Treviso città impresa: Trump e la fine dell’idea di Occidente, un festival per capire il nuovo mondo
A Treviso città impresa (dal 14 al 16 marzo) presenti esperti, imprenditori, istituzioni: la manifestazione promossa da Nem è la prima occasione per approfondire cosa cambia con il ritorno dei confini. Ecco come iscriversi

Un ciclo è finito. Quello del superamento delle frontiere, della riorganizzazione delle catene del valore su scala globale, della regolazione degli interessi attraverso organismi multilaterali.
Si è chiuso in maniera definitiva con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con l’uso dei dazi come strumento principe delle politiche commerciali della sua amministrazione, con la esibita sfiducia nei confronti degli organismi multilaterali, ai quali si aggiunge il nuovo capitolo della presa di distanza dall’Europa e dal sistema di valori che tenevano unite le due rive dell’Atlantico.
Treviso Città Impresa è il primo appuntamento nazionale dopo l’insediamento della nuova amministrazione a Washington, la prima occasione per riflettere in maniera approfondita e articolata con analisti, imprenditori, rappresentanti delle istituzioni sul nuovo scenario e le sue implicazioni e sulle strategie che le imprese adotteranno per essere competitive anche con il ritorno dei confini.
Il ciclo che va a concludersi era cominciato negli anni Ottanta del secolo scorso per diventare rapido dopo la fine della Guerra Fredda nel 1989 e travolgente con l’ingresso della Cina nella Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) nel dicembre del 2001.
L’abbiamo chiamata globalizzazione e ha avuto effetti profondi sulle economie, sulle imprese, sulle persone.
Ha allargato l’area dello sviluppo a Paesi e continenti che prima erano esclusi, ha sottratto centinaia di milioni di persone alla povertà, ha determinato una forte integrazione e interdipendenza delle economie mondiali, l’aumento degli investimenti, degli scambi, dei consumi, la diminuzione o il contenimento dei prezzi di molti prodotti.
Ha ridotto le disuguaglianze tra Paesi ma insieme alla tecnologia le ha aumentate all’interno dei Paesi, determinando una forte concentrazione dei redditi e della ricchezza e un impoverimento della classe media nei Paesi industrializzati.
È una fase storica con luci e molte ombre, che ha cominciato a declinare con la crisi finanziaria del 2008 e ha mostrato tutti i suoi limiti negli anni del Covid e in occasione di alcuni incidenti che hanno bloccato le catene di fornitura con danni gravissimi per l’economia mondiale.
Abbiamo improvvisamente scoperto che tifoni e tempeste, incendi e inondazioni da qualche parte del mondo potevano avere effetti economici dirompenti a migliaia di chilometri di distanza, che una nave incagliata nel Canale di Suez poteva bloccare per settimane i carichi in arrivo dall’Asia costringendo migliaia di imprese a fermare la produzione perché mancavano le componenti necessarie.
Tutto ciò aveva aperto una discussione e una riflessione sulla revisione delle catene di fornitura, si è cominciato a parlare di “re-shoring”, di accorciare le filiere e riavvicinare geograficamente le varie fasi della produzione.
Poi però c’è stato un salto di qualità, le tensioni commerciali con la Cina e la guerra ai confini dell’Europa hanno aggiunto un fattore strategico, l’opportunità di insediare le produzioni non solo e non necessariamente in geografie vicine ma soprattutto in Paesi alleati, in Paesi amici, così da avere la certezza di potere continuare a contare su quelle produzioni anche in caso di conflitto.
Il Covid ci aveva mostrato la necessità di produrre in Europa dalle mascherine ai macchinari medici, le tensioni geopolitiche hanno fatto riflettere le varie aree del mondo sulla propria autonomia, sulla propria indipendenza tecnologica e strategica.
Gli effetti negativi della globalizzazione sulle varie società hanno determinato paure, spinto verso chiusure, rianimato egoismi e nazionalismi, di qui la crisi dei sistemi multilaterali di composizione degli interessi, la difficoltà di dialogo e il moltiplicarsi dei conflitti.
Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca il ciclo del multilateralismo e delle aperture è davvero chiuso, perché a tirarsi fuori sono gli Stati Uniti, la più grande democrazia e la più grande economia del mondo, che perseguendo i propri interessi era stata il principale motore della globalizzazione. Con Trump i confini tornano protagonisti, quelli economici ma anche quelli fisici, per frenare i migranti, e quelli culturali.
I dazi, strumento principe della politica commerciale della nuova amministrazione di Washington, sono la prima visibile manifestazione di questo passaggio. Ne avevamo avuto esperienza già durante il primo mandato di Trump, ora si avviano a diventare la nuova normalità, dannosa per tutti, per chi li mette e per chi li subisce, ma alla quale le imprese e le economie devono adeguarsi.
Tocca dunque all’Unione Europea difendere nel modo opportuno gli interessi europei, e tocca alle imprese rivedere le proprie organizzazioni produttive e catene di fornitura, i mercati di sbocco, la gamma dei prodotti, le politiche di marketing e commerciali nel nuovo scenario caratterizzato dall’incertezza, soprattutto sulle logiche e sulle scelte degli Stati Uniti, che dell’Europa non sono soltanto lo storico alleato a formare quello che per un secolo e forse più abbiamo chiamato “Occidente”, ma anche il principale partner commerciale con un interscambio di oltre 1.500 miliardi l’anno.
Treviso Città Impresa è il primo festival nazionale nel quale si discuterà di tutto ciò in tre intense giornate con la partecipazione dei maggiori esperti e con i protagonisti che ragioneranno di geopolitica e delle sue implicazioni economiche, degli impatti dei dazi sui settori produttivi, delle strategie che le imprese potranno adottare e dei nuovi mercati che potranno esplorare, delle prospettive della logistica e del turismo, della partita cruciale sul primato tecnologico, del ruolo, l’importanza e le criticità dell’Europa nella difesa dei nostri valori e del nostro benessere.
La serata inaugurale con Paolo Mieli, Enrico Marchi e Marco Panara
Appuntamento il 13 marzo all’Auditorium Santa Caterina in piazzetta Botter
Il Festival Treviso Città impresa vedrà una anteprima domani, 13 marzo, con una serata inaugurale che si terrà alle 21 all’Auditorium Santa Caterina di Treviso, in piazzetta Botter.
Ad aprire il Festival saranno i saluti di Enrico Marchi, presidente del Gruppo Banca Finint, della società aeroportuale Save e di Nord Est Multimedia, la società che pubblica questo giornale e altri cinque quotidiani del Nord Est e che promuove la manifestazione.
Poi toccherà a Marco Panara, nostro editorialista e direttore del Festival, che condurrà la serata intitolata “Dalle braci del Novecento alle guerre di oggi”, con ospite Paolo Mieli, editorialista del Corriere della Sera e autore del saggio “Fiamme dal Passato” (edito da Bompiani). Per partecipare a questo incontro come agli altri del Festival è sufficiente iscriversi su questo sito.
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