Dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, la mappa delle zone rosse a Nord Est: chi le applica e chi no
Le città proseguono in ordine sparso, l’obiettivo resta unico: la sicurezza nelle aree ritenute più a rischio per la cittadinanza
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Una regola comune non c’è, così come non esistono linee guida generali. Ogni capoluogo ha deciso di adattare le “zone rosse” alle esigenze territoriali. A Belluno non esistono zone rosse, ma alcune aree, come il parco Città di Bologna, sono monitorate per episodi di violenza e spaccio. A Padova, invece, sono state istituite zone rosse intorno alla stazione ferroviaria con controlli rafforzati e divieto di stazionamento per soggetti con precedenti. Trieste ha introdotto tre zone rosse per contrastare criminalità e degrado, con coprifuoco per i locali e divieto di consumo di alcol in alcune fasce orarie.
A Treviso si attende l'istituzione di una zona rossa attorno alla stazione, a seguito di episodi di violenza, incluse aggressioni da parte di baby gang. Udine ha individuato diverse aree critiche per furti, spaccio e risse, vietando l’accesso a soggetti pericolosi. A Venezia, un sistema simile è in vigore da anni, ma con il carnevale si sono aggiunte zone "super-rosse" con controlli intensificati in punti strategici come piazzale Roma e la stazione di Mestre. Ecco allora nel dettaglio la mappa con le regole a Nord Est.
Belluno
Libera da zone rosse. A Belluno non ce ne sono: non esistono aree della città in cui è vietata la presenza di pregiudicati o soggetti potenzialmente pericolosi. Lo conferma il questore Roberto Della Rocca che, pur essendo stato nominato a metà dicembre, conosce il territorio per essere stato in passato dirigente prima della Digos e poi della Squadra mobile. E secondo l'attuale capo della Mobile, Jacopo Ballarin non esistono nemmeno le baby gang in senso stretto.
C'è stato al massimo lo Steam bar di via Loreto chiuso dieci giorni, perché considerato un ritrovo di personaggi con precedenti e, comunque, è ancora pendente un ricorso al Tar con il quale il titolare contesta il provvedimento e chiede allo Stato 10 mila euro per aver dovuto buttare parecchia merce, tra birra e alimentari. Nella gestione successiva, il bar Loreto è stato chiuso 30 giorni per spaccio di droga e poi definitivamente per il divieto di dimora ordinato dal giudice per le indagini preliminari per i presunti responsabili.
L'area più attenzionata del centro è il parco Città di Bologna, dove al mattino si danno appuntamento gli studenti con poca voglia di andare a scuola e nel pomeriggio si radunano le comitive più turbolente. Che se non sono baby gang, poco ci manca. Gli episodi più gravi accaduti negli ultimi tempi, come il pestaggio di un noleggio con conducente e l'aggressione a un ragazzo di fronte al teatro Dino Buzzati devono essere state architettate nella zona verde. L'assessore alla Sicurezza, Raffaele Addamiano ha fatto togliere un gazebo, all'interno del quale si sospettava che si consumassero sostanze stupefacenti.
Spaccio di droga in via Sottocastello, la stradina che corre sotto piazza del Martiri e costeggia le vecchie mura. Sempre Addamiano ci ha organizzato un gazebo, che ha avuto almeno il merito di allontanare i pusher nei giardini alle spalle di Palazzo Rosso, la sede del Comune. Grande attenzione anche alla stazione ferroviaria e ai vicino parco dell'Artigliere da Montagna, dove possono arrivare o essere smerciate le sostanze illegali.
Padova
Il comune di Padova è stato il primo in Veneto ad aver adottato le cosiddette "zone rosse", particolari aree urbane dove vengono eseguiti controlli delle forze dell'ordine "ad alto impatto" sulla base della direttiva del ministro dell'Interno dello scorso 17 dicembre sulle iniziative per la sicurezza. La decisione di istituire queste aree è stata presa durante il Comitato per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica tenutosi in prefettura e presieduto dal prefetto Giuseppe Forlenza alla presenza del questore Marco Odorisio, del comandante dei carabinieri Michele Cucuglielli, del comandante della guardia di finanza Alberto Franceschin, del comandante della polizia locale Lorenzo Fontolan, del sindaco Sergio Giordani e dell'assessore alla Sicurezza Diego Bonavina. L'ordinanza è diventata operativa da giovedì 6 febbraio e durerà per 60 giorni. I risultati saranno poi oggetto di una successiva analisi che avrà lo scopo di valutare l'efficacia del provvedimento e i suoi effetti nelle diverse aree interessate
La zona di Padova che è stata individuata e che è diventata quindi soggetta a specifici controlli è quella della Stazione ferroviaria, compresa fra le vie Avanzo a nord, Trieste a sud, Gozzi e Goldoni (passando per via Tommaseo) a est, viale Codalunga fino al cavalcavia Borgomagno a ovest. Si tratta non solo di luoghi che saranno interessati dai servizi interforze ad "alto impatto", ma anche di un'area già individuata dal sindaco nel regolamento di polizia urbana quale zona nella quale è irrogabile il daspo urbano.
