Altro che anni '80, il contrabbando di sigarette è in piena espansione: i numeri che lo dimostrano
In Friuli Venezia Giulia il consumo illecito è il 12% del totale, pari a 150 milioni di sigarette: in tre anni ne sono state sequestrate 200 tonnellate. In tutto il Paese si stima nel 2023 una perdita di entrate fiscali da 219 milioni
Regione di transito e porta d’Italia per il contrabbando di tabacco. Il Friuli Venezia Giulia si conferma via d’accesso privilegiata per i traffici illeciti di sigarette e altri derivati dal tabacco, con 200 tonnellate sequestrate dalla Guardia di Finanza nell’ultimo triennio. Lo certificano i dati presentati a Trieste nell’ambito del tavolo M.a.c.i.s.t.e. (Monitoraggio agromafie contrasto illecito settori tabacchi ed e-cig) da Coldiretti e dalla fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema alimentare, in collaborazione con Philip Morris Italia.
I numeri
Nel 2023 sono finite sotto la lente dei finanzieri 61 tonnellate di tabacchi lavorati e 14 soggetti denunciati all’autorità giudiziaria. Nei primi nove mesi di quest’anno sono già 31 le tonnellate sequestrate e 10 le persone segnalate, di cui tre in stato di arresto.
Anche sul fronte dei consumi, il Fvg sconta la prossimità con il confine: secondo il rapporto Kpmg sul consumo illecito di sigarette in Europa, commissionato da Philip Morris Product SA, sebbene in calo, il consumo illecito in regione raggiunge il 12% del totale, pari a 150 milioni di sigarette. Un dato ben più elevato dell’1,8% registrato a livello nazionale e superiore anche alla media europea che si attesta sull’8,3%.
Le rotte del contrabbando
«Su sofisticazione e tutela della salute non abbiamo grosse incidenze. Parlando di contrasto al contrabbando, invece, il Fvg è un punto di osservazione interessante – ha sottolineato Ivo Bozzatto, direttore di Coldiretti Trieste – qui più che in altre realtà si seguono i traffici che provengono da Est Europa e Medio Oriente».
Due sono le rotte principali: quella su gomma, che viaggia su autoarticolati provenienti da Romania, Bulgaria, Polonia e Ucraina, e quella portuale, in arrivo da Cina, Malesia, Singapore, Emirati Arabi e Turchia. «Siamo abituati a pensare al contrabbando come alla mera importazione illecita di tabacchi, ma c’è tutto un mondo dietro legato alla produzione illecita in opifici clandestini, al riciclaggio e alla criminalità organizzata», ha spiegato Michele Vidoni, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle di Trieste.
I sequestri della Guardia di Finanza
Tra carichi di copertura e furgoni con il doppiofondo, la Guardia di Finanza intercetta ogni giorno sigarette, melassa e cascami di tabacco nascosti tra succhi di frutta e rotoli di carta igienica. «Se in passato il fenomeno era concentrato nell’area portuale di Trieste, con interi container in arrivo – ha proseguito Vidoni – ora prevale la contraffazione di sigarette e l’importazione di cheap white e illicit white, illegali in Ue».
Concorrenza sleale
Il danno per le casse dello Stato è certo - 219 milioni di euro in meno di entrate fiscali - ma è anche un problema di concorrenza sleale. L’Italia produce circa il 32% del tabacco europeo, con una filiera che conta 40 mila addetti e vale mezzo punto di Pil . «Chi ha deciso di giocare secondo le regole deve difendersi: il tabacco è il prodotto meglio tracciato che esista sul mercato», ha assicurato Piergiorgio Marini, manager external affairs & illicit prevention di Philip Morris Italia.
Nel 2011 la multinazionale ha sottoscritto un accordo con Coldiretti, rinnovato fino al 2027, che coinvolge il 50% della filiera e offre un orizzonte pluriennale al settore. «Siamo l’unico Paese europeo che ha un quadro regolatorio e un’incidenza fiscale già decisa per i prossimi anni – ha aggiunto Marini – con una politica di aumenti programmata e calmierata. Se si alzano i prezzi scoraggiando l’accesso al prodotto, come in Francia, si apre la porta al commercio illecito».—
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © il Nord Est