Da Gauguin a Hopper: Marco Goldin presenta un viaggio fra suoni e colori con i pittori del confine

Presentata con una serata evento al Teatro nuovo Giovanni da Udine la grande mostra che sarà inaugurata l’11 ottobre a Villa Manin, nell’ambito di Go2025. Sul palco, oltre al curatore, anche Remo Anzovino che si è esibito con la Fvg Orchestra

Fabiana Dallavalle
La mostra è stata presentata nel corso di una serata evento al Teatro Giovanni da Udine
La mostra è stata presentata nel corso di una serata evento al Teatro Giovanni da Udine

Un committente generoso e illuminato contatta un curatore esperto e dalla solida reputazione, condividono il tema della mostra e si accordano sugli spazi per l’esposizione.

Poi il curatore comincia la ricerca. Sente per i prestiti delle opere che ha in mente musei e collezionisti privati, e contemporaneamente lavora al catalogo e all’audio guida. Ma a Marco Goldin, curatore della mostra internazionale “Confini da Gauguin a Hopper”, tutto questo, che è già lavoro di un paio di anni, non basta.

La mostra che si condensa attorno alla parola “confini” tema guida della capitale europea della cultura 2025, Nova Gorica e Gorizia insieme, prevede anche una serata-evento, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine a introdurre la grande mostra che si inaugurerà l’11 ottobre a Villa Manin di Passariano.

Marco Goldin sul palco
Marco Goldin sul palco

Sul palcoscenico del teatro, esaurito in ogni ordine di posti, lo stesso Goldin organizzatore e critico d’arte e autore di una drammaturgia scritta grazie a un video introduttivo che sposa la tecnologia all’affabulazione e anticipa la veduta di alcune sale dell’Esedra di Levante a Villa Manin, le immagini delle opere selezionate tra le oltre centoventi in mostra, la musica scritta da Remo Anzovino, al pianoforte e la Fvg Orchestra (direzione artistica di Claudio Mansutti).

«I pittori del confine – dice Goldin – sono viandanti. Non buon viaggio, ma avanti viaggiatori». L’incipit del curatore è suggestivo. Suggerisce «seguitemi, da ora in poi vi porterò altrove». La parola guida “confini” dilatata, amplificata, condotta anche verso le regioni del silenzio e infine volta dal singolare al plurale trova rappresentazione nei quadri che evocano il confine dell’Universo e quello dell’anima che toglie il respiro, i confini della natura con il mare, la montagna, il cielo.

Ha partecipato alla serata anche Remo Anzovino, che si è esibito con la Fvg Orchestra
Ha partecipato alla serata anche Remo Anzovino, che si è esibito con la Fvg Orchestra

Dei cinquanta pittori europei e americani dell’Ottocento e del Novecento selezionati per la mostra, Goldin sceglie per affascinare la platea quelli più conosciuti, i grandi romantici come Turner, Friedrich, Constable, i preimpressionisti come Courbet e poi Monet, i post-impressionisti, Van Gogh, Gauguin, Cezanne, fino a Modigliani, De Stael, Mondrian, Munch, Rothko, Bacon ma anche i meno noti al grande pubblico, Diebenkorn e Wyeth. Il percorso aperto tra i due Continenti segue il ritmo di una pulsazione più forte del cuore davanti alla distensione dell’Universo, o dei campi di grano o dei giardini, fuori e dentro di noi.

Ci sono la Normandia e la Giverny di Monet, i ritratti di Van Gogh con gli occhi che sono un muto grido di dolore quale esempio di un certo tipo di ritratto e molta pittura americana con la figura collocata nello spazio, sulla porta di una casa quadrata bianca, affacciata sull’immenso. Sono i quadri più estranianti, in cui entrano la psicanalisi e il grande romanzo americano e il senso di solitudine dell’individuo rispetto allo spazio è una vertigine. Che sia lo spettatore a guardare i quadri o i quadri a scrutare l’animo dello spettatore evocando paesaggi, confini interiori appunto, non è importante capirlo.

Certamente l’idea di anticipare in un teatro una mostra d’arte è vincente. In nessun altro luogo come nel tempio laico della cultura che è il teatro puoi raccontare così tanta bellezza incorporea. Perché, occorre ricordarlo, solo il quadro dal vivo riesce a sedurre e condurre il visitatore di una mostra allo straniamento. Eppure, con la consapevolezza e l’onestà che sul palcoscenico non puoi che portare delle immagini, scegliendo di accompagnare le spiegazioni e le visioni con la musica dal vivo, la suggestione è potente.

Remo Anzovino con la sua musica cinematografica e gli ottimi musicisti della Fvg Orchestra regalano alle opere il soffio della vita, del vento nei campi o tra le nuvole, l’ondeggiare dei fiori, la luce abbagliante dell’acqua, il buio della notte. Goldin è bravo. Instancabile. Una mostra così è frutto della conoscenza, dello studio, delle letture fatte in una vita intera, il frutto di un’emozione tanto intensa e senza confini, verso la pittura. Si sente che la passione per quello che fa è assoluta e sul palco è un tipo di sentimento che ha il potere di passare oltre e arrivare al pubblico.

La poesia, infine, letta da Goldin all’inizio di ogni area tematica: Whitman di Foglie d’erba, Lucrezio del De Rerum Natura e Gauguin di Noa Noa, costruisce ponti, aggancia l’immaginazione. Si arriva in finale senza accorgersi di aver assistito a una lezione d’arte di oltre un’ora e mezza, consapevoli che lo spettacolo messo in scena ha il senso miracoloso di rievocare il tempo e i confini che la mostra racconterà ai fortunati visitatori che verranno nella nostra regione. Prima dell’ultimo brano affidato a Remo Anzovino, al suo pianoforte gran coda e all’Orchestra Fvg, con il quadro di Hopper sullo sfondo, l’omaggio del curatore: «Grazie al presidente Fedriga e alla Giunta per la fiducia. Riuscire a fare una mostra così non capita tutti i giorni». 

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