Nell'area in questione è vietato lo stazionamento di persone che in precedenza sono state oggetto di controllo da parte delle forze dell'ordine per gravi reati contro la persona, il patrimonio e per reati di spaccio di droga che assumano comportamenti aggressivi, minacciosi o molesti. Questo con l'obiettivo di rendere la zona più sicura e soprattutto fruibile per i cittadini. Nel caso infatti in cui queste persone dovessero essere trovate nell'area, le forze dell'ordine potranno procedere al loro allontanamento consegnando un ordine di allontanamento scritto in diverse lingue per essere comprensibile a tutti.
Trieste
Sono scattate lunedì 20 gennaio scorso tre zone rosse a Trieste e rimarranno in vigore fino al 31 marzo. In queste è vietato stazionare per soggetti aggressivi, tanto più se già destinatari di segnalazioni; per loro può scattare il Daspo urbano o l'avviso orale. Il capoluogo regionale del Friuli Venezia Giulia è stata la prima realtà del Nord Est ad adottarle.
Pochi giorni dopo il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha inoltre varato un'ulteriore stretta nelle stesse aree: coprifuoco per i locali a mezzanotte e divieto di consumare all'aperto alcolici dalle 22 alle 6. Da allora si sono registrati comunque episodi di microcriminalità, come rapine e risse. Secondo il prefetto di Trieste, Pietro Signoriello, la misura però ha permesso alle forze dell'ordine, già dispiegate nei perimetri critici, di intervenire più in fretta. Questi i numeri delle prime due settimane di zone rosse: 1.374 persone controllate (648 nella prima e 726 nella seconda), 27 allontanate (20 nella prima settimana e 7 nella seconda).
Il provvedimento è stato adottato in seguito a una maxi rissa tra afghani e pachistani – alcuni dei quali con precedenti – armati di bastoni in largo Barriera Vecchia, una delle zone del centro dove con più frequenza si sono registrati fatti di cronaca che hanno destato l'allarme della cittadinanza. Frequenti in particolare le risse, anche con uso di coltelli. La violenza spesso è legata a consumo di alcol o droghe, o allo spaccio.
Le tre zone rosse interessano ampie zone del centro. Una sta nel cuore della città e abbraccia il molo Audace (il molo monumentale davanti a piazza Unità d'Italia) e piazza Verdi (davanti al teatro lirico della città), a due passi dal salotto buono di Trieste. Una seconda si estende dalla zona antistante la stazione dei treni (piazza Libertà) fino a piazza Oberdan, dove ha sede il Consiglio regionale. L'area dello snodo ferroviario è zona dove stazionano o dormono all'addiaccio migranti arrivati a Trieste dalla Rotta balcanica. I residenti lamentano degrado. La terza, come detto, coinvolge un'ampia zona attorno a largo Barriera (da via Donadoni fino a piazza Goldoni). A Gorizia e Monfalcone non è stata attivata alcuna zona rossa.
Treviso
A Treviso non è stata ancora istituita la prima zona rossa, ma ormai è questione di poco tempo. Si tratterà di un'unica area, questo almeno in una prima fase. E comprenderà il quadrante della stazione ferroviaria e di via Roma, fino a ponte San Martino. Ad anticiparlo, a fine gennaio, è stato lo stesso sindaco Mario Conte, che di fatto ha già ratificato il provvedimento al quale manca soltanto il timbro della Prefettura.
La zona sarà off limits per chi è già stato segnalato o ha precedenti penali (l'idea del ministro Piantedosi è appunto quella di rendere sicure le zone più calde delle città) e sarà ratificata nel prossimo comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura. Ma Conte ha sostanzialmente già svelato il progetto interforze che ha portato a individuare nell'accesso alla città da Sud l'area sulla quale applicare le misura disposte dal ministro degli Interni.
Il criterio è semplice: «È la zona dove si sono concentrati in passato diversi episodi, quella da tempo attenzionata. Con polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale abbiamo dunque concordato questa ulteriore misura di attenzione, per aumentare la sicurezza collettiva». Nella stessa area, tra l'altro, sono in programma lavori per risistemare i marciapiedi e potenziare l'illuminazione. Non solo, sarà rimossa l'edicola chiusa, e al suo posto sarà installato il presidio interforze con telecamere e appoggio logistico a disposizione di tutte le forze dell'ordine. «Anche questo – aveva aggiunto Conte – consentirà una presenza sempre più costante, e molto più operativa nel cuore della zona più sorvegliata».
