Alberghiero a Padova, pochi hanno riaperto e il 70 per cento delle stanze sono vuote
PADOVA. Si riparte, ma solo per passione. Nel padovano gli alberghi che hanno scelto di riaprire oscillano fra il 30 (in città) e il 40% (nella zona termale): molti non ci provano nemmeno, perché i clienti non ci sono. Gli incassi sono letteralmente crollati, il personale è tutto in cassa integrazione e lavorano soprattutto le strutture che possono tirare avanti a conduzione familiare. A poco è servito il bonus vacanze, che non ha spostato quasi nessuno né in città né alle terme.
Padova, 70% di camere vuote
Nella città del Santo, da marzo a luglio l’occupazione massima delle camere non è andata oltre il 30%. Gli albergatori navigano a vista: aprendo e chiudendo (soprattutto nei giorni feriali) a seconda della domanda. In sofferenza più acuta le strutture che lavorano con le comitive e i gruppi organizzati, con perdite di fatturato difficilmente recuperabili. Molte di queste sono completamente vuote da mesi. «Tanto che» afferma la presidente di Federalberghi Padova Monica Soranzo «molti colleghi hanno deciso di chiudere per tutto agosto in attesa di capire cosa accadrà a settembre».
Turismo bloccato
Pochissimi i turisti in arrivo a Padova, che pure solitamente trova nell’offerta culturale uno degli assi principali della propria attrattività per italiani e stranieri. «In genere» spiega Alessandro Salmaso, titolare dell’hotel Al Cason
«in questo periodo dell’anno viaggiavamo intorno all’80% di camere occupate, adesso siamo tra il 15 e il 20%. È un periodo molto difficile, e per settembre ancora non si muove nulla. Noi, avendo una convenzione con le Ferrovie dello Stato, non abbiamo mai chiuso nemmeno in periodo di lockdown, ma quella ovviamente è solo una piccola parte della nostra attività. Il turismo culturale, che di norma è l’asset portante, ora è del tutto azzerato. Stranieri non ce ne sono e gli italiani che soggiornano qui sono pochissimi. Resiste il mercato legato al business, ma anche quello come si può intuire non basta a giustificare l’apertura. Lavoriamo in perdita e quasi senza personale, in attesa che la situazione migliori».
Aiuti insufficienti
In questo momento qualche forma di aiuto dallo Stato c’è, ma non basta. E, soprattutto, gli albergatori si interrogano su cosa succederà quando la crisi sarà formalmente finita, ma l’economia avrà ancora bisogno di tempo per tornare a girare. «Il mese prossimo» continua Salmaso, «dovrebbe arrivare un sostegno a fondo perduto di circa 10mila euro, ma io in un mese ne spendo circa 12mila di sole bollette. Poi per qualche imposta è stata spostata la scadenza a settembre, e va bene ma di questo passo a settembre saremo messi esattamente come ora. In più i nostri dipendenti sono tutti in cassa integrazione, non sta lavorando nessuno: per ora va bene, ma dopo? ».
Terme, –100% di presenze
Alle Terme Euganee è attualmente aperto circa il 40% degli hotel, che dall’inizio dell’anno hanno registrato perdite di fatturato superiori al 75%. Tra il primo e il secondo fine settimana di agosto aprirà il 95% delle strutture: nel rimanente 5% le prenotazioni, anche a ferragosto, sono talmente poche da non giustificare l’apertura. Più della metà degli albergatori, poi, sta iniziando solo ora a misurarsi con il mercato, che al momento segna –100% di presenze.
«Gli ospiti sono quasi solo italiani» spiega il presidente di Federalberghi Terme Abano e Montegrotto, Emanuele Boaretto «questo perché oltre alle difficoltà oggettive relativamente agli spostamenti per gli stranieri, permane a livello internazionale un clima di insicurezza. Ormai possiamo dire addio al 2020 e auspicare che la primavera del 2021 sia meno “timida” di quel che già temiamo».
Conduzione familiare
Molti alberghi, vista la bassa affluenza, hanno ancora l’intero staff in cassa integrazione. «Lavoriamo di cuore, ma in perdita» spiega Gianluca Maregotto, titolare dell’hotel Aqua, «perché se tener chiuso ha delle spese riaprire ne ha di ancora più alte. E sono spese che non rientrano, noi riusciamo a tenere aperto perché andiamo avanti quasi a conduzione familiare. Del nostro staff, che conta circa 30 persone, stanno lavorando in 7 e tutti gli altri sono in cassa integrazione». A poco è servito anche il bonus vacanze: «di circa mille clienti nell’ultimo mese e mezzo, ne hanno usufruito in due». —
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