Olimpiadi Milano Cortina, Zaia: «L’indotto per i territori sarà di 5,3 miliardi di euro»
Il presidente veneto ospite di un forum di Nord Est Multimedia fa il punto sulle tappe che ci separano dall’inizio dei Giochi a febbraio 2026 e sui nodi da risolvere: «Arriveranno persone da tutto il mondo e le ricadute daranno nuovo sviluppo»
È ufficiale, mancano meno di 365 giorni all’Olimpiade di Milano Cortina. «Inizialmente doveva essere l’Olimpiade di Milano e delle sue montagne, erano dei Giochi tutti lombardi. Che ci sia Cortina è già una vittoria, Milano non si mangerà l’evento».
Parola di Luca Zaia. Il presidente veneto è uno dei più convinti sponsor dei Giochi invernali del 2026, crede nei grandi eventi e in quello che possono rappresentare per un territorio. E ora, anche con il mandato in scadenza, non ha intenzione di far venire meno il suo impegno.
Ospite della redazione del Mattino di Padova, il governatore ha fatto il punto sulle tappe che ci separano dall’inizio dei Giochi a febbraio 2026 e sui nodi da risolvere.
Di questa Olimpiade è stato detto che rappresenta cosa si potrebbe fare con l’Autonomia, visto che se non fosse stato per le Regioni non si sarebbero celebrate. È così?
«Quando abbiamo candidato Milano Cortina, il governo Conte ci ha detto che se volevamo l’evento avremmo dovuto arrangiarci. È stato l’unico caso nella storia dell’Olimpiade dove le garanzie al Comitato Olimpico Internazionale non le ha versate un governo, ma le Regioni. Se noi non avessimo messo del cash a garanzia – perché chiaramente bisognava assicurare la copertura delle spese – non avremmo avuto i Giochi».
A proposito di soldi, i costi sarebbero lievitati. Siete pronti a coprire tutte le spese?
«Del bilancio non siamo preoccupati. Ad oggi abbiamo confermato il previsionale che avevamo. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta e abbiamo anche dato indicazioni all’amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina rispetto al budget, che non cambia. Poi ci sono anche gli sponsor e c’è l’impegno del governo, che oggettivamente è stato importante. Le opere, ad esempio, sono tutte nazionali. Il Veneto porta a casa più o meno 1 miliardo e 800 mila euro di opere infrastrutturali, tra quelle sportive e quelle, ad esempio, stradali. Ci è andata fin troppo bene».
L’amministratore delegato di Milano Cortina, Andrea Varnier, aveva detto che le imprese venete fossero un po’ fredde nel sostenere queste Olimpiadi.
«Io penso che l’abbia detto in buona fede, senza l’intento di offendere i veneti. Comunque la raccolta è in corso, c’è un dibattito e ci sono dei ragionamenti con qualche grossa impresa veneta. Va detto che molti sponsor sono delle multinazionali, o delle partecipate pubbliche, ma la raccolta sta andando bene e c’è un grande exploit sull’acquisto dei biglietti. In tutta sincerità, io ero un po’ scettico quando ho visto il primo bilancio, ancora sei o sette anni fa, perché diceva che una grossa partita nelle entrate sarebbe stata rappresentata dalla vendita dei biglietti. Strada facendo ho capito che c’è un movimento internazionale di persone che comprano il biglietto anche un anno prima, spendendo fino a 500 euro per avere il posto alle gare».
E in termini di indotto economico, di che cifre parliamo?
«Uno studio delle università Sapienza, Bocconi e Ca’ Foscari parlava di un punto e mezzo di Pil. Recentemente ne è stato fatto anche un altro da Banca Ifis, secondo cui le Olimpiadi porteranno 5,3 miliardi di euro nel pre, durante e post Olimpiade. Addirittura, nel post Olimpiadi calcola 1,2 miliardi. E dice che arriveranno almeno due milioni di visitatori a vedere le gare. Non solo: tre miliardi e mezzo di cittadini da tutto il mondo vedranno questo grande evento, ragion per cui ho voluto portare l’apertura delle Paraolimpiadi e la chiusura delle Olimpiadi a Verona. Questo ci permetterà di comunicare il Veneto a 360 gradi. Noi oggi abbiamo già una prova empirica di questi effetti, perché Cortina vive di eredità ormai da settant’anni. Prima dell’Olimpiade del 1956, Cortina era conosciuta solo dal jet set locale, è diventa internazionale grazie ai Giochi».
