Stefania Constantini e le Olimpiadi 2026: «Vincere in casa è più bello»

L’ampezzana sogna di confermare nella sua città l’oro conquistato nel 2022 a Pechino

Luca de Michiel
La sciatrice Stefania Constantini
La sciatrice Stefania Constantini

Dall’oro di Pechino nel 2022, alle Olimpiadi da giocare in casa tra un anno. Icona di uno sport, ma anche atleta simbolo della cittadina ampezzana che ospiterà proprio nello stadio Olimpico le gare di curling.

Stefania Constantini è sicuramente uno dei personaggi che saranno tra i protagonisti dei Giochi del 2026 e non solo per le ambizioni di medaglia del movimento azzurro, ma anche per i valori che da sempre la contraddistinguono. Insomma, una ragazza dallo spirito a cinque cerchi, che quel successo tanto inaspettato non ha assolutamente cambiato se non in positivo.

Stefania, ad un anno dalle Olimpiadi di Milano Cortina quali sono le sue emozioni e le sue sensazioni?

«Giocare un’Olimpiade in casa sicuramente è un’emozione grande, che aumenta con il passare dei giorni. Sono coinvolta a 360 gradi, ma il mio pensiero principale è quello di cercare di portare un ottimo livello di curling e performare al meglio davanti al pubblico dell’Olimpico. Non siamo abituate a giocare in Italia, sarà interessante affrontare una competizione di livello nel nostro stadio. Sento l’avvicinarsi di questo grande evento e le sensazioni sono belle, mi sento sempre più spinta a dare il massimo per farmi trovare pronta».

Ci sono dei lati negativi nell’affrontare una competizione così a casa propria, nello stadio in cui ha giocato fin da bambina?

«Certamente, così come ci sono nel giocare dall’altra parte del mondo. Positivo è sicuramente poter contare sul tifo e sul calore degli italiani, altra cosa non scontata per noi atleti è poter seguire la propria dieta senza stravolgere l’alimentazione. Dall’altro lato dovremmo essere brave a vivere la nostra Cortina in maniera distaccata, creare una bolla anche in un posto a noi familiare per restare concentrate su ciò che dobbiamo fare».

Cosa dobbiamo aspettarci dal movimento del curling azzurro a queste Olimpiadi?

«Avere un posto assicurato in ogni competizione, visto che siamo paese ospitante, è una spinta per arrivare nel migliore dei modi a rappresentare la nazione. Non siamo in tantissimi a giocare a curling ma c’è tanta qualità».

Su cosa si sta concentrando il vostro lavoro in questi mesi che precedono il grande appuntamento?

«Siamo concentrati su ogni aspetto, sulle piccole cose, sul limare i dettagli. Il livello del curling internazionale si sta alzando molto, dobbiamo stare al passo. Non mancano gli allenamenti sulla tecnica, ma anche sul lavoro di squadra. Il curling è come una partita a scacchi e vogliamo migliorare nella strategia e nella tattica, per noi è importante pensare alla mossa migliore, ma tenendo in considerazione anche quelle successive e quelle che potrebbero fare gli avversari».

Si appresta a vivere questi Giochi da campionessa in carica nel doppio misto, quanto l’ha cambiata l’oro di Pechino?

«Un risultato così grande ti cambia la vita. La cosa fondamentale è sapersi adattare, evolvere e crescere insieme al cambiamento. Da un giorno all’altro io e Amos ci siamo trovati catapultati in un altro mondo, è stata una cosa interessante per me e un grande motivo di crescita personale».

Da quella medaglia è aumentato anche l’interesse verso il vostro sport?

«Negli ultimi anni l’interesse è certamente aumentato. Il curling è uno sport che durante le Olimpiadi viene seguito molto perché è televisivo. Mi dispiace un po’ che ad eccezione dei Giochi non ci sia poi una copertura mediatica, questo influisce sull’interesse. Le persone però adesso ci riconoscono, sono curiose e seguono i nostri risultati. Sarebbe bello aumentare i palazzetti ed estenderli ad un territorio più ampio rispetto al Nord Italia, anche se mi rendo conto che non è un’operazione facile. Spero le Olimpiadi possano dare un altro slancio in questo senso».

Si è discusso molto in questi mesi su un possibile ritorno della coppia d’oro formata da lei e Mosaner. A che punto stanno le cose?

«Negli scorsi mesi sono circolate voci non corrette, ma l’importante è che ora sia stato chiarito il tutto. Sia io che Amos abbiamo aderito alla selezione per la squadra olimpica di doppio misto. In Italia infatti c’è un processo di selezione per tutte e tre le discipline, nessuna convocazione ufficiale ancora, ma tutti e due abbiamo dato la nostra disponibilità».

Subito dopo la vittoria in Cina si è parlato anche di un suo possibile ruolo come portabandiera nel 2026, cosa ne pensa?

«Credo che il ruolo di portabandiera sia un premio per degli atleti che hanno ottenuto diversi risultati importanti nella propria carriera. Io mi sento di poter e di dover dare ancora tanto, sarebbe ovviamente un onore ma penso ci siano atleti che in questo momento meritano di più per i risultati che hanno ottenuto in questi anni».

La sua Cortina sicuramente si troverà cambiata dopo questo appuntamento, crede che il paese possa essere in grado di sfruttare questo evento anche negli anni a venire?

«È un tema importante, che riguarda ogni paese ospitante. La resilienza e la forza di Cortina si manifesteranno da questo punto di vista e gli sforzi fatti per arrivare pronti ai Giochi sono sicura non andranno perduti».

Stefania scenderà sul ghiaccio di Milano Cortina come skip e capitano della nazionale femminile insieme alle compagne. Il suo team nell’ultimo periodo è costantemente tra le prime 16 del mondo e partecipa alle maggiori competizioni internazionali. La favola di Stefania, iniziata nel 2022, tra un anno vivrà un nuovo capitolo e chissà che il finale sia ancora più bello. —

Riproduzione riservata © il Nord Est