Aeroporto di Venezia, tassa di imbarco l’allarme di Marchi: «Il Veneto perderà 50 milioni all’anno»
«Se non verrà tolta, a rischio lo sviluppo del territorio»

Enrico Marchi, presidente di Save società di gestione dell’aeroporto di Venezia, la definisce una misura dalle «nefaste conseguenze» che rischia di far perdere al Veneto almeno 50 milioni di Pil. È passato quasi un anno dalla sua introduzione, ma non si è placato lo scontro tra Save e Comune per la scelta di quest’ultimo di introdurre una tassa di imbarco di 2,50 euro per ogni passeggero in partenza dal Marco Polo, provvedimento in attesa della sentenza di merito del Consiglio di Stato dopo il ricorso, già respinto dal Tar, promosso da Save e dalle compagnie low cost. «L’imposta», la replica di Michele Zuin, assessore al Bilancio di Ca’ Farsetti, «non ha influito in alcun modo sulla ripresa del traffico post-pandemia».
La lettera a Brugnaro
Ieri Marchi (che è anche presidente di Nem, la società che edita questo giornale, ndr) ha inviato una lettera al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e per conoscenza al presidente della Regione, Luca Zaia, per fotografare la situazione dopo l’introduzione della tassa, in aggiunta all’addizionale di 6,50 euro che c’era già.
«Ryanair, il più grande vettore sul territorio italiano con oltre il 30% del mercato, storicamente molto sensibile all’aumento dei costi, ha diminuito nel solo primo trimestre del 2024 del 20% il numero di posti in vendita da Venezia. Il risultato sarà una perdita di oltre 130 mila passeggeri nei primi tre mesi dell’anno contro il 2023», si legge nella lettera inviata a Brugnaro per chiedergli di togliere la tassa. Una perdita di passeggeri che si traduce in un guadagno per Bologna e Trieste, dove la compagnia cresce invece del 5% e dell’11%.
Proprio a Ronchi dei Legionari da marzo Ryanair aprirà una nuova base «resa possibile dall’abolizione anche dei 6,50 euro relativi all’addizionale comunale: a parità di tariffe», osserva Marchi nella lettera, «ci sono dunque 9 euro di differenza con Venezia», pari a circa il 15% della tariffa. Investimenti fermi al Marco Polo anche per Wizzair. È un contesto nel quale però l’aeroporto Marco Polo comunque crescerà, nel primo semestre del 2024, del 5% rispetto al 2023, ma meno di quanto avrebbe potuto fare, «annullando il lavoro portato avanti negli anni per ridurre la stagionalità, portando passeggeri aggiuntivi nei mesi deboli».
L’esempio americano
Un danno che, scrive Marchi, riguarda tutto il Veneto. «Ogni passeggero che arriva/parte dal nostro aeroporto genera 95 euro di Pil come effetto diretto, indiretto e indotto per il territorio», aggiunge il presidente di Save citando gli indici statistici Aci (Airports Council International). La perdita di passeggeri Ryanair per il primo trimestre genera una perdita di Pil di 12,5 milioni di euro «pari all’incirca alle tasse aggiuntive che la città andrà ad incassare durante l’intero anno. Se questa situazione si protraesse per tutto l’anno, la perdita per l’intera Regione del Veneto supererebbe i 50 milioni di euro di Pil solo considerando Ryanair».
Nel pensare alla capacità degli scali di fare da driver per i territori, Marchi cita nella lettera l’esempio di due città del Sudest degli Stati Uniti, Birmingham e Atlanta, con quest’ultima che ha visto quintuplicare il reddito pro capite «come conseguenza della città di diventare punto di riferimento dei collegamenti aerei per tutto il Sudest».
Il caso del Bosco dello Sport
«La misura introdotta dal Comune è l’esatto contrario di quanto un comune dovrebbe fare per lo sviluppo di un territorio», aggiunge Marchi per motivare la scelta di inviare la lettera a Brugnaro e di renderla una lettera aperta perché il tema, ripete, riguarda tutto il Veneto. Per crescere gli aeroporti hanno bisogno delle low cost (a Venezia pesano per il 50%) che sono anche quelle più sensibili alle variazioni di costi. E poi c’è il caso dei veneti. Esonerati dal ticket d’ingresso a Venezia, ma non dalla tassa di imbarco.
Esonerarli anche dalla tassa di imbarco potrebbe essere un compromesso accettabile? «Si dice che piuttosto che niente è meglio piuttosto, ma io sono per eliminarlo». L’ultima stoccata riguarda lo stadio e le scelte della giunta Brugnaro.
«La tassa di imbarco è prevista per i comuni in dissesto, e poi però si spendono milioni per il progetto del Bosco dello Sport, quando so che c’era un grande operatore privato che era pronto a investire. Invece il Comune si indebita. E con la tassa di imbarco si paga gli interessi passivi sul debito».
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