Ucraina da ricostruire: la guerra frena il sogno ma l’Italia potrà esserci

Al Festival Città Impresa di Treviso, il punto su un impegno stimato in 524 milioni di dollari. Petrucco: «Accordi con il sistema locale per valorizzare il ruolo delle nostre Pmi»

Lorenza Raffaello

La ricostruzione dell’Ucraina deve ancora attendere. Per quanto i suoi cittadini fremano per cominciare, nel sistema totale delle forze messe in campo per la rinascita del Paese, la questione politica ha ancora il peso maggiore e condiziona tutte le altre. Il cessate al fuoco incondizionato proposto dal presidente Zelensky non ha avuto riscontro da Mosca, intanto il fabbisogno stimato per la ricostruzione dell’Ucraina è arrivato a toccare quota 524 miliardi di dollari.

In tutto questo l’Italia è ai blocchi di partenza, in attesa di fare la differenza grazie alle sue eccellenze, prima tra tutte il restauro. È quanto è emerso ieri pomeriggio durante l’evento “Ricostruire l’ucraina, cosa può offrire l’Italia” che si è tenuto alla sala Zanini del Museo Bailo e che ha visto protagonisti Nona Mikhelidze, ricercatrice all’Istituto affari internazionali ucraini, Kate Le Moignic, direttrice di Neo-Eco Ukraine, Anzhelika Livitska, della Confederazione dei costruttori ucraini, Piero Petrucco, presidente della Fiec, Federazione dell’industria europea delle costruzioni e Roman Puchko, co-fondatore e amministratore delegato ReThink, ospiti della prima edizione del festival Treviso Città Impresa.

La guerra in Ucraina ha innegabilmente influenzato la ricostruzione del Paese, incluse le sfide che questa comporterebbe, come la necessità di riparare le infrastrutture danneggiate, quella di fornire alloggi e assistenza medica e l’obbligatorietà di affrontare la minaccia delle mine.

L’incubo non è finito

«Dopo il catastrofico incontro a Washington, Zelensky ha proposto un piano per concordare un cessate il fuoco su mare e aria, astenendosi dall’uso di missili a lungo raggio sul territorio russo. In cambio, la Russia avrebbe dovuto rinunciare a bombardare le infrastrutture civili a Kiev», spiega Nona Mikhelidze, «Putin non ha accettato, per cui il processo di cessate il fuoco si è bloccato, e per ora sembra che non ci sia alcuna speranza realistica che venga firmato a breve, penso che la guerra continuerà per tutto l’anno».

Intanto però qualcosa si muove. «Neo Eco Ukraine è una società partner di Neo Eco France, è una delle prime aziende internazionali a entrare in Ucraina dopo l’invasione», racconta Kate Le Moignic, «più che ricostruire, vogliamo ripensare il modo in cui la ricostruzione può essere fatta. Abbiamo concluso un progetto ospedaliero in cui abbiamo riciclato 50 mila tonnellate di macerie di guerra per trasformarle in nuovi materiali per le costruzioni».

Petrucco (Fiec): "L'Italia è molto presente per la ricostruzione dell'Ucraina"

Ko il 70% del sistema energetico

Nel dibattito è emersa anche la necessità di adottare un approccio sostenibile alla ricostruzione, utilizzando tecnologie verdi e promuovendo l’economia circolare: «Ci stiamo concentrando sulla circolarità e sull’innovazione verde dal 2017, e oggi è essenziale progettare una ricostruzione sostenibile», aggiunge Roman Puchko. «Il 70% del settore energetico è stato distrutto dagli attacchi russi, questo ha cambiato il nostro modo di fare impresa. Poi c’è un problema ambientale: il 25% del territorio è coperto da mine, così molte aree sono inabitabili e inutilizzabili per le imprese», conclude Anzhelika Livitska.

«L’Italia è presente, oggi siamo nel la fase delle relazioni, ma intendiamo costruire una rete in cui rientri tutta la filiera delle costruzioni, dagli architetti alle aziende di componenti», spiega Piero Petrucco, «stiamo cercando di fare la nostra parte per le infrastrutture, ma non possiamo competere in questo ambito, dove sono fortissime le aziende già operative in loco, nella ricostruzione dobbiamo puntare ai lavori di nicchia, di ricostruzione dei palazzi storici. Credo che la vera chance dell’Italia sia valorizzare al massimo la struttura delle sue piccole e medie imprese con le sue grandi capacità. Una grande opportunità è quella di cercare joint venture e accordi con il sistema locale e identificare dove possiamo intervenire, ad esempio con il restauro. Così è molto più probabile riuscire a coinvolgere l'intera filiera del valore». 

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