Sospetto di rifiuti tossici a bordo: cargo bloccato nel porto di Durazzo in Albania
Dal Moliva potranno essere scaricati i container per le verifiche. Una storia che si trascina da luglio
Il giro d’affari è enorme. Ma a volte qualcosa va storto, grazie all’attivismo di esperti e ambientalisti. Permettendo così di fare luce su un business spesso oscuro, oltre che pericolosissimo. Business, quello del trasferimento di rifiuti industriali, non raramente nocivi e tossici, dall’Occidente verso l’Estremo Oriente, che è diventato tema caldissimo, in Albania, per colpa di un caso che infiamma l’opinione pubblica da mesi.
È quello del cargo “Moliva”, battente bandiera turca, arrivato nei giorni scorsi al porto di Durazzo in Albania. Cargo, hanno annunciato le autorità albanesi, che dopo una lunga attesa riceverà il permesso di scaricare sotto monitoraggio della magistratura di Tirana circa cento container. Il sospetto è che contengano rifiuti tossici, che hanno viaggiato per mesi in mezzo mondo.
La denuncia
A svelare i dettagli dell’operazione è stato il Basel Action Network (Ban), Ong che dal 1997 si batte per la giustizia ambientale e contro il trasporto di rifiuti tossici lontano dai Paesi che li hanno prodotti e che già da mesi, grazie a una soffiata, aveva fatto luce sulla vicenda. La Moliva custodirebbe nella stiva «102 container» con circa «2.100 tonnellate di sospetti rifiuti pericolosi» non dichiarati come per legge, ha denunciato così il Ban, specificando che si tratterebbe di residui delle lavorazioni dell’industria siderurgica albanese, polveri potenzialmente cancerogene, ad alto contenuto di piombo e cromo, le cosiddette “Eafd”, residui di lavorazione del forno elettrico ad arco. Cosa ci fanno, sulla Moliva?
Tutto inizia a luglio, racconta il Ban, quando quei rifiuti lasciano l’Albania, direzione Thailandia. E la prima tappa sarebbe stata «a Trieste» dove i container vengono caricati su due grandi cargo, ha sostenuto l’Ong a fine ottobre. Ma subito dopo la partenza, un informatore contatta il Ban, denuncia i rischi del trasporto dei rifiuti dall’Albania alla Thailandia e fa saltare il banco. Allertato dagli attivisti, «il governo thailandese rifiuta l’importazione» del carico, costringendo la compagnia marittima Maersk a fare marcia indietro dopo che le navi erano già arrivate fino a Singapore.
Il ritorno del carico in Albania dura mesi, una vera odissea che ha visto i container toccare prima la Turchia, dove i container vengono caricati sulla Moliva e poi altri porti «in Spagna, Portogallo e Italia» prima del ritorno a Durazzo, il riassunto di Associated Press e France Press.
La magistratura
Ora dell’inquietante caso si occuperà la magistratura albanese, anche se Ban ha fatto appello a Tirana di «aprire pubblicamente il carico» permettendo all’Ong e a esperti indipendenti di esaminarlo. «Siamo al 95% sicuri che i rifiuti contengano quello che l’informatore ha denunciato e al 100% certi che non potevano essere esportati in Thaliandia», ha commentato Jim Puckett del Ban. Che a il quotidiano Il Piccolo ha aggiunto che Maersk non sarebbe stata al corrente del contenuto del carico e «se avessero saputo non lo avrebbero consentito sulle navi da loro gestite». —
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