Un morto per la guerra degli scatolettisti di Venezia: chi sono e cosa fanno

Il gioco delle tre carte, nelle sue varianti, è un business appetito dalla microcriminalità che truffa i turisti tra ponti e campi della Serenissima. A Marghera, uno scontro tra bande è finito male

Eugenio Pendolini e Giacomo Costa
Scatolettisti tranquillamente in azione sul Ponte dela Paglia, in piazza San Marco, a Venezia
Scatolettisti tranquillamente in azione sul Ponte dela Paglia, in piazza San Marco, a Venezia

Un regolamento di conti finito male. Sullo sfondo, un business che qualcuno potrebbe ritenere residuale: quello dei cosiddetti scatolettisti. Vediamo chi sono e cosa fanno, prima di raccontare il delitto avvenuto la sera del 25 novembre a Marghera, dopo uno scontro tra due bande di piccola criminalità.

Quella tra Venezia e gli scatolettisti è una frequentazione senza tempo. Tra alti e bassi, per merito delle retate delle forze dell’ordine. Ma che continua a sopravvivere. E ad andare sempre più a braccetto con il turismo di massa e con quei visitatori che finiscono spennati dopo aver abboccato all’esca. Prima sul ponte dell’Accademia o agli Scalzi, poi sul ponte dei Bareteri nel cuore delle Mercerie. Recentemente, eccoli perfino sul ponte della Paglia a due passi da piazza San Marco. 

La magica pallina e il banco che vince sempre

L’ultima segnalazione è del 19 dicembre: alla vista in lontananza dei militari della finanza, i truffatori erano già volatilizzati. La tecnica, sempre la stessa: la pallina di cui l'incauto giocatore deve indovinare la posizione, al momento della scelta sparisce. E quindi il banco vince sempre. E accumula banconote dal taglio grosso.

Dopo le decine di arresti operati dalla Polizia locale negli anni 2005-2007, che era riuscita a dimostrare l’arresto in flagranza, la città ha goduto di dieci anni di tranquillità dal gioco delle tre scatolette. In quegli anni il fenomeno era molto evidente e non passava giorno che le forze dell’ordine non arrestassero degli scatolettisti.

Le bande sono tornate, ecco chi le compone

Da un po’ di tempo invece, complice anche la fine del Covid e l’esplosione del fenomeno turistico, le bande sono tornate. Sempre con la stessa organizzazione: ci sono le sentinelle, i finti giocatori, i persuasori per convincere la vittima di turno a non farsi spennare. Le prime giocano un ruolo fondamentale. Sono appostate a pochi metri dal famigerato tappetino rosso dove va in scena il gioco e sono incaricate di adocchiare i passanti e, ovviamente, le forze dell’ordine. Se la situazione lo richiede, sono i primi ad avvisare il rischio imminente e a levare le tende. Finti giocatori e persuasori sono lì invece per invogliare i malcapitati.

Entrambi complici dei truffatori, i primi giocano a tutti gli effetti con vere e proprie banconote. Che ovviamente vengono poi intascate da chi il gioco lo organizza. I secondi invece magari non giocano ma ad ogni turno indicano in quale delle tre scatolette è, secondo loro, finita la pallina. Insomma, un modo per far vedere come all’apparenza i soldi in palio sono alla portata di tutti. Come detto, il reato ipotizzato è la truffa ma anche il gioco abusivo d’azzardo.

In tempi recenti, i baschi verdi della compagnia pronto impiego hanno eseguito tre interventi nei confronti di altrettante persone di nazionalità macedone, in azione a ridosso del ponte degli Scalzi, del ponte delle Guglie e del ponte dell’Accademia. Sono questi, infatti, i luoghi più agevoli dove mettere in pratica il gioco-truffa, minimizzando il rischio di essere sorpresi in flagrante dalle autorità, data la posizione sopraelevata che consente di controllare da lontano ogni movimento delle persone in avvicinamento.

Perché gli scatolettisti amano i ponti

Gli scatolettisti sono tornati in gran numero a Venezia
Gli scatolettisti sono tornati in gran numero a Venezia

Anche in quel caso, la tattica adottata consisteva nel posizionare vedette, una per ogni accesso al ponte, mentre altri attirano i turisti e, contestualmente, esercitano materialmente il gioco. In disparte resta, invece, chi conserva il bottino guadagnato, pronto a fuggire in caso di passaggio delle forze dell’ordine. In quel caso, erano scattate multe per mille euro.

Ad agosto, un altro scatolettista era stato intercettato da una pattuglia della Guardia di finanza del Nucleo di Polizia economico finanziaria. Risultato immediato: sono stati sequestrati all’uomo - un 35enne di nazionalità macedone - i 400 euro che aveva con sé. Poi è stato sanzionato per occupazione abusiva di suolo pubblico (circa mille euro) e gli sono stati sequestrati gli attrezzi del “mestiere”.

Ma a quanto pare non basta. E gli ultimi episodi, avvenuti anche in bassa stagione turistica, sono lì a dimostrare che il fenomeno ciclicamente torna a galla. 

Il delitto di Marghera

Intorno alla mezzanotte di martedì 26 novembre è stato assassinato un uomo di origini albanesi che si trovava assieme al fratello - rimasto ferito in modo non grave nello scontro - nelle vicinanze della stazione di Mestre, lì dove le due località del Comune sono separate dai binari ferroviari. La polizia ha fermato due uomini, sospettati del delitto: si tratterebbe di due individui di origine macedone, portati in questura poco dopo l’omicidio.

 

L’omicidio si sarebbe consumato nell’ambiente degli scatolettisti veneziani. I due gruppi, un gruppo di cittadini albanesi e uno dei cittadini macedoni, si sarebbero dati appuntamento per “chiarirsi“ e poi l’incontro sarebbe degenerato dopo una rissa tra otto persone, quattro di nazionalità albanese e quattro macedoni.

 

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