La Fenice in sciopero: ecco perché
Salta la prima, è la terza volta di fila. Linea dura dei sindacati dei dipendenti, il sindaco Brugnaro promette battaglia. Il lungo elenco di recriminazioni
La Fenice alle prese con la sua crisi più grave da molti decenni a questa parte, nonostante bilanci in perfetto ordine e l’esaurito che spesso accompagna tutti i suoi spettacoli. Un apparente paradosso, ma è arrivata oggi da parte della fondazione lirica l’ufficializzazione dell’annullamento della prima della stagione lirica con il nuovo allestimento dell’Otello di Verdi che era in programma mercoledì sera, per lo sciopero confermato dai dipendenti del teatro riuniti in assemblea.
A nulla è servita neppure la mediazione delle Rsu (le Rappresentanze sindacali unitarie) e dei sindacati che proponevano tutti una pausa di riflessione, con la revoca dello sciopero, visto il momento delicatissimo che vive La Fenice, anche alle prese con la tormentata questione della nomina del nuovo sovrintendente, con Fortunato Ortombina già in partenza per la Scala di Milano, dove andrà ad assumere lo stesso incarico.
Il verbale di accordo raggiunto nell’ultimo incontro con i vertici del teatro, presente anche il sindaco Luigi Brugnaro presidente della Fondazione, è stato di fatto stracciato, perché la rottura è totale. Si tratta del terzo sciopero consecutivo di una prima del teatro, dopo quello della prima della Turandot di Puccini il 30 agosto scorso e quello del dittico «La fabbrica illuminata» di Luigi Nono e Erwartung di Arnold Schönberg che doveva andare in scena il 13 settembre, in occasione del centenario della nascita di Nono e dei 150 anni di quella di Schönberg.
Una perdita da mezzo milione di euro
Un danno oltre che di immagine, anche economico per il teatro, con una perdita non lontana complessivamente dal mezzo milione di euro. Nei comunicati sindacali i lavoratori parlano di «cronica incapacità della Direzione del Teatro La Fenice di mantenere corrette relazioni sindacali, rendendosi spesso protagonista di atteggiamenti lesivi nei confronti dei lavoratori". Da lì non ci si è mossi, con questioni ancora aperte come quella della richiesta di permessi retribuiti quando i professori d’orchestra non in servizio vanno a svolgere prestazioni professionali altrove.
Per la Fenice - che ha chiesto comunque un parere all’Avvocatura dello Stato sulla questione - essi devono andare in aspettativa quando suonano altrove e non possono essere retribuiti anche dal teatro, come già avviene in altre fondazioni liriche come l’Arena di Verona.
Ma tra le richieste dei lavoratori, anche, ad esempio, l’eliminazione delle timbrature di orchestra e corso in occasione dei permessi artistici. Un accordo sul personale in scadenza con contratti in procinto di superare i 36 orari. Una maggiore flessibilità sugli orari del personale. Un premio aggiuntivo o rispetto a quello che già ricevono tutti io dipendenti in occasione del contratto di Capodanno. Senza dimenticare il completamento della pianta organica. Richieste solo in parte accoglibili dalla fondazione e che ora hanno determinato il muro contro muro che non si vede come possa essere superato.
La linea dura di Brugnaro
Brugnaro ha già annunciato la linea dura, con la sospensione di permessi e benefit e a rischio è ora anche il welfare aziendale, concesso autonomamente dal teatro ai suoi dipendenti. Non si vedono al momento i margini per una ripresa delle trattile, tanto è vero che la Fenice non ha neppure riconvocato le Rsu per un estremo tentativo di mediazione, dopo la proclamazione dello sciopero della prima dell’Otello proclamato dall’assemblea.
Il tutto avviene appunto in un momento cruciale per il teatro per la scelta del nuovo sovrintendente - con le forti pressioni governative per imporre il nome del discusso sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari Nicola Colabianchi, in quota Fratelli d’Italia , nonostante la promessa ministeriale di tener conto delle indicazioni del territorio e di compiere una scelta collegiale - indebolendo fortemente la sua immagine esterna. Per chiunque arriverà - e la scelta dovrebbe essere ormai imminente, dopo anche il recente incontro tra Brugnaro e il ministro della Cultura Alessandro Giuli proprio sulla questione Fenice - una gran brutta gatta da pelare.
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