Vigne, elettricità, osterie: l’azienda a km zero dove debutterà Top 100

A Borgoluce, vicino a Susegana, il 1° aprile l’incontro sulle donne delle imprese del Nord Est. Per partecipare all’evento e visitare la cantina è sufficiente iscriversi sul sito www.eventinem.it

Luca PianaLuca Piana

Ci sono i vigneti, e nel territorio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg non potrebbe essere altrimenti. Borgoluce, azienda agricola che si estende su mille ettari tra la pianura di Susegana e le colline patrimonio dell’Unesco dove martedì primo aprile debutterà l’evento Top 100 di quest’anno (per partecipare basta iscriversi sul sito www.eventinem.it ), è però molto più di glera e bollicine. «Il nostro simbolo, i quattro cerchi concentrici, racconta come vogliamo essere: abbiamo riproposto in chiave moderna quello che l’agricoltura era in passato, ovvero un’attività dove si faceva tutto e nulla veniva sprecato», racconta Ninni di Collalto, che gestisce Borgoluce assieme alla sorella Caterina e al cognato Lodovico Giustiniani.

Il nome che contrassegna l’azienda e i suoi prodotti – vino, carne, formaggi, pasta, farine, miele e così via – è nato nel 2007 ma affonda le radici in mille anni di storia. Ninni e Caterina sono infatti le sorelle di Isabella, che possiede oggi la storica cantina Collalto, a pochi minuti di strada da Borgoluce. «Quando siamo partiti», spiega Ninni, laureata in agraria a Bologna, «avevamo l’obiettivo di integrare l’intera filiera e curare tutti i processi di trasformazione dei prodotti».

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Il primo passo è stato la costruzione di una nuova cantina per vinificare le uve, poi sono arrivati gli allevamenti - bufale, manzi di razza angus e limousine, suini, galline – dunque macelleria, salumificio, caseificio: «Abbiamo due canali di vendita, il nostro negozio in azienda, che vale circa la metà delle vendite dei prodotti, e poi la distribuzione attraverso un operatore specializzato, che copre il Triveneto».

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Il portico della cantina e una parte dei terreni coltivati della tenuta Borgoluce, a Susegana

Uno degli investimenti a cui Ninni di Collalto attribuisce grande importanza è il biodigestore, che utilizza le deiezioni degli animali e altri scarti agricoli per produrre biogas, attraverso il quale viene alimentata una centrale che vende l’elettricità alla rete: «È un progetto portato avanti da mio cognato Lodovico, che oggi genera circa un quinto dei nostri ricavi, una voce molto importante», racconta. «Un altro punto importante è che il biodigestore genera un composto che utilizziamo nei campi come fertilizzante. Se pensiamo che raccogliamo noi i seminativi che ci servono per l’allevamento, il risultato è una circolarità perfetta, che ci permette di preservare il territorio e farlo vivere».

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L’altro fronte è l’ospitalità. «Nostro papà aveva avviato un’attività di agriturismo e l’osteria. Ne abbiamo fatto un altro fattore di sviluppo, con 44 posti letto, il ristorante a Km Zero, l’hamburgeria, la cicheteria nella struttura dove ci sono la cantina e il negozio e infine il RodaMata, il cicloristoro di Collalto pensato per le persone sempre più numerose che vengono qui per camminare e andare in bicicletta. La trasformazione del turismo in campagna è iniziata dopo la crisi del 2008, quando le persone hanno iniziato a fare più attenzione a cosa mangiavano, ed è continuato dopo il Covid, con le campagne che si riempiono di persone appena spunta il sole». Oggi l’ospitalità vale già circa un quinto dei 12 milioni di ricavi ma, in prospettiva, è attesa crescere ancora. 

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