Le due Gorizie si svelano attraverso attraverso 111 luoghi

Da Michelstaedter alla granata ancora conficcata in un edificio. Antonella Gallarotti propone spunti di viaggio attraverso il confine

Margherita Reguitti
La doppia linea di mattoni rossi che al cimitero di Merna ricorda dove una volta passava il confine. Foto Kosic
La doppia linea di mattoni rossi che al cimitero di Merna ricorda dove una volta passava il confine. Foto Kosic

Uno strumento necessario che con leggerezza, attraverso spunti di approfondimento e sintesi ma divertendo, vuole far conoscere Gorizia e Nova Gorica, prime città della storia ad essere capitale europea della Cultura.

È uscito in libreria “111 luoghi di Gorizia e Nova Gorica che devi proprio scoprire” di Antonella Gallarotti, edito dai tipi di Emons (pagg. 240, euro 16.95), corredato dalle fotografie inedite di Benedetto Kosic, goriziani innamorati di questa terra.

«Perché raccontare Gorizia e Nova Gorica? Perché sono inaspettate e vi sorprenderanno», recita la sintetica introduzione. Questo vale per i forestieri ma anche per i locali, in quanto spesso il troppo vicino risulta “velato”. Ma anche perché sono due città «al di fuori dei circuiti turistici tradizionali», ma incredibilmente vicine a luoghi naturali di grande bellezza, cosi come a vestigia di una storia importante nei secoli e soprattutto vi sono rintracciabili orme di storie personali e di comunità affascinanti.

«Una pubblicazione non in concorrenza o alternativa con altri testi – sottolinea Antonella Gallarotti, scrittrice, per oltre 40 anni bibliotecaria – in quanto per la sua struttura editoriale si propone come spunto per un viaggio di conoscenza di queste terre che, a lungo divise, oggi hanno ritrovato un passo comune».

Una lettura della storia, dell’urbanistica, dei personaggi e dei luoghi davvero sorprendente e divertente senza abbassare l’asticella della serietà di proposta e racconto. Un esempio? Avvicinarsi alla figura di Carlo Michelstaedter (1887-1910), filosofo e artista, una delle menti più brillanti del ’900 morto suicida a 23, attraverso le papille gustative avvolte dal sapore dei “cazzetti”, biscotti di mandorla che tutt’oggi sono prodotti nella pasticceria di piazza della Vittoria, al piano terra della casa abitata dalla famiglia.

Il viaggio sulla orme di Carlo prosegue poi nel ghetto ebraico ma anche alla Biblioteca Statale Isontina dove è custodito il suo fondo, ricordando i fatti tragici accaduti a Villa Elda appartenuta alla sorella. Lo si incontra alla fine di via Rastello raffigurato in bronzo e lo si ritrova nel cimitero ebraico Valdirose-Rožna Dolina alla periferia di Nova Gorica.

Un strumento per ritrovare notizie sepolte: che la Libreria cattolica di piazza della Vittoria è la più antica della regione, aperta prima della celeberrima “Saba” di Trieste; che in via Rastello nacque Luigi Spina il giovane che nel 1962 scavò un tunnel sotto il muro di Berlino; che lungo il confine a Vetojba i soldati della Federativa “spiavano” i goriziani che transitavano sulla SS14. Oggi la torretta è il museo più piccolo d’Europa.

Scoprire la linea di confine del cimitero di Merna che nel 1947 divise le tombe di una stessa famiglia. Un libro che insegna a guardare in alto per vedere che al secondo piano del civico 67/73 di corso Verdi una granata è ancora conficcata nella facciata. Pare un bocciolo ma è una ferita ricordata dalla data di inizio e fine del conflitto.

Pochi sanno che la prima vittima civile nel 1915 in città fu Orsola Rio Vattolo, così come che una scalinata nel quartiere della Campagnuzza ricorda le scrittrici goriziane. La natura è protagonista nei giardini delle case del centro, fra i rododendri del giardino Viatori e nel parco botanico del Rafut, costruito attorno alla villa in stile moresco da Antonio Lasciac (1856-1946), capo architetto dei reali d’Egitto.

Le fotografie inedite di Benedetto Kosic dialogano con il testo di Antonella Gallarotti con la forza di dettagli che raccontano storie di famiglia e dell’uso di pandùri, teste maschili in pietra dalle fattezze arcigne che, dall’alto dei portoni, avevano compiti di “antifurto”.

Lo scatto dell’Ossario di Oslavia, perfetto per nitore e equilibri di costruzione, mostra la morfologia del paesaggio fra colline di due nazioni sullo sfondo delle Alpi Giulie.

Dettagliate mappe aiutano nella comprensione degli itinerari possibili e loro collocazioni geografiche. Se diverse sono le narrazioni della storia, la millenaria Gorizia e la meno che centenaria Nova Gorica, condivisa è la volontà di supera il passato verso il futuro, e questo libro è utile strumento per scoprire - dall’etimo toglie ciò che copre -, ma è anche un “Virgilio” per andare in cerca, ritrovare, capire e conoscere.

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