Alperia acquisisce la Green Power di Mirano, dubbi politici sull'operazione

La richiesta di un consigliere M5S e di tre ex manager agenti alla società energetica di Bolzano. La risposta: «Operazione di valenza strategica per entrare in un grande mercato»

MIRANO (VENEZIA). «Vogliamo chiarezza da Alperia e dalla Provincia di Bolzano sull’acquisizione della Green Power di Mirano». Queste le parole pronunciate ieri dal consigliere provinciale di Bolzano del Movimento 5 Stelle Diego Nicolini durante una conferenza stampa convocata nella città altoatesina. Con lui c’erano anche tre ex manager agenti della Green Power che hanno in corso una vertenza di tipo economico per vedersi riconoscere una serie di benefit cui ritengono di avere diritto.

Alperia è una società pubblica con sede a Bolzano e offre servizi di luce e gas in tutta la penisola. «Alperia ha fatto un affare o si è infilata in un tunnel senza uscita acquisendo Greenpower? Ha speso troppo denaro pubblico, secondo l’accusa del consigliere pentastellato Nicolini, o ha investito su scenari di grande sviluppo?

L'utile netto Green Power era di 358 mila euro nel giugno del 2019 per precipitare a meno 3 milioni nel maggio del 2020; in seconda istanza, la stessa Alperia avrebbe sostenuto spese intorno al 7 milioni per l'inizio del percorso di acquisizione dell'azienda produttrice di energia eco per poi, alla fine, trovarsi con oltre 27 milioni di impegno finanziario complessivo, tra sostegni all'impresa e altri iter per aggiungere al pacchetto anche Greenenergy».

«È passato più di un anno» si legge in una nota di Nicolini e dei tre ex dirigenti «e non ci sono state risposte. Eppure siamo passati per diversi tentativi ufficiali, più volte anche direttamente sia nella sede di Alperia e del Consiglio provinciale in Bolzano, continuando da “Striscia La Notizia” a ottobre sino a pochi giorni fa con la trasmissione “Mi Manda Rai Tre” per avere risposte alle nostre domande».

Alperia è molto decisa nel sostenere la valenza strategica dell'operazione che l'ha condotta ad allargare la propria presenza fuori regione e in particolare verso i contenuti industriali di Greenenergy. «Diciamo soltanto questo per adesso» spiegano dalla direzione Alperia «Senza questa acquisizione saremmo ora esclusi dalla grande partita del 110%. Fuori cioè dal più importante business eco-immobiliare degli ultimi anni».

In cui banche, imprese, fornitori di energia e inquilini stanno condividendo una opportunità scaturita dai decreti governativi post Covid. Si è dunque trattato, in sostanza, di entrare in un mercato di grande peso. E Greenpower era la chiave d'accesso immediata per partecipare all'affare. Il che giustificherebbe anche il costo dell'impresa e il fatto che Alperia abbia di volta in volta continuato a finanziare la holding così ricomposta. Ma poi c'è comunque l'avvenuta lievitazione dei costi.

E Alperia che dice?

«Si sono sommati due effetti» dicono in direzione per chiarire il senso dei loro interventi «La presenza di alcuni agenti infedeli che ci ha costretto a rifondere una parte dei contratti in essere e poi il fatto di essere stati indotti ad interrompere le attività di vendita di pacchetti energetici per un paio di mesi per verificare i fatti e condurre indagini sulla reale consistenza di queste accuse. Poi risultate infondate».

Dunque per Alperia il quadro è chiaro. E le «mancate risposte» che il fronte dell'accusa denuncia di non aver avuto, sarebbero in realtà «il rispetto di una procedura di tipo giudiziario e di indagine che loro stessi hanno avviato. Noi ci atteniamo ad essa e rispondiamo, eventualmente, all'autorità garante».

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