La profezia del parroco di Schiavon da dove è partito Parolin: «Qui abbiamo un Papa»

La famiglia del cardinale, segretario di Stato della Santa Sede, vive ancora nel paese in provincia di Vicenza. A Pasquetta  era atteso a pranzo dalla sorella: «Da piccolo giocava a fare il sacerdote e diceva già la messa in latino»

Laura Berlinghieri
Maria Scuccatoe Giovanni Bertinazzo, che hanno rilevato il negozio dal padre di Parolin, vivendo sette mesi con la famiglia Parolin a Schiavon
Maria Scuccatoe Giovanni Bertinazzo, che hanno rilevato il negozio dal padre di Parolin, vivendo sette mesi con la famiglia Parolin a Schiavon

 

La statale che taglia in due il paese. Poi la piazza già assolata, con il municipio, la biblioteca e la scuola elementare, dove insegnava la madre. E, poco più in là, la chiesa principale, con l’asilo parrocchiale e i bambini che colorano di festa questo paese da 2.600 anime, alle porte delle prealpi beriche.

Schiavon. È in questo incrocio di strade che è nato ed è cresciuto Pietro Parolin, che a queste coordinate è ancora “don Piero”. Cardinale, segretario di Stato della Santa Sede, braccio destro di Papa Francesco. E, anche per questo, tra i più titolati ad assumerne l’eredità.

Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano
Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano

«Se succede, scendiamo a Roma. Addobbiamo il negozio coi festoni e tutto il resto. E magari cambiamo pure nome al paese, come hanno fatto a Riese» dice Giovanni Bertinazzo.

Il 22 aprile, a Schiavon, era quasi tutto chiuso: due dei tre bar lungo la via principale, la trattoria. Il punto d’incontro è il negozio di ferramenta. È da qui che bisogna partire per incontrare il “Pietro” bambino.

Nella casa che fu di Parolin

Via Roma, civico 45. Lì dove oggi, al piano terra, c’è un salone d’acconciatura. E, 70 anni fa, viveva la famiglia Parolin. Erano gli anni del boom economico, del coraggio e dei salti nel vuoto per cercar fortuna. E così Luigi, che al piano terra di quella villetta aveva il negozio di ferramenta, decide di vendere, mettendosi a commerciare attrezzi agricoli e bombole.

L’edificio al civico 45 di via Roma, a Schiavon, ora salone d’acconciatura
L’edificio al civico 45 di via Roma, a Schiavon, ora salone d’acconciatura

«Era il 1963. Ho rilevato l’attività e, con mia moglie Maria e mio figlio Maurizio, mi sono trasferito in quella casa. Vivevamo con loro. Fino alla morte di Luigi, in un incidente stradale» racconta Bertinazzo, che nel frattempo, col negozio, si è trasferito dall’altra parte della strada.

In quella casa, in sette, hanno vissuto sette mesi. «Con un bagno solo, senza lavastoviglie. Ci davamo il turno per lavare i piatti. Ventimila lire d’affitto al mese, poi abbiamo comprato» racconta.

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Gli altarini sulla terrazza

“Pietro” aveva otto anni. «Ma loro già lo vedevano Papa» sorride Maurizio, indicando i genitori. A spiegare che cosa significhino quelle parole è sua mamma, Maria Scuccato: «Aveva il suo modo di giocare. Faceva degli altarini sulla terrazza. E poi indossava una camicia bianca e il grembiule della mamma. Giocava a fare il sacerdote».

È un paese che sembra non avere conosciuto le brutture del mondo. Dove gli anziani aprono le porte di casa e ti fanno accomodare nel salotto. Ma forse è l’evocazione di “don Piero” a essere un passe-partout. Basta fare un passo per inciampare in un ricordo. In una persona che l’ha conosciuto, bambino. In questo paese dalla superficie da scalfire – «Giornalista? Solo oggi siete venuti in quattro» dice Leonardo, dal Caffè centrale – ma che poi rivela legami, anche dopo un primo «lo conosco appena».

