Le paure dei genitori, i disegni dei bambini: quelle cinquecento mail al giorno alla fondazione Cecchettin
Nei messaggi ricevuti il racconto di storie, disegni, canzoni e inviti nelle scuole. Gino Cecchettin: «Ogni messaggio è prezioso ed è segno di speranza». Le volontarie: «Nessuna voce dovrà rimanere inascoltata»
Cinquecento e-mail al giorno. Storie, lettere, disegni, poesie, canzoni. Un fiume in piena, che ha travolto la fondazione dedicata a Giulia Cecchettin, nata soltanto due settimane fa.
C’è Lara. A cui la storia di Giulia ha salvato la vita. Le ha dato la forza di aprire gli occhi e liberarsi dalla tela di sottomissione e svalutazione che era la sostanza della sua relazione tossica.
Le storie alla Fondazione
C’è il laureando, che ha deciso di culminare il suo percorso accademico con una tesi dedicata a Giulia, per parlare di violenza di genere. Ci sono le fotografie: le scarpe rosse, i tramonti. Ci sono i disegni dei bambini, dedicati a questa ragazza la cui storia è scivolata delicata, ma rumorosa, sotto i portoni delle case, per entrare nei discorsi di tutti i giorni, nella voglia, che è urgenza, di cambiamento.
E poi ci sono le donazioni – tante, anche queste: da cittadini, studenti, pensionati, e poi aziende, grandi e piccole.
Ma, soprattutto, c’è il racconto delle vicende personali: tante, tantissime. I ringraziamenti, le confidenze.
«In moltissimi ci scrivono per condividere la loro storia o quella di persone care. E tanti cercano un contatto con Gino, che ringraziano per la sua forza, il suo coraggio e il suo voler interpretare attivamente questo dolore personale» spiega una delle quattro volontarie impiegate quotidianamente a leggere e smistare questa valanga di contatti e di preghiere, «Ci sono le richieste di un sostegno per difficoltà familiari personali: genitori che chiedono aiuto per le figlie, donne in situazioni familiari complesse, che si sfogano e cercano un appoggio, dimostrando fiducia e aspettative che non possono essere disattese».
Per questo, ogni messaggio riceve una risposta unica, differente. Una mano pronta ad accogliere, per afferrare quella che si protende.
Come lavora la Fondazione
«Dietro ogni mail c'è una storia, un gesto di solidarietà, un grido d'aiuto o un'offerta di collaborazione, che dimostrano quanto Giulia e la sua vicenda abbiano toccato profondamente i cuori di tante persone. Ogni messaggio ricevuto è prezioso, non solo perché ci permette di costruire legami, ma anche perché ci ricorda che la missione della fondazione va ben oltre la memoria di Giulia: è diventata un punto di riferimento per chi vuole combattere la violenza di genere, sostenere chi ne è colpito e creare una società più giusta e rispettosa» spiega Gino Cecchettin, impegnato quotidianamente in un pellegrinaggio che è il cuore stesso della sua fondazione, il suo obiettivo diffuso: raccontare, sensibilizzare per aiutare ragazzi e ragazze a riconoscere i segnali delle relazioni pericolose, per poi distanziarsene.
E così, tutti i giorni, accanto ai messaggi delle persone che si rivolgono alla fondazione per esprimere vicinanza, solidarietà e considerazioni sul tema, ci sono «gli studenti, gli insegnanti, i dirigenti scolastici di tutta Italia, che si rivolgono a Gino, invitandolo a scuola. Oppure inviano delle loro riflessioni e i lavori fatti in classe. E poi ci sono i docenti e gli studenti universitari, che lo invitano nei rispettivi atenei e propongono delle collaborazioni.
Una rete che cresce
I sindaci, gli assessori, per le iniziative più varie, che coinvolgono scuole, associazioni, biblioteche. E poi gli artisti che offrono le loro competenze e le loro opere per eventi o mostre. I promoter di eventi sportivi e benefici.
Le associazioni, i professionisti – psicologi, psichiatri, giuristi – che si mettono a disposizione della fondazione. E poi le persone che hanno assistito alla presentazione del libro dedicato a Giulia e vogliono mantenere un rapporto con Gino».
Un grande mondo, un caleidoscopio di storie personali e di luci accese su un tema, che è diventato il nocciolo della società che vogliamo diventare. «Siamo stati sorpresi dalla mole di messaggi – conferma la volontaria – Ma ci siamo organizzate e il nostro obiettivo è rispondere a tutte le mail del giorno e, pian piano, smaltire il pregresso che si è accumulato nei mesi. Non vogliamo che neanche una sola voce rimanga inascoltata. Ci crediamo, siamo emotivamente coinvolte: è un’attività che dà tanto, allena all’ascolto e offre uno spaccato d’Italia inaspettato, con punti di vista diversi, ma con la stessa necessità di partecipare, attivarsi e stare vicino a Gino».
Di fronte alle parole in fila sullo schermo del computer, le volontarie cercano di cogliere le sfumature, individuare bisogni e aspettative.
«E io vorrei ringraziare personalmente tutti coloro che scrivono, perché ogni mail è per noi una testimonianza di vicinanza e speranza – dice Gino – E poi ringraziare i volontari, per il loro impegno straordinario. Per loro provo gratitudine e ammirazione». È la grande rivoluzione di civiltà e nuova consapevolezza, iniziata da Giulia.
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