Esplosione a Savona, l’intelligence alza la soglia di attenzione sui porti di Venezia e Trieste
Dopo il mistero dello scoppio sulla petroliera maltese sospettata di trasportare greggio russo nonostante l'embargo, la Digos fa partire il monitoraggio dei flussi. Il nome della Seajewel era finito tra le flotte fantasma che aggirano le sanzioni

Le esplosioni sulla petroliera Seajewel battente bandiera maltese sono materia di competenza della Direzione Distrettuale Antiterrorismo: si indaga per “naufragio aggravato dal terrorismo”. E si batte la pista del terrorismo di matrice ucraina. Quanto successo al porto di Savona innalza l’attenzione anche a Nord Est, nei porti di Venezia e Trieste.
Il procuratore capo Nicola Piacente, con la sostituta Monica Abbatecola della Direzione distrettuale antimafia, ha avuto una lunga riunione con la Digos di Genova e la Capitaneria di porto per dare impulso all’inchiesta e fare luce su quanto accaduto la notte tra venerdì e sabato.
Il nome della petroliera era finito in alcune inchieste giornalistiche ucraine perché farebbe parte delle cosiddette “flotte fantasma”, quelle navi che contrabbandano il petrolio russo aggirando le sanzioni. In base a quanto scrive l’Ukrainska Pravda, la Seajewel negli ultimi anni ha raggiunto almeno tre volte il porto russo di Novorossijsk, per poi spostarsi in Turchia e da lì ripartire verso gli scali marittimi del Vecchio Continente.
È chiaro che una matrice del genere alza notevolmente il livello di attenzione, ed è il motivo per cui la Digos di Genova condividerà i dati anche con le Digos delle altre città portuali, tra cui anche Venezia e Trieste.
I due scali del Nord Est

Per quanto riguarda il porto di Venezia le navi cariche di greggio non arrivano più ormai da qualche anno, dopo la riqualificazione del petrolchimico. Più complessa la situazione di Trieste, punto d’arrivo per tutti gli idrocarburi per la Germania. Fonti investigative qualificate confermano che non si tratta di una pista da sottovalutare.
Gli apparati anti terrorismo dovranno quindi monitorare i flussi, in collaborazione con la Capitaneria di porto. Il comando generale ha mandato anche investigatori da Roma. Nel frattempo c’è stato un secondo sopralluogo dei sommozzatori del Comsubin della Marina militare.
Secondo le prime informazioni sarebbero state due le esplosioni nella petroliera a Savona, la prima meno violenta della seconda. Dai primi rilievi lo squarcio sulla chiglia della petroliera è di 70 centimetri per 120: l’esplosione non ha bucato la camera di sicurezza, evitando così la fuoriuscita del greggio.
Nelle prossime ore verranno eseguiti accertamenti in laboratorio sui pesci trovati morti vicino alla petroliera in modo da risalire eventualmente al tipo di esplosivo usato. La Seajewel non è sotto sequestro ma dovrà ancora rimanere ferma a Savona perché, secondo quanto appreso, non può navigare in sicurezza e dovrà andare in bacino per le riparazioni. Intanto, è stata sequestrata la scatola nera per analizzare nel dettaglio sia i momenti antecedenti all’esplosione che per tracciare tutto il percorso della nave.
Gli investigatori della Digos intanto hanno iniziato a sentire tutto l’equipaggio. Sembra escluso che qualcuno si sia potuto avvicinare per collocare l’esplosivo nel campo Boa dove si trova la nave da venerdì scorso.
«L’attentato esplosivo contro la petroliera Seajewel davanti alle coste liguri rappresenta un fatto gravissimo e una minaccia alla sicurezza ambientale», affermano, in una nota, i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Difesa di Camera e Senato. «Sarebbe gravissimo che l’Ucraina conducesse attacchi di questo genere nel nostro Paese con il rischio di causare disastri ambientali in caso di perdite di petrolio».
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