La festa a sorpresa per mamma Ada

La trattoria Ai due ponti, dove qualche anno fa è stata organizzata una festa a sorpresa per Ada Miotti, e il figlio Pietro si è presentato a sorpresa. Caffè centrale, al civico 145 di via Roma; Catia, la titolare: «Mio fratello era a scuola con don Piero». Il negozio d’arredamento Annie Claire, 200 metri più avanti, con Massimiliano Parolin, cugino del cardinale: «Mi ha battezzato lui. Ed è pure venuto a benedire il negozio».

Sergio, cugino del cardinale Pietro
Sergio, cugino del cardinale Pietro

Un altro cugino, Sergio Miotti, si paleserà durante il nostro passaggio dal ferramenta: «Entrambi chierichetti. Io ero tremendo, pure ateo, e a 12 anni ho mollato. Ma Piero aveva una fede solidissima». E poi la zia Bruna, che abita in via Dante, a pochi minuti dalla nuova casa dei Parolin: una bella villetta che il fratello Giovanni sta risistemando. «È sempre stato un bambino sereno, tranquillo. E poi è diventato un bravissimo ragazzo» dice.

Il lunedì di Pasqua a Schiavon

Fino all’anno scorso, quando ancora c’era la mamma, «don Piero» ogni lunedì di Pasqua lo trascorreva qui, a Schiavon, dove diceva messa. Quest’anno la sorella, insegnante, lo aspettava a Sona, insieme all’altro fratello, Giovanni, giudice, e la famiglia. Ma l’improvvisa morte del Papa gli ha impedito di spostarsi da Roma.

E allora proseguiamo il nostro giro e ancora inciampiamo in conoscenze fortuite. «La zia? È la nonna della mia vicesindaca» dice il primo cittadino, Simone Dellai. E poi Elda Battaglin, che scopriamo essere la vicina di casa: «Quando è stato ordinato cardinale, siamo andati a Roma a festeggiarlo. Avevamo organizzato sette pullman. Ho detto a mio marito che, se sarà eletto Papa, voglio partire il giorno stesso». Gianna Costa, un’amica di famiglia: «Qui don Piero è sempre stato di casa, è un amico di mio figlio» racconta. E lui, Fabio De Vei, conferma: «Giocavo a calcio col fratello. Don Piero è un po’ più grande di me, ma l’ho frequentato tanto, ai tempi della parrocchia».

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Il parroco e gli studi insieme

E naturalmente il parroco del paese, don Luciano Attorni, che il cardinale lo conosce dai tempi degli studi di Teologia. «Più impulsivo io, molto più pacato e riflessivo lui, vivevamo tutti insieme, conducendo la classica vita da seminaristi: si apparecchiava la tavola, si lavavano i bagni, si scherzava e si pregava. Tempo fa, mi ha invitato a Roma a trovarlo. Abbiamo mangiato una pizza dalle parti di via della Conciliazione. Ci siamo ritrovati quando sono diventato parroco del suo paese. La pensiamo in maniera diversa su tante cose. Lui è un conservatore, ma è veramente una grande persona. Acuta, intelligente, onesta. Dice sempre quello che pensa».

Poi ci sono due anziani, che incollano delle strisce bianche sull’asfalto di via Dante. «È per una gara ciclistica in programma venerdì». Camillo De Toffoli quasi s’offende alla nostra domanda: «Certo che lo conoscevo. Era bambino, quando accompagnava la mamma a prendere la frutta nella bottega di mia moglie. Posso dire che la popolarità non l’ha cambiato».

Gli aneddoti

Lo spiegano gli aneddoti che qui, a Schiavon, conoscono un po’ tutti: i due rifiuti a Bergoglio, alle prime proposte del ruolo di segretario di Stato; la pervicacia nello studio del cinese, per non avere intermediari, nella diplomazia.

Enzo Petucco, uno dei suoi amici d’infanzia
Enzo Petucco, uno dei suoi amici d’infanzia

E poi il ricordo di un amico d’infanzia, Enzo Petucco. Parla di Parolin, che «giocava a dire la messa. Ma, visto che gli altri bambini non sapevano il latino, faceva entrambe le parti: parroco e chierichetto». Ma soprattutto racconta un episodio significativo: «Pietro avrà avuto 12 anni, era all’inizio della vita in seminario. E il parroco di Schiavon, don Augusto Fornasa, ci disse: Qui abbiamo un Papa. Ci siamo messi a ridere. Ma forse lo avevamo per davvero». —

 

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