come siamo arrivati al progetto odierno occorre riavvolgere il nastro fino a tornare al 2004, quando Trieste rincorreva il sogno di ospitare l’Expo 2008, un’illusione che infranta contro la vittoria della città concorrente, la spagnola Saragozza.
A bordo dell'aereo che da Parigi riporta a casa la delegazione triestina fresca di sconfitta, Paoletti lancia l’idea che vuole essere una sorta di ricompensa morale per la città:
Partiamo subito con il più grande Acquario del Mediterraneo, una struttura da insediare proprio nel sito previsto per l'Expo, da qualche parte tra Barcola e il Porto Vecchio e da far lavorare 365 giorni su 365. Un Acquario superiore anche a quello di Genova.
Una scelta – quella del terrapieno di Barcola – non propriamente nata sotto i migliori auspici visto che poco tempo dopo l’area viene sottoposta a sequestro in quanto fortemente inquinata.
Da Campo Marzio alle Rive
Accantonata l’idea del terrapieno, nel 2006 il Parco del mare “risorge” con una nuova ipotesi progettuale: lo spazio del mercato ortofrutticolo di Campo Marzio, a due passi dall’area ex Cartubi in cui ora dovrà sorgere il Nautaverso.
Causa complicazioni, il futuro acquario viene catapultato – siamo nel 2008 - sulle Rive di Trieste, tra il Salone degli Incanti, il Magazzino vini (l’attuale sede di Eataly) e l’area dell’ex piscina Bianchi.
Ci sono dei contatti fra le istituzioni interessate e i proprietari dell’area, ma a metà 2009 il progetto subisce uno stop a causa di uno studio del Comune (il sindaco allora come oggi era Roberto Dipiazza) che pone forti dubbi sulla sostenibilità economica del Parco (“Trieste può sopportare un acquario da 200-300 mila visitatori l’anno, non un Parco del mare da un milione di presenze con costi di manutenzione folli”).
Dopo un lungo momento di stallo il progetto punta dritto verso il Porto vecchio. Ma, anche in quel caso, il progetto non decolla.
La svolta di Porto Lido
La svolta arriva nell’ottobre 2014, dieci anni dopo il primo annuncio, quando Paoletti tira fuori la destinazione di Porto Lido, progetto nautico statale naufragato prima di partire.
Nel settembre del 2015 il progetto viene presentato alla Regione: lo firma l’architetto statunitense Peter Chermayeff, autore degli interventi all’acquario di Genova e dei parchi acquatici di Boston, Osaka, Baltimora e Lisbona.
Il disegno iniziale, piuttosto grandioso, viene poi ridotto per venire incontro alle esigenze di contenimento di costi e spazi fino ad arrivare al capitolo attuale, quello del Nautaverso, che punta a trasformare in senso turistico l’intera area ex Cartubi, alla fine della Sacchetta.
Il nuovo Parco del Mare 5.0
Il nuovo Parco del Mare 5.0 vedrà quindi la nascita di un museo digitale a tema marino, ad alta tecnologia e senza animali reali, e uno scalo diportistico in grado di ormeggiare 120 natanti. E poi ristoranti e spazi pubblici e commerciali. In totale si parla di un organico compreso fra 70 e 115 persone.
Il costo del biglietto è previsto dai 30 euro in giù. Le proiezioni parlano di una media massima annua prevista di 450 mila visitatori circa e una quota di pareggio fra i 230 e i 270 mila visitatori.
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