Si aspetta un ulteriore salto di qualità, quindi?
«Questo processo è già in corso oggi. Pensiamo solo a cosa è accaduto questo inverno, la città era sotto pressione perché arrivava il mondo. Sta già cambiando, sta esplodendo».
Con flussi così importanti, il tema della viabilità è sicuramente prioritario.
«Alla cerimonia di Milano, a un anno dall’inaugurazione dei Giochi, siamo tornati a parlare dell’aeroporto. Cortina non lo vuol fare e io mi fermo dove finiscono le mie competenze. Ma dobbiamo avere un aeroporto nelle Alpi, nelle Dolomiti: se vogliamo puntare a un turismo di qualità dobbiamo innalzare l’asticella. Secondo me un ragionamento su Dobbiaco, dove c’è già l’aeroporto militare, va fatto».
Parliamo della pista da bob. A che punto sono i lavori?
«La pista è avanti rispetto al cronoprogramma, a marzo faremo la prima prova di congelamento. Su quest’opera ci tengo a sottolineare un aspetto: non abbiamo aggredito un versante di montagna vergine, ma siamo andati a bonificare una discarica. Quando ho fatto fare il dossier su Cortina, ho chiesto quale fosse il problema più grande: mi hanno risposto che fosse la pista da bob abbandonata, che aveva ancora ammoniaca nei tubi, che stava inquinando. Allora abbiamo deciso di partire proprio da lì, di rendere centrale la pista da bob. L’abbiamo fatta più corta e più ipogea, perché ha più tratti sotto terra. Sono state abbattute 856 piante, di cui –da quello che si vede dalle foto aeree – forse un paio sono secolari, con più di 140 anni. È sempre un trauma abbattere un albero, ma a progetto ne verranno piantati 10 mila. La pista non sarà solo una grande opera sportiva, ma anche dal punto di vista architettonico e ingegneristico. Attrarrà turismo».
Già, perché la sfida principale sarà farla vivere anche dopo i Giochi. Giusto?
«Questa pista è la più moderna. Non solo, è anche omologata per l’accessibilità, infatti ho già chiesto che si possa fare il parabob, che prima o poi diventerà disciplina olimpica. Il tracciato originale invece è il più vecchio al mondo, è del 1928, di Eugenio Monti: tutti i grandi campioni ci sono passati, tutti gli aspiranti campioni verranno a Cortina. Faremo anche le Olimpiadi giovanili invernali, faremo i campionati del mondo, faremo tante cose. Abbiamo anche voluto la discesa con tutoraggio, quindi chiunque può provarla, e stiamo valutando anche la possibilità di fare le discese anche d’estate, visto che è una struttura che non si scioglie. Insomma, si possono fare tantissime cose».
È arrivato l’ok della Commissione Via alla funivia Apollonio-Socrepes. Ma si riuscirà a realizzare l’impianto e a farlo entrare in funzione in tempo?
«Devono farcela. Il cantiere non è nostro, ma mi pare di capire che dovrebbero stare nei tempi. I tecnici hanno dato 14 prescrizioni, che sono il recepimento delle perplessità emerse dai diversi enti di soprintendenza. È un lavoro di squadra e ne verremo fuori».
Tornando ai flussi turistici, Cortina è sicuramente preparata a sostenerli. Ma il territorio circostante?
«Siamo partiti da un problema eccellente, quello di Cortina, perché tanti ci dicevano che non fosse più attrattiva, che le strutture fossero obsolete. Ora penso che la soluzione si debba estendere a macchia d’olio anche sul territorio circostante. E infatti si vede un fermento nuovo in tanti posti, ad esempio in Val Zoldana».
Ci sono delle stime, guardando alle prenotazioni, che ci dicono da dove arriveranno tutte queste persone?
«Tantissimi arriveranno dagli Stati Uniti, che hanno una grande squadra di atleti e che comunque sono quelli che programmano il viaggio. Ci saranno anche tanti europei e tante persone dalla Cina. In questo senso il volo diretto da Venezia a Shanghai è perfetto. Considerate già oggi delle 73 milioni di presenze turistiche in Veneto, il 66% sono stranieri. Abbiamo una grande attrattività all’estero, arriveranno persone da tutto il mondo».
Sul Villaggio Olimpico pare che ci siano ancora un po’di ritardi. Ma la domanda principale è: cosa ce ne faremo a Olimpiadi concluse?
