Alessi: «Quote rosa, un male necessario» La vicepresidente della Fondazione Otb: dovrebbero esserci più aziende illuminate, ce ne sono ma specie nei grandi gruppi
«Non amo l’idea che una posizione sia data per il genere, ma la realtà dice che serve»
Roberta Paolini
«Renzo è un vulcano, nell’ambito delle cose che facciamo insieme è semplice, perché arrivo con i progetti già visionati in base ai criteri di selezione che ci siamo dati, a lui basta un sì o un no». Arianna Alessi, 45 anni, è una manager con un passato in banche d’affari e la passione per le operazioni straordinarie. Figlia di imprenditori, una laurea alla Bocconi, l’azienda la respira da che è nata e la sua passione l’ha portata anche nel mondo coraggioso del guru del fashion italiano Renzo Rosso, suo compagno di vita e padre della sua bambina. Un mondo in cui è presente con enorme versatilità, dal sociale come vicepresidente della Fondazione Otb, alle partecipazioni in imprese come ceo della holding Red Circle Investments, e come amministratore di Diesel Farm, l’anima dedicata al settore agricolo e vinicolo.
Dottoressa Alessi iniziamo con Otb Foundation.
«Quando Renzo mi ha chiesto di occuparmi della fondazione l’ho avvertito del modo in cui io l’avrei approcciata. Sono una donna concreta e arrivo dalla finanza, volevo che anche gli investimenti nel sociale avessero quel rigore necessario per far funzionare le cose. Noi non abbiamo nella fondazione nessun costo di struttura, ogni euro donato deve andare al progetto. Impieghiamo molto tempo a selezionare bene l’organizzazione a cui affiancarci proprio perché vogliamo che le cose vengano fatte bene. Ad oggi sono oltre 250 i progetti che seguiamo in Italia e all’estero».
Quali sono gli ambiti principali in cui operate?
«Abbiamo tre goal: i bambini, gli adolescenti e le donne. Proprio per queste ultime, in Italia, abbiamo sviluppato iniziative per le donne vittime di violenza: con il servizio di soccorso “Mai più’” diamo alle donne, fin dal primo contatto, una sorta di vademecum per assisterle nel momento in cui devono denunciare gli abusi, diamo loro supporto psicologico e legale gratuito e troviamo loro un lavoro (attivando tirocini formativi) perché penso sia fondamentale farle sentire utili, impegnate e economicamente indipendenti. E combattiamo la violenza in qualsiasi circostanza perché anche solo l’insulto rivolto tra bambini e ragazzi verso il genere femminile non è normale. La violenza va aggredita alle sue radici socio-culturali. All’estero negli anni abbiamo sviluppato diverse iniziative, tra le quali anche in Afghanistan, un luogo in cui la donna non vale nulla: abbiamo ad esempio individuato l’associazione Nove Onlus, che opera lì da oltre vent’anni attraverso progetti di emancipazione rivolti alle donne tra i quali l’apertura di una scuola guida. Per i bambini in difficoltà, abbandonati o in situazione di disagio, invece, abbiamo contribuito a realizzare l’assieme all’associazione Piccolo Principe il progetto chiamato la “Casa sull’Albero” un contesto clinico e terapeutico semi residenziale per sostenere le famiglie durante il percorso di affido o adozione. Infine, per gli adolescenti, facciamo molte iniziative per contrastare il bullismo, le addiction (droga, alcool e ludopatia) attraverso incontro nelle scuole con professionisti.
Lei è anche ceo di Red Circle,qual è il fil rouge degli investimenti?
«Il fil rouge siamo io e Renzo. Lui è un vulcano, io arrivo già con la selezione fatta invece (ride, ndr). Quando se ne è andato l’ad della holding qualche tempo fa mi ha chiesto se potessi occuparmene temporaneamente, ho messo un po’ di ordine, c’erano degli investimenti che non erano più interessanti per noi e poi…sono rimasta. Oggi siamo molto interessati alla parte green in generale, all’innovazione e ci appassiona l’agricoltura. Siamo nelle biotecnologie e nelle cure medicali mininvasive. E poi c’è Diesel Farm, dove ora stiamo realizzando anche un agriturismo accanto alla produzione del nostro vino».
Perché secondo lei è ancora difficile nel 2021 scardinare lo schema che vede una donna dover scegliere tra famiglia e legittime ambizioni personali? Come si pone con il tema delle quote rosa?
«Credo che le quote rosa siano un male necessario. Non amo l’idea che una posizione venga data per una questione di genere, ma la realtà dice che è necessario. Dovrebbero esserci più aziende illuminate, ci sono casi significativi, ma soprattutto nei grandi gruppi».—
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