Ostellari: «Violentatori seriali, governo al lavoro per un testo di legge sulla castrazione chimica»
Il sottosegretario leghista alla Giustizia seguirà il percorso legislativo per la nuova norma. E sul caso dello stupro di una undicenne a Mestre: «Responsabilità sulla mancanza di misure? Non conosco la dinamica, ci saranno valutazioni»

Solo due parole, due: castrazione chimica. Sta in esse, secondo la Lega, la soluzione totale, quella per fermare predatori e violenze sessuali. Una battaglia cara al partito che il segretario Matteo Salvini ha rispolverato con un post pubblicato subito dopo i gravissimi fatti di Mestre e che il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari intende portare avanti a livello legislativo.
Sottosegretario Ostellari, a Mestre una bimba di 11 anni è stata violentata da un predatore sessuale seriale che non era controllato perché dichiarato non socialmente pericoloso. A Padova una donna è stata stuprata da un kosovaro appena rimesso in libertà, irregolare sul territorio. Cosa sta succedendo?
«Succede che bisogna usare il pugno di ferro come la Lega chiede da tempo e come accade in tanti Paesi, dalla Germania agli Stati Uniti. Mi riferisco al ricorso alla castrazione chimica, uno strumento che andrebbe introdotto nel nostro sistema».
Con quali modalità intendete applicarlo?
«Come Lega, prima abbiamo presentato un testo di legge, poi un ordine del giorno che è stato accolto dalla Camera dei Deputati e impegna il Governo ad avviare un tavolo tecnico, il cui obiettivo è introdurre il cosiddetto trattamento di blocco androgenico mediante terapie. Ossia istituire la pratica della castrazione chimica, ovviamente sotto controllo medico, quale mezzo evidentemente indispensabile per impedire agli stupratori di ricommettere reati sessuali».
Da prevedere nei confronti dei condannati recidivi?
«Dei condannati, di chi lo richiede e nei confronti dei soggetti che vengono indicati come pericolosi a seguito di un giudizio della magistratura e di chi è preposto ad effettuare tale controllo. Lo ribadisco: non è una novità, in Germania e Francia la castrazione chimica già esiste».
Dice che potrà essere applicata nei confronti di persone indicate come pericolose. Ma prendiamo il caso Mulas: nel ’21, quando finì di scontare la pena, non venne considerato pericoloso nonostante i precedenti specifici.
«Non mi sostituisco alla magistratura, agisco da politico e dico che questi episodi vanno estirpati. Il mio compito è fornire tutti gli strumenti necessari perché ciò avvenga».
Se fosse stato dichiarato pericoloso ci sarebbero state delle misure per controllarlo.
«Rischiamo di perdere di vista l’obiettivo. Il problema non è cosa avrebbe dovuto fare e chi avrebbe dovuto farlo, ma capire che in questo Paese, per ideologia, si è sempre ostacolata una misura che mira a proteggere la comunità e, contemporaneamente, lo stesso soggetto che delinque. La castrazione chimica ha questa duplice funzione, negarlo significa mancare di buona fede. Poi c’è un’altra questione».
Quale?
«Il carcere funziona se all’interno il detenuto aderisce a percorsi trattamentali. Il più utile è il lavoro. E su questo ci stiamo impegnando molto. Chi trascorre il tempo della detenzione lavorando, quando esce nel 98% dei casi smette di commettere reati. In molti penitenziari ci sono già numerose esperienze di questo tipo. Diffonderle è il nostro obiettivo. Non per fare beneficenza, ma per la sicurezza delle persone perbene».
Che tempi prevede per l’approvazione della castrazione chimica?
«La Lega la chiede da tempo. La novità è che ora abbiamo ottenuto il via libera della Camera e impegnato il governo a redigere il testo di legge. Alla luce di questi episodi torniamo a ribadire la necessità di metterci la volontà politica, senza nascondere la testa sotto la sabbia e senza inutile buonismo».
E questo in prospettiva. Ma torniamo al presente e al caso Mulas. Qualcosa evidentemente è mancato a livello di percorso carcerario, di valutazione della pericolosità, di misure di prevenzione quando è stato fermato con un coltello e lasciato andare. Non vede delle responsabilità?
«Non conosciamo la dinamica dei fatti. Si faranno delle valutazioni se qualcuno non ha deciso o non ha applicato una qualche misura esistente. Ribadisco: cerchiamo invece di capire come mai nel nostro Paese c’è ancora qualcuno che dice no alla castrazione chimica e non si mette nei panni delle vittime. Poi, se non piace la nostra proposta, perché magari è ritenuta troppo dura, troviamo la quadra. Ma è arrivato il momento di dire che gli stupratori vanno fermati».
La legge prevede percorsi di riabilitazione per uomini che si sono macchiati di reati legati alla violenza di genere. Peccato che, come hanno raccontato i giornali Nem, poi non ci siano abbastanza posti per tutti.
«Il nostro governo è il primo ad aver investito sul Codice rosso, potenziandolo. Abbiamo sviluppato i percorsi di riabilitazione ed è nostra volontà proseguire su questa strada. Oltre a questo, tuttavia, intendiamo introdurre un altro strumento di natura terapeutica per bloccare il rischio di recidiva. E difendere le donne».
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