Un dipinto di Caravaggio in mostra gratuitamente a Gorizia

È il regalo alla cittadinanza da parte della Fondazione Carigo per Go!2025: il dipinto “La presa del Cristo nell’orto degli ulivi” sarà visibile da aprile a giugno in via Carducci

Alex Pessotto
“La presa del Cristo nell’orto degli ulivi” di Caravaggio
“La presa del Cristo nell’orto degli ulivi” di Caravaggio

La Capitale europea della Cultura porta a Gorizia un dipinto di Caravaggio. O, meglio, a portarlo è la Fondazione Carigo che intende così far un regalo alla cittadinanza, come hanno annunciato Alberto Bergamin e Rossella Digiusto, presidente e direttore generale dell’istituzione.

Il quadro si potrà vedere gratuitamente in una nuova sala della sua sede, in via Carducci, da inizio aprile a fine giugno: “La presa del Cristo nell’orto degli ulivi”, che più di qualcuno ricorderà perché nel recente passato era stato esposto a Illegio in occasione della mostra “Coraggio”, curata da don Alessio Geretti.

Attualmente, sono note due versioni del lavoro, entrambe attribuibili alla mano di Michelangelo Merisi. La prima, di proprietà della comunità gesuita, è una tela attribuita al pittore maledetto nel 1993, anche se la sua paternità non è universalmente riconosciuta. Ora, conservata a Dublino, è in prestito a tempo indeterminato alla National Gallery of Ireland.

La seconda, quella che potremo ammirare a Gorizia, appartiene invece alla collezione privata dell’antiquario romano Mario Bigetti, che aveva acquisito l’opera nel 2003 dalla collezione Ruffo di Calabria.

Ed è questa, in particolare, la cosiddetta versione “ex Sannini” del dipinto: era stato Roberto Longhi, fondamentale per la riscoperta di Caravaggio, a individuarla a Firenze, nella collezione della famiglia Sannini, da cui prende il nome. La presentò nel 1951 alla mostra “Caravaggio e i Caravaggeschi”, al palazzo Reale di Milano, attribuendola però non al Merisi, bensì a un semplice copista, anche perché i restauri ne avevano alterato la leggibilità.

Quindi, era stato Mario Bigetti a sottoporre il capolavoro a indagini radiografiche che suggeriscono la sua attribuzione al Maestro. Al punto che lo storico dell’arte Sir John Denis Mahon, il quale aveva individuato la mano del Merisi nella versione di Dublino, aveva poi finito per ipotizzare la versione Bigetti quale originale e quella irlandese quale copia autentica, sempre realizzata da Caravaggio poco dopo.

Le due opere sembrano risalire al 1602-1603. Caravaggio sarebbe morto nel 1610, a Porto Ercole, a 38 anni, dopo una vita che è eufemistico definire tumultuosa.

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