Sembrava soltanto un'eventualità, a Treviso, l'istituzione di zone rosse nel centro. Ma la recrudescenza del fenomeno delle baby gang, soprattutto nel quadrante tra la stazione ferroviaria e ponte san Martino, ha reso necessaria l'applicazione di una misura forte. In città risuona l'eco di tanti episodi di violenza. Tra tutti, l'omicidio di Francesco Favaretto: il 22enne che ha perso la vita dopo essere stato accoltellato poco distante, in via Castelmenardo.
Udine
Lo scopo è quello di rendere Udine sicura, per fare in modo che anche i luoghi considerati più a rischio siano a piena disposizione dei cittadini. Per questo il Comitato di ordine e sicurezza pubblica a metà gennaio ha individuato nel capoluogo friulano le zone rosse: il centro storico, borgo stazione, l'area compresa tra via Buttrio e via Giulia e il parco Moretti. Nel dettaglio, il perimetro interessato dal provvedimento comprende: viale Trieste, piazzale Oberdan, via Renati, via Caccia, piazzale Osoppo, via San Daniele, piazzale Diacono, viale Bassi, Piazzale Cavedalis, viale Ledra, via Moretti, via Mentana, via Podgora, viale Venezia, piazzale XXVI Luglio, viale Duodo, piazzale Cella, via delle Ferriere, via Marsala, via della Madonnetta, via Picco, viale Palmanova, via Pietro di Brazzà, via Pradamano e via Buttrio. Si tratta di zone dove più volte, in passato, si sono verificati episodi di spaccio, microcriminalità (come furti, rapine), violenza (risse, aggressioni, anche da parte di baby gang), vandalismi e degrado in generale (dagli accessi abusivi agli edifici abbandonati e alle aree ferroviarie in disuso all'abbandono di rifiuti).
Ed è proprio in una delle vie del centro che, nella notte tra sabato 22 e domenica 23 giugno 2024, l'imprenditore Shimpei Tominaga perse la vita dopo aver ricevuto un pugno dritto in faccia per aver cercato di sedare una rissa tra cinque ragazzi. Nelle zone rosse è dunque vietata la presenza di soggetti con precedenti penali o comunque pericolosi, in modo da poterne disporre l'allontanamento. Si dà cioè alle forze dell'ordine il potere di allontanare subito le persone pericolose, coloro che si dimostrano aggressivi e potenzialmente pericolosi per la sicurezza pubblica e che siano già destinatari di segnalazioni all'autorità giudiziaria per reati inerenti spaccio, rissa, lesioni personali colpose, ma anche furti, rapine, danneggiamento, detenzione e porto abusivo di armi. Dall'istituzione delle zone rosse, al 30 gennaio, risultavano cinque gli allontanamenti.
Venezia
Per Venezia le "zone rosse" non sono una vera novità. Di fatto, sovrapponendo le varie aree sensibili previste nel regolamento comunale, tutto il territorio di centro storico e terraferma hanno da anni in vigore un meccanismo molto simile a quello che è previsto quest'anno nelle indicazioni del ministero dell'Interno: le forze dell'ordine possono infatti far scattare controlli personali e, di conseguenza, disporre gli allontanamenti per chi non risulti in regola in tutta l'area monumentale lagunare, nelle piazze di Mestre, Marghera e frazioni, entro duecento metri da tutte le scuole, le strutture sportive, le chiese, nei dintorni di terminal automobilistici, ferroviari e aeroportuali; insomma, in pratica a ogni angolo di marciapiede e a ogni calle o campiello.
Questo, comunque, non significa che la circolare del Viminale sia rimasta lettera morta in laguna: in corrispondenza del Carnevale, infatti, la Prefettura ha deciso per un ulteriore rafforzamento del sistema, andando a individuare delle zone "super-rosse" dove le verifiche saranno costanti, così da scongiurare qualsiasi problema in quello che è il periodo più caldo dell'anno veneziano. Obiettivo dichiarato è intercettare eventuali arrivi a rischio, ecco perché le zone individuate sono quelle di piazzale Roma – porta d'accesso al centro storico per chi arriva in automobile o con un autobus – la stazione ferroviaria di Santa Lucia e quella di Mestre; sono anche i punti di laguna e terraferma dove si concentrano anche i casi di aggressione, furto, rapina e spaccio. A questi si è poi deciso di aggiungere anche Marghera – l'annuncio è di una settimana fa – proprio perché altrettanto a rischio. «Si tratta di una sperimentazione», ha spiegato il prefetto Darco Pellos, «che potrà essere replicata negli altri grandi eventi importanti: cercheremo di adottarlo per la Biennale architettura, in arrivo c'è la conferenza delle regioni d'Italia, la Mostra del Cinema. Prendiamo tutte le misure possibili a disposizione»
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