«Il 69% dei ceo vuole cambiare per dare più valore all’azienda»

L’analisi di Marta Goi, partner di Pwc Tls, durante il suo intervento. L’urgenza di innovare e il poco tempo dedicato alle scelte strategiche da parte dei massimi dirigenti

La redazione

Il dato colpisce la sala: il 69 per cento degli amministratori delegati italiani ha intrapreso «almeno un’azione significativa per cambiare il modo in cui la propria azienda crea, distribuisce e cattura valore» ma, negli ultimi cinque anni, soltanto il 4 per cento delle entrate delle rispettive aziende è derivato «da nuove attività distinte da quella principale».

Lo ha raccontato Marta Goi, partner di Pwc Tls, durante il suo intervento di ieri all’evento Top 100, intitolato “Tra ottimismo e realismo: le priorità nelle agende dei ceo”.

Il dato è tratto da un’estesa indagine che Pwc alla fine dell’autunno, la “Annual Global Ceo Survey”, interpellando oltre 4.700 amministratori delegati nel mondo, tra i quali 122 italiani.

Rende l’idea del senso di urgenza con cui le imprese vivono i profondi cambiamenti in atto nel sistema economico, che vanno ben oltre la stagione dei dazi trumpiani (l’indagine risale al novembre scorso) e riguardano piuttosto la trasformazione che l’innovazione tecnologica sta imprimendo a gran parte delle categorie di business.

Se l’incertezza geopolitica e macroeconomica era infatti la minaccia più sentita nel breve (il 57 per cento dei ceo italiani), se si guarda la sostenibilità delle aziende da qui a dieci anni i fattori esterni percepiti come più critici sono proprio il cambiamento tecnologico, l’impatto della competizione e l’aumento dei costi.

Uno scenario nei quali, se si volge lo sguardo all’interno delle aziende, emergono come fattori critici delle proprie organizzazioni le scelte strategiche sbagliate, la mancanza di competenze e l’inefficienza.

Nonostante la chiara percezione di queste problematiche, quattro capi azienda italiani su cinque (l’82 per cento, una quota peggiore rispetto al 70 del cento a livello globale) ammettono di non avere abbastanza tempo per valutare tutti i fattori in gioco nelle decisioni che prendono e due su tre non riescono ad adottare le strategie di valutazione che potrebbero migliorare la situazione.

In questa corsa contro il tempo, Marta Goi sottolinea però che, rispetto ai concorrenti europei, i ceo italiani descrivono le loro aziende in vantaggio su numerosi altri aspetti: la flessbilità nella cultura organizzativa e nella propensione all’innovazione, la capacità di promuovere i propri brand, la trasformazione digitale. —

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