Olimpiadi Milano-Cortina, è presto per cantare vittoria
Il bello viene adesso. Perché se Milano-Cortina non può essere paragonata a Pechino 2008 (che, tra l’altro, ospitava un’Olimpiade estiva), non sono ammessi né ritardi (sarebbero letali), né approssimazioni. Troppi e del tutto decisivi sono i passaggi dell’ultimo anno
![Giancarlo Padovan](https://images.nem.atexcloud.io/version/c:YTkxYWY4NjUtYTUyZC00:ZjdjYTg5NzktOGRmZi00/image.webp?f=1%3A1&w=50)
![L'orologio per il countdown olimpico per le Olimpiadi Invernali Milano Cortina 2026 in piazza Duomo a Milano](https://images.ilnordest.it/view/acePublic/alias/contentid/1h3d3s9pk83lnml6zqu/0/copia-di-copy-of-orologio-per-il-countdown-olimpico-per-le-olimpiadi-invernali-milano-cortina-2026-in-piazza-duomo.webp?f=16%3A9&w=840)
Nell’ottobre del 2006 un gruppo di giornalisti sportivi venne imbarcato dal Coni sul volo da Roma per Pechino per vedere a che punto fossero le opere dell’Olimpiade del 2008. Una volta arrivati a destinazione, con la massima stupefazione, scoprirono come non mancasse quasi nulla. Tranne il bacino del canotaggio, era tutto pronto. Quattro mesi dopo, nel gennaio del 2007, era finito anche quello.
Quasi due decenni prima, l’8 giugno del 1990, il giorno precedente l’esordio dell’Italia al Mondiale di casa nostra, gli operai stavano ancora verniciando i muri dello stadio Olimpico. Inavvertitamente un collega, che stava osservando la rifinitura degli uomini di Vicini, vi si appoggiò rimettendoci la giacca.
Perciò, quando il presidente del Cio (ormai in uscita), Thomas Bach dice, come ha fatto il 6 febbraio mattina, che «gli italiani sono bravi a fare le cose all’ultimo secondo» - e l’ha detto senza alcuna malizia perché sa come vanno le cose nel mondo - non ha certo voluto essere né sarcastico, né provocatorio, ma solo metterci un po’ di realismo tedesco.
Quello che conosce bene. Altrimenti non sarebbe arrivato ad accettare una candidatura come quella di Milano e Cortina che, ben lungi dall’essere aderente alla carta e allo spirito olimpico per i quali la sede deve essere unica, ha benedetto l’Olimpiade più diffusa della storia dei Cinque cerchi.
Intendiamoci: meglio per l’Italia e i suoi territori, dalla metropolitana Milano alla Valtellina, dal Trentino Alto Adige a Cortina la Divina, che vedranno moltiplicare l’effetto notorietà.
Dal 6 febbraio, infatti, il mondo ha cominciato ad affacciarsi nel nostro Paese e vorrà sapere, in questa lunga stagione introduttiva, cosa offrano, oltre alle disciplina sportive, i posti che sono stati scelti per i Giochi.
Alla cerimonia d’inaugurazione del meno 365 giorni c’erano 183 giornalisti su 240 che avevano chiesto l’accredito. I più numerosi, dopo gli italiani, erano gli americani , i giapponesi e i cinesi, ovvero quelli che porteranno il maggior numero di spettatori sulle piste o nei palazzetti. Gli altri venivano dal resto di un’Europa sportivamente progredita (Germania, Svezia, Francia, Inghilterra) che ama gli sport invernali per storia e cultura.
L’Olimpiade diffusa è un grande vantaggio per chi la organizza: la moltiplicazione dei siti non frammenta, ma accresce l’offerta. Chi ci è stato ci vuole tornare, chi ne ha sentito parlare vuole andarci.
Certo il bello viene adesso. Perché se Milano-Cortina non può essere paragonata a Pechino (che, tra l’altro, ospitava un’Olimpiade estiva), non sono ammessi né ritardi (sarebbero letali), né approssimazioni.
Il 6 febbraio mattina, durante una cerimonia emozionante e, per certi aspetti, anche molto commovente (sforzi e gioia degli atleti muovo sentimenti profondi), la formula chiave è stata: siamo pronti. In realtà l’opzione tempo, più ancora di quella burocratica o finanziaria, pesa enormemente. Un anno è domani e ogni giorno che passa dovrà togliere un dubbio o, se del caso, anche un’incognita.
L’attesa è grande e la consapevolezza di definire anche i dettagli deve appartenere a tutti. Insomma, con tutto il rispetto per le affermazioni del vice premier Matteo Salvini, la partita non è ancora stata vinta, come non è arrivato il momento delle celebrazioni. Troppi e del tutto decisivi sono i passaggi dell’ultimo anno, numerose e impegnative le verifiche, non ancora completamente disinnescati - parere di chi scrive - i rischi di qualche bocciatura sul campo.
Dopodiché l’Italia è eccellenza e Torino 2006 l’ha dimostrato anche se l’eredità di quei Giochi è stata in gran parte dimenticata o dissolta.
Un rischio che i territori da Milano a Cortina, passando per Trentino e Alto Adige, non dovrebbero correre. Perché lo sport va già di pari passo con il grande turismo, perché passione e cultura fanno parte dell’ heimat , perché apertura e inclusione sono già patrimonio della comunità.
Ma il mondo che sta arrivando sarà esigente. Si aspetta che l’Italia sia all’altezza di quanto promesso e non è disposto a concedere sconti. Ecco perché il lavoro non è finito. Ecco perché serve tempo per dire che siamo un
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