A Venezia il turismo è in bassa marea e i big giocano al grande risiko degli hotel
Grandi operazioni per gli alberghi più blasonati mentre le piccole strutture soffrono e rischiano di chiudere i battenti
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VENEZIA. Il Covid trasforma la galassia degli hotel di Venezia. Passaggi di proprietà, acquisizioni, nuove aperture in programma: tante le operazioni concluse in città nel silenzio del turismo scomparso per colpa della pandemia. E tante quelle in cantiere che, secondo gli esperti del settore, si chiuderanno entro i prossimi mesi. A muoversi sono quasi esclusivamente i grandi gruppi, catene internazionali dalle spalle larghe che hanno approfittato del momento di bassa marea e di sofferenza economica, per investire. E puntare tutto sulla ripresa in pompa magna del turismo, in una città in grado di macinare numeri da record: cinque milioni e mezzo di turisti nel solo Comune di Venezia capaci di produrre 13 milioni di notti d'albergo.
Questo almeno fino all'acqua alta del 12 novembre 2019. E poi, storia recente, il Covid.Discorso diverso, invece, per le strutture medio-piccole: spesso a conduzione familiare, in tanti sono stati costretti ad abbassare la saracinesca. Niente, però, ha fermato gli affari, quelli veri.
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A giugno 2020, un big del settore immobiliare austriaco come il gruppo Signa, ha concluso l'acquisto dal fondo Elliott dell'hotel Bauer, uno dei cinque stelle più prestigiosi di Venezia, affacciato sul Canal Grande da una parte e su campo San Moisè dall'altra, a due passi da San Marco, con una valutazione intorno ai 400 milioni di euro.
I passaggi di mano
A ottobre 2020, la Sovrintendenza ha invece dato l'ok alla trasformazione in hotel di lusso di Palazzo Donà Giovannelli. Acquistato dal gruppo immobiliare romano Barletta per una somma vicina ai 50 milioni, sarà affidato al Rosewood Hotel Group (che fa a capo alla New World China Lad ltd, uno dei colossi asiatici del real estate) per trasformarlo in un cinque stelle con 50 stanze. A febbraio di quest' anno, il centralissimo Baglioni Hotel Luna di Venezia è stato acquistato (con patto di locazione) per 100 milioni dal gruppo Reuben Brothers, di proprietà dei fratelli David e Simon Reuben, imprenditori britannici del settore immobiliare (con un patrimonio stimato di circa 18 miliardi di euro). Imminente, invece, l'apertura della centralissima Ca' di Dio, ex oratorio realizzato nel 1200 e ricostruito tre secoli più tardi da Sansovino in riva degli Schiavoni: qui Alpitour aprirà un cinque stelle.
A inizio anno, passaggio di proprietà anche per l'hotel Bonvecchiati in calle Goldoni, a due passi dal bacino Orseolo e da piazza San Marco. Aperto nel 1790, è stato acquistato per una cifra di diverse decine di milioni di euro da un fondo lussemburghese. Infine, a Murano nelle prossime settimane dovrebbe aprire il nuovo hotel 4 stelle superior gestito dalla catena alberghiera spagnola Nh ricavato dalla dismessa fornace De Majo. E sempre il gruppo spagnolo di Nh Hotel ha a Venezia anche il Grand Hotel Palazzo dei Dogi, precedentemente hotel Boscolo, lungo la Fondamenta della Madonna dell'Orto, all'interno del Palazzo Rizzo Patarol.
A questo si aggiunge anche l'Nh Venezia Santa Lucia, in Rio Terà Lista di Spagna, a due passi dalla stazione ferroviaria e affacciato sul Canal Grande.
Progetto faraonico
Ma accanto alle strategie di riposizionamento, sono diverse le operazioni avviate. Su tutte, Cassa Depositi e Prestiti che ha in piedi il faraonico progetto della ristrutturazione dell'ex Ospedale al Mare al Lido, per trasformarlo in un doppio resort turistico con partners quali Th Resorts e Club Mediterranée. Sempre a Venezia, sestiere di Castello, l'imprenditore austriaco Ivan Holler con la sua impresa Mtk (già quattro hotel realizzati a Mestre) sta bonificando l'area degli ex Gasometri di San Francesco della Vigna. Obiettivo dell'operazione? Previo cambio di destinazione d'uso, due strutture alberghiere di lusso dentro gli scheletri industriali novecenteschi sul modello di King' s Cross, a Londra.
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