Mattarella e Pahor premiati a Gorizia: «Da confine a opportunità»
L’ex leader sloveno ha ricambiato l’affetto: «Caro amico, insieme abbiamo fatto qualcosa
di buono»

Più che a due Presidenti della Repubblica (uno emerito), è stato un premio a due amici. Che si stimano e parlano la medesima nobile lingua: quella della collaborazione, della cooperazione, della pacificazione.
Lo si è capito, una volta di più, questa mattina, sabato 15 marzo, quando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’ex Capo di Stato sloveno Borut Pahor hanno ricevuto, a Gorizia, il premio Santi Ilario e Taziano in un teatro Verdi sold-out.
Una cerimonia solenne in cui caldo e sincero è stato l’abbraccio dei goriziani. E chi non era riuscito ad ottenere il pass per assistere alla cerimonia ha voluto, comunque, essere presente all’esterno, nonostante la giornata uggiosa: chi sotto uno striminzito ombrello, chi sotto le tettoie dei negozi. Una festa di popolo.

Gorizia e Nova Gorica, ancora una volta, hanno lanciato il messaggio che una nuova Europa può esistere.
«Questa città - le parole di Mattarella - vive un anno straordinario: un mese fa ero qui per celebrare l’inizio della Capitale europea della cultura. Credo che tutti, quel giorno, in Piazza della Transalpina, abbiamo avvertito di essere testimoni di un momento di rilevanza storica per il futuro d’Europa. Al Presidente Pahor e a me è toccato in sorte felice di assistere in prima persona a un evento straordinario: la progressiva trasformazione di un confine, concepito come traccia divisoria nel cuore di una città e di una popolazione, a luogo di incontro e di condivisione».

Il Capo dello Stato ha insistito sul ruolo di «crocevia di popoli, lingue, culture diverse» rivestito da questo territorio che ha scelto la pacificazione. «Ma il merito non è di singole persone né delle istituzioni, è frutto delle nostre società civili che hanno saputo, con pazienza, ricostruire quei legami di amicizia, di solidarietà, di fiducia reciproca che i funesti eventi del Secondo conflitto mondiale, e degli anni precedenti, avevano reciso. E' ai cittadini di queste terre che dobbiamo il successo di questo percorso: società mature, cresciute in democrazia, con efficaci anticorpi rispetto a lusinghe di sterili e pericolosi nazionalismi che hanno arrecato tanti gravi danni».

Mattarella ha voluto citare, nel suo discorso, il fisico Carlo Rubbia «illustre goriziano vincitore del Nobel». «Nel discorso pronunciato in quell’occasione, nel 1984, sottolineò come le scoperte scientifiche per le quali veniva premiato nascevano da un laboratorio “costruito sull’idea stessa di un mondo aperto per la scienza, quale prerequisito per sviluppi pacifici”, richiamando l’importanza di uno “spirito di desiderio collettivo di scoperta, e non di potere o lotta”. Principi che ritroviamo nel percorso straordinario di Borut Pahor con il quale sono lietissimo di condividere questo premio».
Un altro riferimento è andato all’artista Anton Zoran Music, arrestato e deportato a Dachau durante la Seconda guerra mondiale e il primo ad essere insignito (era il 2001) del premio dedicato ai patroni di Gorizia. «L'orrore dei campi di concentramento e il lungo inverno dei genocidi dopo il '45 si sono ripetuti troppe volte - ha proseguito Mattarella -. Non è l'abbandono alle illusioni a evitarli ma l'impegno dei popoli e il coraggio delle istituzioni di non venir mai meno al rispetto della dignità delle persone».

Infine un ringraziamento alla città. «Sono grato di ricevere il riconoscimento intitolato a Ilario e Taziano, santi alle radici della fede cristiana nel cuore d’Europa e pilastri di una Chiesa, quella di Aquileia, capace di tenere insieme popoli e culture diverse».
Calorosa la stretta di mano con Pahor, «l’amico Borut». Il quale ha iniziato il suo discorso in lingua slovena per, poi, concluderlo in un perfetto italiano, senza l’ausilio del traduttore. E si è rivolto subito a Mattarella, definito «statista saggio e coraggioso». «Ringrazio di cuore per questo alto riconoscimento - ha esordito l’ex Capo dello Stato -. Riceverlo assieme all’amico Sergio va ad assumere, per me, un valore ancor più grande. Sono grato a tutti coloro che mi hanno cresciuto in un clima di reciproco rispetto fra sloveni e italiani. E devo dire “grazie” anche a chi mi ha incoraggiato a continuare sulla via della pacificazione».
Parole sincere, accolte dagli applausi scroscianti. «Il destino - ha proseguito - mi ha concesso di collaborare con uno statista di grandissimo valore, Sergio Mattarella. Insieme ci siamo adoperati per creare un mondo migliore. Non è sempre stato facile per noi, ma siamo stati mossi da un senso di responsabilità per costruire un futuro comune europeo. Caro amico, abbiamo fatto qualcosa di buono».
Pahor ha fatto un parallelo con la situazione odierna, fatta di conflitti e odio. «Oggi si fa largo la logica della forza bruta. E l’Europa, in questo frangente, si dimostra debole ma il suo riscatto va ricercato nella convivenza, nei diritti umani, nella collaborazione: ciò che Gorizia e Nova Gorica già incarnano. È fondamentale che l’Europa sia coesa. Sarà difficile, ma non dobbiamo arrenderci e cedere alla disperazione. Insieme, ce la faremo». Un messaggio dal grande spessore morale in una cerimonia che ha voluto essere una pagina di speranza e di fiducia.
Mattarella e Pahor, ha spiegato il sindaco Rodolfo Ziberna, sono stati premiati «per averci aiutato a comprendere come il confine, questo confine, torna ad essere un elemento di scelta di unione laddove un tempo “tagliava” il tessuto di una realtà unitaria, ancorché appartenente a due Paesi diversi. Un confine che, da frontiera di divisione, si è trasformato in elemento di raccordo e di collaborazione, punto di incontro e di aggregazione capace di generare nuove idee, di essere moltiplicatore di iniziative, capace di far crescere. Insieme». Che, poi, è lo spirito stesso della Capitale europea della cultura. Due città, un’unica città.
Da brividi le esibizioni dei ragazzi delle scuole “Locchi” e “Trinko” che hanno cantato gli Inni italiano e sloveno, e della Fanfara della Brigata Pozzuolo del Friuli che, con una decina di componenti, ha eseguito come gran finale l’Inno alla gioia. «Questa è la vera Europa». «Gorizia città di pace». —
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