Perché la nonna di Giulia Cecchettin è diventata un simbolo
Carla Gatto, 76 anni, in aula a Venezia al processo contro Turetta: «Spero che nessun’altra famiglia riviva una tragedia come la nostra». L’odio social per via di un libro uscito dopo la morte della nipote, ma scritto prima
Carla Gatto, 76 anni, nonna di Giulia Cecchettin, ha visto il dolore e il vuoto entrare nella sua vita in modo devastante e improvviso dopo la morte della nipote uccisa l’11 novembre 2023 da Filippo Turetta.
Giulia Cecchettin le raccontava tutto. Le raccontò anche di aver lasciato Filippo Turetta: "Nonna, l'ho lasciato" racconta Carla Gatto, "Io gli risposi che aveva fatto benissimo". Scrittrice e pittrice, madre di Gino Cecchettin, dopo il femminicidio di Giulia ha sempre cercato di sostenere il figlio nelle sue battaglie: dai giorni della scomparsa della figlia, al ritrovamento del corpo di Giulia, passando per l’arresto del reo confesso Filippo Turetta e oggi, sempre con la stessa dignità, anche in aula di tribunale.
Il processo in corso
Durante il processo, quando il pm Andrea Petroni ha iniziato a descrivere le atrocità inflitte a Giulia, elencando le ferite provocate dalla violenza del suo ex, Carla Gatto non ha potuto fare a meno di coprirsi le orecchie.
Le parole del legale del figlio Gino, che dettagliavano le ventotto ferite alla testa, le sedici al collo e le altre agghiaccianti lesioni, hanno sopraffatto la donna, che ha reagito istintivamente cercando di isolarsi da un dolore che ormai sembrava impossibile da contenere.
«È stato meglio che non sia venuto mio figlio», ha detto Carla in un momento di pausa, con voce rotta dal dolore.
«Giulia non ce la restituirà più nessuno. Di lei resterà soltanto una tomba». Eppure, nonostante il peso di questa tragedia, la nonna di Giulia è rimasta in aula, al fianco della famiglia, promettendo di esserci anche durante la sentenza del 3 dicembre, che segnerà l'epilogo di una battaglia legale che non può restituire ciò che è stato perso.
Un dolore infinito
Carla Gatto ha vissuto la tragedia della morte di sua nipote con profondo smarrimento, ma anche con fermo impegno verso una causa più grande: prevenire che altre famiglie vivano lo stesso dolore.
Una donna forte, che ha sempre cercato di trasmettere amore e valori ai suoi figli e ai suoi nipoti, ma quando la violenza ha strappato via sua nipote, ha dovuto confrontarsi con un dolore che va al di là di qualsiasi immaginazione.
Carla, nel corso dell’ultimo anno, ha sempre cercato di capire il lato umano e psicologico della situazione, cercando di mettere in discussione il modello di vita frenetico e superficiale che, secondo lei, spesso crea le condizioni per tragedie come quella che ha colpito Giulia.
«Quando un padre dice “Io ho dato tutto”, cosa ha dato?», ha spiegato in un’intervista recente. «Una macchina, un vestito firmato, una vacanza? Se manca l’amore e la conoscenza dell’animo del figlio, a cosa serve?»
Un pensiero che Carla ha espresso con la consapevolezza che spesso i figli si sentono soli e si aggrappano a chiunque dia loro un po’ di affetto, come è accaduto con Giulia e Filippo.
Il libro di Carla Gatto e le polemiche
La passione di Carla Gatto per la scrittura l’ha portata a pubblicare il suo primo libro, "Con lo zaino in spalla e...", un'opera che aveva iniziato a scrivere prima della tragedia.
Durante un incontro in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Carla aveva dedicato il suo libro alla memoria di Giulia, la cui vita è stata brutalmente stroncata. Ovviamente, non suscitando insinuazioni di poco conto su di lei: voci e commenti vomitati sui social in cui la si accusava di approfittare del tragico momento per sponsorizzare il suo libro.
Sempre da lì, sempre dai social. Si leggevano commenti quali:
Nipote morta, ma lei promuove il libro
Ancora: "Come si fa a presentare un libro mentre praticamente stanno eseguendo l'autopsia della nipote barbaramente uccisa?" Parole vomitate su di una persona che lottava per tenere unito quel che rimaneva delle cose che più care gli rimanevano in vita.
Anche in questa occasione, Carla Gatto, seppe esprimere tutta la sua dignità non cedendo alle provocazioni e concentrandosi sul suo obiettivo di sostenere ed essere un sostegno per Gino Cecchettin e i suoi nipoti.
Lo spiego lei stessa mentre pensava già alla stesura di un secondo libro: «Forse il prossimo libro lo dedicherò alla mia bambina, che con molto dolore mi manca», ha detto, mentre raccontava la triste realtà di una famiglia che ha visto spezzarsi la vita di una giovane donna troppo presto.
L’impegno per un cambiamento sociale
Nel suo dolore, Carla Gatto non ha mai perso la speranza credendo che la tragica morte di Giulia potesse servire da lezione per le giovani generazioni.
«Spero che quanto successo sia di esempio, spero che serva a qualcuno. Speriamo che tutto questo porti a qualcosa di buono, di meglio, a qualche cambiamento della società», dichiarava ai microfoni Rai.
La sua speranza è che, nonostante la tragedia, la vicenda di Giulia possa portare a una riflessione collettiva sul tema della violenza di genere e sul bisogno di creare un ambiente in cui i giovani possano sentirsi ascoltati, protetti e amati.
Il suo abbraccio però, non si limitò soltanto alla famiglia Cecchettin, ma seppe intercettare anche il dolore della famiglia Turetta.
«Mi spiace molto per i genitori di Filippo. Penso sia un dolore anche per loro», ha detto, riconoscendo la complessità della tragedia che ha coinvolto entrambi le famiglie. Un pensiero che dimostra ancora una volta l’immenso cuore di Carla, che nonostante tutto cerca di non perdere la propria umanità.
Giustizia per Giulia
Giulia Cecchettin non tornerà mai più, ma la sua famiglia, e in particolare Carla, continuerà a lottare affinché sua nipote abbia giustizia.
«Io penso a quello che ha sofferto Giulia in quei minuti. Ed è un dolore tremendo. La Corte prenderà la sua decisione, ma Giulia non ce la restituirà più nessuno. Di lei resterà soltanto una tomba».
Nonna Carla era presente lunedì 25 novembre al processo. C’era a ottobre, ad ascoltare la verità di Filippo Turetta. E ci sarà anche il 3 dicembre, quando la Corte emetterà il suo verdetto.
Ad accompagnarla, oltre che il dolore, anche la sua dignità.
«Mio figlio non si dà pace. Dice che, se Giulia si fosse confidata con lui, l’avrebbe potuta aiutare. Ma aveva appena perso la mamma, probabilmente non gli voleva dare questa ulteriore preoccupazione. E così lei parlava soltanto con le amiche e con la sorella Elena, che continuava a ripeterle di lasciarlo».
Nonna Carla non ha più la sua amata nipote. Ma con sé ha ancora una penna per scrivere nuove pagine e un pennello per continuare a dipingere nuovi orizzonti.
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