Addio a Benedetti, grande capitano d’industria del Nord Est

Il ritratto del presidente del gruppo Danieli morto domenica a 81 anni. «Il primo giorno venni rispedito a casa perché non avevo portato con me i compassi»

Paolo Mosanghini
Udine 8 Giugno 2021. Inaugurazione nuova linea ABS-Danieli. © Foto Petrussi
Udine 8 Giugno 2021. Inaugurazione nuova linea ABS-Danieli. © Foto Petrussi

«Il primo giorno venni rispedito a casa perché non avevo portato con me i compassi». Raccontava così i suoi esordi professionali. Sessant’anni dopo Gianpietro Benedetti era la Danieli e la Danieli era Gianpietro Benedetti. L’ultimo grande capitano d’industria del Friuli che con intuito, visione, progettazione, capacità e rischi ha portato l’azienda di Buttrio nella posizione di leader nel mondo dell’acciaio.

Il racconto delle tappe

Ripercorse la sua vita un sabato mattina, dopo un’iniziativa in azienda. «Ha cinque minuti? Le faccio vedere un nuovo macchinario...». Cinque minuti si dilatarono in diverse ore. Perché era impossibile interrompere il suo racconto, con passione e coinvolgimento, dell’impero che era riuscito a costruire a Buttrio. Accanto a lui validissimi collaboratori, che ha sempre selezionato per le grandi competenze, ma senza fare sconti. Per Benedetti il sodalizio con l’azienda è durato sessant’anni e più. Entrò appena diplomato fino a prenderne in mano il timone. Trascorse i primi tempi al tecnigrafo, poi passò project manager, si candidò volontario per avviare impianti in giro per il mondo: dalla Lombardia al Sudafrica, dalla Grecia a Singapore, dalla Malesia a Israele agli Usa, all’India, alla Russia. Una formazione sul campo, come la definiremmo oggi, e un’esperienza crescente che lo condussero, a trent’anni, a diventare responsabile dell’ufficio tecnologie di laminazione calibrature per la definizione dei layout degli impianti. Trovare soluzioni, progettare, conoscere l’acciaio, l’impegno sulle nuove tecnologie, una curiosità e una grande sete di imparare ne accompagnarono la lunga scalata. Era infaticabile al lavoro, sostenuto da una ferrea volontà fino agli ultimi giorni.

Cambia la Danieli

Un entusiasmo contagioso. Nel ’76 diventò responsabile tecnico commerciale dell’ufficio vendite di Danieli a cui, nell’80, si aggiunse la direzione tecnica con il centro ricerche. Avanzamenti che si susseguirono nel momento in cui la Danieli ebbe una trasformazione cruciale: da produttrice di macchinari per l’industria siderurgica a fornitore di impianti chiavi in mano. Lui c’era. Perennemente in viaggio da una parte all’altra del mondo per far conoscere le nuove tecnologie e portare la Danieli ovunque. La crescita fu costante. E anche la sua carriera. Nell’86, nell’era di Cecilia Danieli, figlia del fondatore, diventata presidente e amministratore delegato, Benedetti venne nominato direttore generale. Insieme, inseguendo un disegno strategico, riuscirono a traghettare l’azienda oltre la crisi che aveva colpito il settore siderurgico. Tenace e appassionato del suo lavoro, un grande amore per l’azienda. Alla domanda: Ingegnere come va? «Si combatte», era solito rispondere. «Per vincere», aggiungeva subito dopo.

La crescita del gruppo

Dagli anni Novanta in poi il Gruppo proseguì la crescita anche attraverso importanti acquisizioni di aziende estere. Dopo la scomparsa di Cecilia Danieli, Benedetti diventò nel 2003 presidente e amministratore delegato, nel 2018 lasciò la carica di ad a Giacomo Mareschi Danieli, figlio di Cecilia, mentre alla vicepresidenza del Gruppo fu chiamata la maggiore delle due figlie, Camilla Benedetti. Pranzava nel suo ufficio, per non divagare troppo dai lunghi e attesi impegni. Non smetteva di lavorare mai e non aveva timore delle sfide. Voleva lasciare la sua impronta nel territorio. Fu promotore di diverse iniziative filantropiche delle quali beneficiano ancora la città di Udine e molti paesi della provincia. Grande il rammarico per non essere stato capito quando alcuni mesi fa progettava una nuova acciaieria in Friuli.

I riconoscimenti

Da Cavaliere del Lavoro nel 2006 alla laurea ad honorem dell’università di Udine in ingegneria gestionale, al diploma in M.B.A ad honorem. Riservato per quel che riguardava la vita privata, aveva un occhio di riguardo per i giovani. Non si sottraeva mai a domande sul futuro, soprattutto dei ragazzi. Grazie a lui Danieli istituì prima l’asilo nido, con un’attenzione alle famiglie, poi la scuola primaria e quella secondaria. Sotto la sua spinta nacque l’Its Malignani e la Fondazione per formare i tecnici di cui l’economia del territorio ha bisogno. Era poliedrico, con un unico vezzo: la cravatta gialla. Un suo grande interesse è stato l’arte. Si dedicava alla pittura, nei suoi frequenti spostamenti cercava anche una parentesi, quando il tempo glielo concedeva, per visitare i musei. Si era interessato anche al mondo dell’editoria, azionista di maggioranza di Telefriuli e socio del Gruppo Nem, che edita Messaggero Veneto, Il Piccolo, Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova Venezia, Il Corriere delle Alpi e Nord Est economia.

Il saluto

Mi confidò che stava lavorando a un libro. Nell’introduzione parla del mix della vita tra fato (i greci ci credevano) e destino (i romani erano convinti si costruisse). L’ingegnere aveva dato tutto se stesso per incrociare questo mix. Nelle bozze, nella pagina accanto all’introduzione, l’immagine di un’opera di Edward Hopper a lui molto cara, dal titolo “Il saluto”. Nell’autoritratto Hopper e la moglie Jo si tengono per mano e si inchinano salutando e ringraziando. Con la sua ironia, Benedetti immaginava di sostituire Jo con la siderurgia per afferrarle la mano. Quindi l’inchino per porgere un saluto e un ringraziamento alla famiglia, ai colleghi, agli amici che lo hanno sostenuto nella sua lunga sfida. Quasi un epitaffio.

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