L’Olimpiade del Veneto: le incognite che pesano su Cortina a poco più di un anno dall’avvio

I Giochi diffusi sono molto difficili da gestire: vanno aggiunte le incompiute stradali, il nodo Socrepes, il futuro della pista da bob, le difficoltà di fare sistema che non si avvertono altrove

Francesco JoriFrancesco Jori

De Coubertin riveduto e corretto: l’importante non è solo partecipare, ma anche e soprattutto come. Ed è tutt’altro che esemplare, il modo in cui le Olimpiadi invernali 2026 targate Milano-Cortina si avviano ai nastri di partenza. A segnalarlo con impietosa evidenza è quanto emerso nell’ampio forum proposto dal nostro giornale con il numero uno della Fondazione che le sta realizzando, Andrea Varnier: da cui emergono una serie di criticità destinate a pesare sui Giochi.

Una soprattutto, pesante come un macigno: l’evento è stato assegnato il 24 giugno 2019, ma fino a un anno e mezzo fa quasi nessun cantiere era partito. A conferma del vizio tutto e quasi solo italiano, lo scarto abissale tra parole ed opere; che oltretutto traduce i ritardi in inevitabili quanto gravosi aumenti dei costi.

Vediamo nel dettaglio i rilievi sollevati da Varnier, con esemplare misura nei toni ma con implacabile peso nella sostanza. Anzitutto, il criterio con cui sono stati distribuite le gare: troppo penalizzante, con una distribuzione geografica da Milano a Cortina passando per Bormio, Livigno, Predazzo, Tesero, Anterselva, per un totale di 18 impianti distribuiti su tre regioni diverse; e meno male che è saltata l’opzione iniziale di estendersi al Piemonte…

Varnier sulle Olimpiadi invernali 2026: importante accelerata nell'ultimo anno
La redazione
Andrea Varnier, ceo di Fondazione Milano Cortina 2026, ospite di un forum di Nord Est Multimedia

L’Olimpiade dei campanili, verrebbe da dire, che oltretutto vedrà i momenti-clou dell’apertura e della chiusura nella più assoluta pianura, tra Milano e Verona. Ancora con l’elenco, stavolta centrato su Cortina.

Le incompiute stradali, nel pieno dei Giochi: le varianti di Tai e di Valle (che avrebbero dovuto essere pronte già per i mondiali di sci del 2021…) rimarranno tali, costringendo gli organizzatori a modificare il piano trasporti, con ricadute su atleti, tecnici, staff e giornalisti; e chiunque oggi tenti di muoversi tra Longarone e Cortina sa bene di quale calvario d’asfalto si tratti, figuriamoci quando per seguire le gare si muoveranno migliaia di persone.

Altro rischio di ritardo, la cabinovia Cortina-Socrepes, destinata a collegare il centro della cittadina con il comprensorio delle Tofane, dove si disputerà la prova-clou, la discesa femminile. I cantieri sono più che mai aperti, appesi a loro volta al percorso a ostacoli degli iter autorizzativi; e se non verranno ultimati in tempo, avverte Varnier, ciò costringerà a ridimensionare di molto il numero degli spettatori, recando un grave danno economico e di immagine.

Rimane sospeso poi il nodo della pista da bob, per completare la quale in tempo utile si stanno facendo i salti mortali; per dare vita comunque a un progetto drasticamente ridimensionato rispetto all’originale (con costi triplicati…), e con addosso l’incognita economica del dopo Olimpiadi. Chi si addosserà i costi di gestione, stimati in un milione e mezzo di euro l’anno? Serviranno comunque sponsor privati, segnala il sindaco di Cortina Gianluca Lorenzi, avvertendo che il Comune da solo non può farcela, sotto pena di bancarotta.

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Le dolenti note di Varnier non finiscono qui. Comprendono le rivalità tra Comuni veneti, a differenza di quanto accade in Lombardia e Trentino-Alto Adige; gli albergatori cortinesi che non rispettano gli obblighi relativi alle garanzie; la tirata d’orecchie agli industriali per certe prese di posizione, accompagnata dall’invito rivolto in questi giorni dal sindaco Lorenzi, “meno chiacchiere e più fatti”. Insomma, un quadro d’insieme in cui si fondono “cose che vanno male e diversi grigi” (Varnier dixit); e anche se si riuscirà a tamponare diverse situazioni, sui Giochi 2026 gravano non poche incognite.

Certo, a Olimpiadi concluse lo spartito sarà ben diverso da quello festoso dei brindisi del 2019, e delle ostentate dichiarazioni di ottimismo che continuano a riversarsi, presidente del Veneto Zaia in testa. Senza parlare dei costi finali: ci sarà rosso, e quanto?

Non bisogna dimenticare che Cortina si è aggiudicata a suo tempo i Giochi contro una sola concorrente per giunta modesta, la svedese Are (e ci sarà pure un motivo se le candidature a ospitare le Olimpiadi sia estive che invernali sono sempre più rare); e che ha poi dovuto spartire la torta in tante fette, rimanendo con una dose da avari.

L’unico evento di attrazione sarà la discesa femminile; per il resto, bob (sempre se la pista sarà pronta, altrimenti la gara sarà disputata altrove), slittino, skeleton e curling. Gli occhi del mondo saranno puntati sull’apertura di Milano e la chiusura di Verona; gli eventi top, specie discesa e fondo, saranno altrove. A conti fatti, ne valeva la pena? O le Olimpiadi 2026 passeranno per Cortina agli archivi con lo slogan “sotto il vestito poco”?

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