«Nel dossier avevamo immaginato che il Villaggio Olimpico potesse diventare legacy, cioè un’eredità delle Olimpiadi, con l’ottica di realizzare qualcosa che poi sarebbe rimasto per tutta una fascia di residenza, ad esempio i lavoratori, che altrimenti non troverebbe allocazione a Cortina. Questa era anche una richiesta delle imprese. Però poi ovviamente ci sono state delle scelte urbanistiche che non competevano a noi e si è preferita l’opzione dello smontaggio, cioè di avere strutture non fisse. Però è vero che adesso è arrivata l’Olimpiade giovanile invernale 2028, quindi serviranno ancora delle residenze. Ma questa è una partita che dovrà gestire il Comune, da parte nostra c’è disponibilità».
Il problema degli alloggi delle forze dell’ordine è stato risolto?
«È in fase di risoluzione. La Fondazione Milano Cortina sta seguendo la questione, che è prioritaria perché non possiamo fare l’Olimpiade senza quegli alloggi. Immagino che potrebbero esserci parti dedicate parte del Villaggio Olimpico».
Qual è un’opera che state monitorando particolarmente?
«A parte la pista da bob, che è davvero un lavoro artigianale importante, secondo me va tenuto un faro acceso sulla messa a norma dell’arena di Verona. Ho voluto fare lì la cerimonia di apertura della Paraolimpiade e di chiusura dell’Olimpiade perché arriveranno capi di Stato da tutto il mondo, sarà uno spettacolo che verrà ricordato per anni. E l’arena si porterà a casa 20 milioni di euro e la messa a norma per l’accessibilità».
Temete infiltrazioni di chi vuole sfruttare i cantieri l’ Olimpiade per il malaffare?
«La magistratura, assieme alla Prefettura e alle Forze dell’Ordine, sta facendo un lavoro assolutamente performante. Fin dal primo giorno io ho interessato la DDA. È inevitabile quando ci sono tutti questi appalti che si renda necessario monitorare, non c’è da meravigliarsi. Però abbiamo predisposto talmente tante difese e anticorpi che la vedo difficile per qualcuno addentrarsi nei cantieri e pensare di farla franca. Quindi, che sia un monito per tutti: restatene fuori».
Qual è stato il momento più difficile fino a qui? Forse quando ha dovuto battere i pugni da Salvini per la questione del bob?
«Il momento più difficile è stato vedere il malcostume che c’è in questo Paese di fare il tifo perché le cose vadano male. E poi le fake news. Quella che mi ha dato più fastidio è stata sicuramente quella sulla pista da bob. Una cosa allucinante. Noi siamo stati premiati per un dossier che aveva al centro proprio la pista da bob. Poi un’altra cosa che mi sono sentito dire è che noi facciamo le Olimpiadi perché ci interessano solo i soldi. Certo, ci sono i valori olimpici e sportivi, l’inclusività e la sostenibilità, ma se l’ Olimpiade non portasse ricchezza sul territorio nessuno la farebbe».
Però le gare non andavano deserte per le fake news, ma perché non c’era nessuno disposto ad assumersi il rischio con questi tempi e queste condizioni, no?
«Non entro nel merito perché c’era un altro amministratore delegato in quel momento e non conosco le procedure che ha attuato. Io so che adesso c’è Salvini e ha già l’opera quasi ultimata».
Da qui al 6 febbraio 2026, qual è l’aspetto che più la preoccupa?
«La preoccupazione è che possa accadere qualcosa su cui non abbiamo il controllo. Ad esempio, se avessimo dovuto fare l’Olimpiade a febbraio 2020 ci saremmo trovati con il Covid di mezzo. Quindi una sfortuna, una calamità, ma non mi preoccupa nulla di quello che c’è nel dossier. Anche perché questo valuta tutti i worst case scenario e tutte le exit strategy».
Ultima domanda: come spera che reagiscano i veneti a questo evento, in termini di partecipazione?
«Voglio sottolineare solo una cosa: noi abbiamo avuto una bellissima risposta dai giovani. Ci sono state il doppio delle offerte di volontari di quelle che ci servivano e ora abbiamo circa 70 mila ragazzi che chiedono di venire a lavorare gratis, per mettersi la pettorina dell’Olimpiade. Quando ci sono i giovani è già una vittoria. Io dico che se ci sono i ragazzi funzionerà tutto per il meglio. Per il resto, i veneti si sono abituati ai grandi eventi e parteciperanno. E poi c’è un movimento internazionale che ci sovrasterà.
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