Con la Capitale europea della cultura Gorizia – Nova Gorica si realizza un sogno inseguito per decenni: le tappe del percorso
Dalle prime marce dell’Amicizia alla rete della Transalpina rimossa da Brancati e Brulc nel 2004. Le tappe del cammino

È come un cerchio che si chiude, ma forse per Gorizia e Nova Gorica l’inaugurazione della Capitale europea della Cultura 2025 avrebbe piuttosto bisogno di una metafora di più ampio respiro come quella della nuova pagina di storia da scrivere insieme. Per un capitolo che si apre, ce n’è però sempre uno che si chiude e, in quello che si chiude, i protagonisti sono tanti.
Gli anni Sessanta
Guardando indietro nel tempo, per trovare le basi di Go!2025 bisogna prima di tutto fare un salto negli anni Sessanta. Erano i tempi dei sindaci Michele Martina e Joško Štrukelj. Furono loro ad avviare nella clandestinità i primi accordi tra Gorizia e Nova Gorica e, nei decenni, il loro esempio divenne un modello per altre coppie di primi cittadini.
Il gesto di Scarano nel 1990
Antonio Scarano, nella sua biografia “Il mio sogno goriziano” ricorda quando il 2 novembre 1990 il sindaco di Nova Gorica Sergeij Pelham portò un mazzo di fiori al lapidario del Parco della Rimembranza: «Nei nastri che lo avvolgevano - si legge - era scritto: “Il Comune di Nova Gorica - Alle vittime del terrore del dopoguerra”. S’inginocchio per qualche tempo in raccoglimento. Fu un gesto di grande coraggio che a lui costò molto sul piano politico! Per me fu il risultato più bello e significativo dei rapporti instaurati, in tanti anni, con i nostri vicini».
Il 2004: l’ingresso della Slovenia nell’Ue
Un altro gesto simbolico fu quello di Vittorio Brancati e Mirko Brulc che, il 12 febbraio 2004, sbullonarono fisicamente e simbolicamente il primo pannello della rete divisoria di piazza Transalpina. Pochi mesi dopo, la sera del 30 aprile, i due sindaci accolsero su quello stesso spazio transfrontaliero l’allora presidente della Commissione europea Romano Prodi che, lì, scandì il conto alla rovescia per l’ingresso della Slovenia e di altri 9 Stati nell’Ue.
Il 2007: adesione a Schengen

Il 20 dicembre 2007, in occasione dell’adesione di Lubiana al Trattato di Schengen, Brulc sollevò poi per l’ultima volta la sbarra del valico di Casa Rossa, ma lo fece con Ettore Romoli e con il presidente della Provincia Enrico Gherghetta. Romoli poi, al Teatro nazionale di Nova Gorica, nel marzo del 2017, annunciò insieme a Matej Arčon l’intenzione di candidare congiuntamente le due città a Capitale europea della Cultura 2025.
Il 2020: la candidatura alla Capitale europea della cultura vinta dalle due Gorizie

Il testimone passò quindi ai sindaci Rodolfo Ziberna e Klemen Miklavič che, durante la pandemia, si trovarono a lavorare faccia a faccia, in maniera “semi-clandestina” sul mosaico della Transalpina seduti a un tavolo diviso da una nuova rete metallica.
E sempre lì, il 18 dicembre 2020, i due hanno potuto alzare le braccia al cielo per festeggiare l’assegnazione del titolo di Capitale europea delle Cultura. Oggi Ziberna e Samo Turel chiuderanno questo cerchio accogliendo alla Transalpina i presidenti della Repubblica di Italia e Slovenia, dando così il via all’anno di Go!2025.
L’istituzione del GectGo
Tutto questo senza contare il ruolo del GectGo, istituito nel 2011 per sostenere lo sviluppo dei due territori. Il percorso però non è stato solo istituzionale. Negli anni ci sono stati tanti eventi, piccoli e gradi, che hanno concorso ad aprire il confine; su tutti, la “Marcia dell’Amicizia”, uno dei primi veri eventi transfrontalieri del Goriziano. Venne avviata a metà degli anni Settanta quando il confine tra l’allora Jugoslavia e l’Italia era ancora blindato. Dal tennis al calcio di appuntamenti ne seguirono molti altri. Anche se il suo mandato fu piuttosto breve, non si può dimenticare neppure il sindaco Erminio Tuzzi, che, per quanto di sua competenza, fece pure lui la sua parte.
I progetti transfrontalieri
«Dalle attività sportive a quelle culturali transfrontaliere, facemmo una trentina di progetti e lavorammo anche sul mercato del lavoro», ricorda Enrico Gherghetta che, come ultimo presidente delle Provincia, ha ben impressa nella mente l’immagine del 2007 di lui con Romoli e Brulc al confine. «C’erano tutte le basi per arrivare al confine più aperto d’Europa - sottolinea - e speriamo che questo possa essere un esempio per tutto il continente. Uniti si è più forti: la società ha bisogno di un’idea come questa. Mi fa piacere sapere che quel percorso non si è interrotto con la chiusura delle Province», conclude, precisando, in ogni caso, che aveva portato avanti il progetto di altri.

Nello specifico quello del suo predecessore Giorgio Brandolin. «Il primo punto del programma elettorale del 1997 era proprio la collaborazione transfrontaliera, anche se nel Partito comunista di Monfalcone c’era qualcuno che non la voleva - nota proprio Brandolin -. Lo stimolo lo avevo ricevuto da persone del calibro di Darko Bratina, Nereo Battello, Michele Martina e Agostino Maio. Con gli allora sindaci Gaetano Valenti e Črotomir Špacapan abbiamo lavorato tutti affinché Gorizia potesse avere in regione e in Italia un ruolo specifico che non potevano avere né Trieste, né Udine e oggi questo si realizza. Con l’allora presidente della Camera di Commercio, Enzo Bevilacqua, avviammo anche il Patto territoriale transfrontaliero al quale parteciparono le Camere di Commercio, i Comuni, le associazioni degli industriali e i sindacati dei due lati del confine. Abbiamo fatto di tutto e di più, tanto che Silvino Poletto, allora presidente dell’Anpi, mi chiamava “l’uomo del confine” e mi rendeva molto orgoglioso».
Il futuro
«Io ho preso i meriti del 2004, ma il percorso è stato lungo. Ci sono state tante iniziative che allora sembravano solo momenti di incontro, ma che sono stati importanti perché hanno gettato le basi della fiducia reciproca», osserva oggi Brancati che però ammonisce sul fatto che manca ancora un tassello: la programmazione comune: «La città unica può essere bella politicamente, ma è di difficile realizzazione. La programmazione comune dello sviluppo, invece, è possibile».
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