Addio a Nardini, il “re” della grappa

Si è spento a quasi 91 anni nella sua amata Bassano. Ha promosso nel mondo il distillato di qualità

BASSANO. C’è stata un’epoca in cui chi voleva bere la sua meravigliosa grappa all’erba ruta non aveva che da andare alla Grapperia che accoglie all’entrata del Ponte degli Alpini a Bassano del Grappa. La poteva trovare solo lì. E il significato di questa scelta è stato per decenni molto più eloquente di qualsiasi strategia di marketing, di qualsiasi modo di rappresentare la sua visione imprenditoriale. Perché la sua grappa era Bassano. Una città che ha amato in maniera viscerale, interpretato a modo suo con quel distillato povero, che serviva a scaldarsi quando il Veneto era regione povera e combattiva. Giuseppe Nardini, che si è spento giovedì nel luogo che più ha amato, la sua città, si poteva conoscere solo con la grande passione messa in questo liquore nato umile, perché fatto con gli scarti della vendemmia: la vinaccia. Lui ne volle elevare il valore, portarlo oltre i confini della sua città, della sua regione, fino al riconoscimento di prodotto di altissima qualità degustato e ricercato, venduto in tutto il mondo.

Lo hanno definito il re della grappa. È stato qualcosa di più. Tra i primi comprese come la sua acquavite avesse bisogno di essere nobilitata, interpretato attraverso la cultura e la bellezza. Volle dimostrare che la grappa era un distillato di valore, che meritava di essere conosciuto nel mondo. In nome di quell’orgoglio immaginò, molti anni più tardi, in occasione dei 225 anni della sua azienda, un laboratorio ipertecnologico firmato dall' architetto Massimiliano Fuksas. Il centro di ricerca con le bolle di acciaio e vetro che si stagliano nel contesto agreste che circonda il quartier generale della distilleria.

Nardini è stato l’archetipo dell’imprenditore del Nordest. La sua azienda è espressione di una famiglia che nonostante la storia secolare (nel capitalismo familiare italiano sono uno dei casi più longevi esiste dal 1779), ha fatto dell'autarchia imprenditoriale un credo e dell'innovazione una via obbligata. L’ha guidata per mezzo secolo verso questo processo di trasformazione, ha istruito il passaggio generazionale cedendo il timone alla figlia Cristina e ai suoi cugini di vario grado: Angelo (attuale amministratore delegato), Antonio e Leonardo Nardini.

Nato nel 1927 avrebbe compiuto 91 anni a luglio, laurea a Ca’ Foscari in Economia, a Bassano era il Dottor Nardini, diversi gli incarichi nella sua vita oltre la guida aziendale, la presidenza di quella che fu Banca Popolare di Vicenza, prima dell'era Zonin e del raggruppamento di Bassano per Confindustria. Fu anche vice-presidente quando era reggente Pietro Marzotto. Per una strana coincidenza, i due imprenditori oltre a condividere la guida degli industriali vicentini hanno condiviso anche il giorno in cui se ne sono andati.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © il Nord Est