Le imprese nordestine alla prova di Trump: «È l’ora di crescere»

Al Festival Treviso Città Impresa la reazione degli imprenditori alle guerre commerciali: «Diversificare in India e in Medio Oriente, oltre che produrre negli Stati Uniti»

Margherita Bertolo
Treviso Città Impresa
Treviso Città Impresa

Un colpo di reni. Mai come oggi, le imprese del Nord Est sono chiamate a mettersi in gioco, a rompere gli schemi, a intraprendere strade nuove.

Per rispondere alle discontinuità del presente in un mondo che cambia a velocità elevatissima e superare così l’incertezza che rischia di frenare le decisioni e con esse la crescita.

Sorprende come in molti casi le aziende stesse, senza perdere tempo (che è denaro) stiano già riflettendo sulle nuove vie da percorrere, sulle possibili alternative alle rotte commerciali fino ad oggi esplorate.

De Felice (Intesa Sanpaolo): "I mercati guardano a India, Medio Oriente e Africa settentrionale"

A confermarlo è Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo intervenuto all’evento di apertura del Festival Città Impresa, iniziato a Treviso: «Il livello di incertezza geopolitica è ai massimi livelli. Le imprese stanno riflettendo e puntano ad una diversificazione sia delle fonti di approvvigionamento che dei mercati di destinazione. Abbiamo realizzato un’analisi dove si coglie un forte interesse delle imprese nei confronti dell’India, verso il Medio Oriente e l’Africa settentrionale per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento anche energetiche».

Concetto ribadito anche da Mario Pozza, nel doppio ruolo di presidente della Camera di Commercio Treviso – Belluno e di presidente Assocamerestero.

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Ma c’è un altro dato. «In uno studio sulle reazioni alla minaccia dei dazi Usa – ha proseguito De Felice – il 46 per cento degli intervistati dice che le imprese stanno pensando di aprire filiali o addirittura stabilimenti negli Stati Uniti. Una percentuale alta. Quindi nonostante tutto, rimane l’interesse verso il mercato americano».

Allo stesso tempo, si guarda all’Europa con fiducia: «Vorrei che in questo momento di insicurezza l’Ue potesse essere vista come un porto sicuro» l’invito di Maurizio Molinari, capo Ufficio Parlamento Europeo a Milano.

Da questi presupposti si è snodata una ricca conversazione tra imprenditori, studiosi, manager nella ex chiesa di San Teonisto. Luogo di bellezza, messo a disposizione dalla Fondazione Benetton diretta da Luigi Latini. Scelta non casuale, in una terra «capace di tenere insieme cultura e impresa, il bello e il necessario» come ha ricordato in apertura Paolo Possamai, direttore editoriale del gruppo Nem Nord Est Multimedia.

Carron: "Dimensione aziendale e rapporto con il mondo della conoscenza, serve cambiare passo"

Con questo intento il festival ha affrontato i temi del futuro, cercando di disegnare una nuova mappa. L’invito a un cambio di passo è giunto, in primis, dalla presidente di Confindustria Veneto Est, Paola Carron che ha indicato due priorità: «I fattori che devono essere considerati sono sostanzialmente due.

Il primo è la dimensione aziendale, il secondo è il rapporto con il mondo della conoscenza, quindi le università, le scuole, gli Its, i centri di ricerca.

La dimensione aziendale è un tema a noi caro, perché il nostro tessuto produttivo è composto soprattutto da Pmi che hanno saputo reagire e adattarsi negli anni alle difficoltà». Ma, allo stesso tempo, ha avvertito: «Una dimensione più grande pone nella posizione di poter guardare a mercati diversi, investire in innovazione, nuove tecnologie, essere attrattivi anche verso i giovani e i talenti».

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Tra le aziende che hanno saputo individuare personali strade per la crescita c’è Epta, il cui presidente e ad Marco Nocivelli ha puntato su managerializzazione, crescita interna e acquisizioni. La veneziana Mavive, rappresentata al festival dall’ad Marco Vidal, ha acquisito uno storico distributore inglese che potrebbe permettere, in futuro, di aggirare il problema dei dazi.

Francesco Nalini, amministratore delegato di Carel Group ha invece sottolineato come sia fondamentale essere presenti nelle aree geografiche chiave del mondo non solo con la vendita e la produzione ma anche con la ricerca e sviluppo (è quanto Carel sta facendo con 70 persone nella R&D in Cina e circa 30 negli Usa).

Insomma, le strade non mancano, e in molti casi le imprese le stanno già percorrendo come hanno raccontato ieri. Non a caso Mario Conte, sindaco di Treviso ha definito Treviso Città Impresa il festival dei territori industriali e dell’ottimismo.

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