Agrusti plaude. Mareschi Danieli: «In Fvg siamo ancora divisi»

Per il presidente di Alto Adriatico si avvia un percorso federativo che farà bene alla rappresentanza. La leader degli industriali friulani occorre dare priorità all’unione regionale

Michelangelo Agrusti e Anna Mareschi Danieli
Michelangelo Agrusti e Anna Mareschi Danieli

TRIESTE.  «Un “cantiere” che, nel volgere di un paio d’anni, porti alla nascita di una Federazione delle Confindustrie del Nordest», Emilia compresa. Questa la vision di Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, che plaude alla mossa di Giuseppe Bono, leader degli industriali del Fvg, ed Enrico Carraro, alla guida della Confindustria del Veneto, che non trova sponda in Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine, che individua la nota stridente della «mancata unione delle territoriali del Fvg».

Ovvio che «tutto ciò che unisce va valutato positivamente se rafforza il sistema associativo e, con esso, le nostre imprese - prosegue Mareschi Danieli -, ma è necessario che il percorso sia coerente e lineare. Riterrei necessario procedere prima con l’unione regionale e poi con unioni extraregionali per non creare confusione e problematiche di governance non condivise sufficientemente con la base associativa. Friuli Venezia Giulia e Veneto, insieme con il Trentino e l’Alto Adige, costituiscono un player economico e industriale di assoluto rilievo in Italia, che può trovare sicuramente in un più efficace coordinamento delle proprie rappresentanze d’impresa e maggiore ascolto in sede nazionale, senza per questo dimenticarsi delle peculiarità e delle differenze espresse dai territori».

Ma è «difficile parlare di aggregazioni extra regionali se non avviamo quella regionale». E se pure Udine, nel consiglio di Confindustria Fvg, ha votato a favore di un protocollo d’intenti per l’unione federativa di Fvg, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna, per procedere era necessario il pronunciamento degli associati. Invece l’iter è partito. Altro elemento indicativo di uno scollamento tra le due anime confindustriali regionali.

Per Agrusti la mossa di Bono dà gambe ad un “cantiere” della rappresentanza «che auspicavamo avendo anticipato da tempo rapporti con Treviso, Venezia e Padova. Ora questa volontà è maturata, è diventata condivisa e si declina in un protocollo finalizzato a dare vita ad una Confindustria del Nordest che, allo stato, non è un’espressione statutaria ma il prodotto della volontà di creare un collegamento creando una Confindustria, espressione del manifatturiero, più grande d’Italia, con una accresciuta capacità di rappresentanza dentro e fuori il sistema confindustriale».

e.delgiudice@gnn.it

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