Affitti brevi, c’è il codice unico: tra Veneto e Fvg scatta l’obbligo per 35 mila abitazioni su Booking e Airbnb

Gli effetti a Nord Est dell’introduzione a settembre della banca dati nazionale. I gestori: «Troppo presto, sarebbe meglio partire almeno da gennaio»
Giorgio Barbieri

Con l’imminente introduzione del codice unico nazionale si avvicina la rivoluzione nel mondo degli affitti brevi, un business che sta rivoluzionando con forza il settore del turismo. A Nord Est saranno infatti oltre 35.000 (30.556 in Veneto e e 5.759 in Friuli-Venezia Giulia) le abitazioni attualmente pubblicizzate sulle piattaforme online (su tutte Booking e Airbnb) per gli affitti brevi e che, probabilmente già da settembre, dovranno dotarsi di un codice identificativo nazionale (Cin) che rappresenterà il “marchio di qualità” non solo per i turisti ma anche per il pieno rispetto della legalità, in particolare a livello tributario. A censire le strutture, oltre mezzo milione in tutta Italia, è stato il Centro studi di Aigab, l’associazione italiana gestori affitti brevi, che ha analizzato tutti gli immobili attualmente online che hanno ricevuto almeno una prenotazione nel corso dell’ultimo anno.

La commissione Politiche del turismo della Conferenza delle Regioni e Province autonome ha appena dato parere positivo al decreto sull’interoperabilità delle banche dati regionali, predisposto dal ministero del Turismo. È il passaggio decisivo per arrivare a un meccanismo unico di identificazione delle strutture ricettive, soprattutto in chiave antifrode. Un parere che dà il via libera all’intesa tra Stato e Regioni sul decreto, che arriverà nel mese di maggio. Poi, partirà una fase di sperimentazione. L’obiettivo del ministero è partire il primo settembre. Dopo l’estate il decreto sarà pubblicato e scatteranno i 60 giorni per la piena entrata in vigore e l’applicazione delle sanzioni previste dal decreto Anticipi alla fine del 2023.

Una scadenza che però non piace ad Aigab. «È evidente», spiega il presidente Marco Caleani, «che far partire le nuove norme a settembre significa costringere gli operatori a un lavoro extra su questo adempimento in estate, che ovviamente è l’alta stagione. Sarebbe meglio partire più avanti, magari da gennaio». Va detto però che in molte regioni, tra cui il Veneto, questo tipo di codici già esiste: ora andranno messi in comunicazione con la banca dati unica nazionale. Il nuovo Cin andrà esposto all’esterno dello stabile nel quale è collocato l’appartamento e andrà indicato all’interno di ogni annuncio. Chi non lo farà, rischierà sanzioni fino a ottomila euro.

Il nuovo maxi archivio avrà essenzialmente una funzione antisommerso e al suo interno rientreranno anche tutte le strutture ricettive: alberghi, ostelli, motel, agriturismi, ma anche villaggi, campeggi, rifugi alpini. Si stima che il totale dei codici unici possa avvicinarsi al milione. Un database per consentire all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza di effettuare controlli incrociati per individuare le situazioni ritenute più a rischio, da sottoporre poi ad accertamento. Ed è stato proprio il decreto Anticipi collegato all’ultima manovra a formalizzare il coinvolgimento di Agenzia e Fiamme gialle nella definizione di analisi del rischio mirate che saranno chiamate a dare priorità proprio ai soggetti che mettono sul mercato degli affitti brevi abitazioni sprovviste del codice identificativo nazionale.

Contemporaneamente, e questo sarà il vero elemento di novità, scatterà anche l’obbligo di dotarsi di dispositivi per la rilevazione di gas, oltre che di estintori portatili. Anche se, in questo caso, la sanzione per eventuali mancanze (fino a seimila euro) ci sarà solo per chi esercita l’attività turistica in forma imprenditoriale. «Per questa fase», aggiunge il presidente di Aigab, Caetani, «sarà fondamentale parlare con gli operatori, dal momento che andranno sviluppati software e procedure. Quindi non potremo saperlo all’ultimo per gestire correttamente il processo».

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