A Venezia Eni ha realizzato il primo esempio al mondo di conversione di una raffineria petrolifera in bioraffineria

Qui viene prodotto il carburante che ha il maggiore contenuto di componente biologica e rinnovabile e il cui utilizzo ha evidenziato una notevole riduzione delle emissioni

VENEZIA - A Venezia Eni ha realizzato, con un brevetto tutto italiano, il primo esempio al mondo di conversione di una raffineria petrolifera in una bioraffineria, che consente di trasformare oli vegetali in un prodotto completamente idrocarburico, superando i problemi qualitativi del biodiesel tradizionale.

Il nuovo biocarburante è prodotto grazie alla tecnologia EcofiningÖ sviluppata dal 2006 nei laboratori di San Donato Milanese, in collaborazione con Honeywell UOP.

La bioraffineria Eni a Venezia produce dal maggio 2014 il componente che ha permesso la commercializzazione, dal gennaio scorso, del nuovo Eni Diesel+, il carburante che ha il maggiore contenuto di componente biologica e rinnovabile (15%) e il cui utilizzo ha evidenziato una notevole riduzione delle emissioni.

In attesa di cambiamenti radicali nei sistemi di trasporto, questo carburante fornisce un contributo immediato alla riduzione delle emissioni sull’intero parco veicolare a gasolio: è stato calcolato che se in Italia tutte le auto diesel utilizzassero Eni Diesel+ le emissioni di anidride carbonica si ridurrebbero di 2,7 milioni di tonnellate, circa il 5% del totale, e ciò equivarrebbe ad azzerare le emissioni di tutte le auto circolanti a Milano e Torino.

Inoltre, la ricerca Eni ha messo a punto una formulazione del restante quantitativo fossile per ridurre sensibilmente la componente aromatica responsabile della formazione di particolato e dei poliaromatici (a valori ben più bassi di quelli previsti dalle normative vigenti) e con un elevato numero di cetano per incrementare l’efficienza di combustione del motore.

Ciò permette una forte riduzione di emissioni di idrocarburi incombusti e ossido di carbonio e minori consumi. «L’utilizzo di Eni Diesel+, benchè non rappresenti la soluzione definitiva al problema della qualità dell’aria della Valle Padana, può sicuramente contribuire, con utilizzo sia su mezzi privati che pubblici, alla riduzione delle emissioni veicolari e quindi al miglioramento della qualità dell’aria», sottolinea l’Eni.

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