Agroalimentare, le medie imprese trivenete crescono a colpi di acquisizioni
Secondo uno studio realizzato da Adacta Advisory in esclusiva per Nordest Economia, il food&beverage è tra le eccellenze produttive del Triveneto con un fatturato aggregato di 40,2 miliardi di euro nel 2020 e circa 2.100 imprese attive, che impiegano 71 mila persone, circa il 2,1% della forza lavoro del territorio

Gourmet Italian Food e Bertoncello partecipate da Alcedo. Witor’s nel portafoglio di 21 Invest. The Bean Alliance acquisita da Massimo Zanetti Beverage e Certosa Salumi da poco passata sotto il controllo del gruppo Veronesi.
Sono solo alcune delle operazioni di M&A che hanno visto protagoniste negli ultimi anni aziende nordestine dell’agroalimentare. Un settore che sta cambiando profondamente volto, sotto la spinta della sostenibilità e della transizione digitale e nel quale le dimensioni assumono un ruolo rilevante per poter continuare a investire e difendere i margini.
Secondo uno studio realizzato da Adacta Advisory in esclusiva per questo giornale, il food&beverage è tra le eccellenze produttive del Triveneto con un fatturato aggregato di 40,2 miliardi di euro nel 2020 e circa 2.100 imprese attive, che impiegano 71 mila persone, circa il 2,1% della forza lavoro del territorio.
Conduzione familiare
Due realtà su tre non superano i 10 milioni di fatturato e nella stragrande maggioranza dei casi sono a conduzione familiare. «Uno scenario che crea le condizioni per il consolidamento, tant’è che nell’ultimo biennio ci sono state 55 operazioni di aggregazione e il trend è destinato a proseguire», racconta Paolo Masotti, partner della società di consulenza.
L’analisi di Adacta rileva un particolare dinamismo da parte delle realtà classificate come “ex midcap”, cioè realtà che hanno raggiunto dimensioni considerevoli proprio grazie alla campagna di acquisizioni.
Qualche esempio? Morato, Forno D’Asolo e Latteria del Montello. Oltre agli operatori industriali, poi, c’è un grande interesse da parte degli investitori finanziari, che vedono nella creazione dei poli la possibilità di generare economie di scala e ampliare l’offerta dei prodotti.

«Di solito i fondi acquistano un’azienda leader di settore e, attraverso questa, aggregano altre realtà», aggiunge Masotti. Ricordando che le società di private equity non apportano solo capitali, ma anche know-how e competenze manageriali, fondamentali per competere in uno scenario in cui “piccole è bello” non è più un valore.
Le operazioni di aggregazione non vedono solo aziende del territorio in veste di aggregatori, ma talvolta come target. È il caso della veneziana Botter passata sotto il controllo del private equity Clessidra, di illycaffè che ha ceduto il 20% del capitale a Rhone Capital e di Isola dei Tesori che è stata ceduta ad Azimut. Tra le operazioni di carattere industriale, invece, le più note sono state l’acquisizione di Enoitalia da parte di Iwb e di Parmareggio su Agriform.
Le mosse degli investitori
Filippo Nalon, partner di Alcedo, segnala uno spiccato interesse della società d’investimento per l’agroalimentare (nel tempo è entrata nel capitale di Masi Agricola, Gourmet Italian Food, Demetra e Bertoncello), «ancora caratterizzato dalla presenza di tante piccole realtà aziendali attente alla qualità e vocate alla crescita, che però per motivi strutturali non sono ancora riuscite compiutamente a perseguire», aggiunge. «Il ruolo di un investitore come noi è di promuovere aggregazioni tra questo tipo di aziende, per poi supportarle nel percorso di rafforzamento, spingendo su automazione, digitalizzazione, sviluppo di nuovi prodotti e mercati».
Un po’ come fatto dalla 21 Investimenti con l’acquisizione di Witor’s, una tra le più note aziende italiane nel settore dolciario per la produzione di prodotti di cioccolato. L’ingresso della società guidata da Alessandro Benetton punta a consolidare la leadership dell’azienda nel mercato italiano e ad ampliarne la presenza sui mercati internazionali. Contestualmente all’acquisizione, il gruppo trevigiano ha subito potenziato la struttura organizzativa e manageriale interna con l’inserimento del nuovo amministratore delegato Jean Valery Raffar.
Vede potenzialità di consolidamento Luigi Terranova, amministratore delegato di Riello Investimenti Partners Sgr. «Il comparto agroalimentare italiano è strategico per il sistema Paese, in quanto rappresenta circa il 15% del Pil e coinvolge più di quattro milioni di lavoratori», sottolinea. «A favorire il consolidamento è soprattutto frammentazione elevata del settore che rappresenta una limitazione alla crescita: diversamente da altri comparti ugualmente strategici, l’agroalimentare è popolato da un numero elevatissimo di piccole e medie imprese che stanno uscendo dall’iniziale origine artigianale, con un presidio su diversificati segmenti di business, ciascuno caratterizzato da nicchie, da tecnologie, da mercati e canali del tutto differenti. Queste aziende oggi hanno necessità di capitali per lo sviluppo, di nuove competenze, e rinnovate energie.
Non solo fusioni. Lazzarin, Pinton e Rossetto: in provincia di Treviso è nato il nuovo polo della pasta fresca con le tre aziende che restano autonome e si uniscono solo per la fase produttiva, dando vita a Nonna Rina. «Puntiamo ad entrare nel mercato estero della pasta fresca di qualità che presenta ampi margini di crescita, ma parallelamente lavoreremo per affermarci anche sul mercato italiano», fa sapere la famiglia Lazzarin, azionista di riferimento.
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