Altolà Ue al Prosek croato: vietati i marchi ingannevoli

Riforma delle Indicazioni geografiche, stop anche all’aceto balsamico sloveno. Il relatore De Castro: «Eliminate una volta per tutte le falle del sistema»
Francesco Dal Mas

Il Parlamento europeo ha approvato ieri con una maggioranza di quasi il 90% (520 voti a favore, 19 contrari e 64 astenuti), il nuovo Regolamento sulle Indicazioni geografiche (Ig) per prodotti agroalimentari, vini e bevande spiritose. Entrerà in vigore nella prima metà di aprile.

Riguardo a Denominazione di Origine Protetta (Dop) o Indicazione Geografica Protetta (Igp), la riforma prevede fra l’altro lo stop alla registrazione di menzioni tradizionali identiche o che richiamino nomi di Dop e Igp, come nel caso del Prosek, il vino croato che evoca il Prosecco italiano.

«Abbiamo eliminato una volta per tutte - specifica Paolo De Castro, relatore del provvedimento in aula - quelle falle del sistema che consentono di sfruttare indebitamente la reputazione delle nostre Ig, come nel caso dell'aceto balsamico sloveno e cipriota, o del Prosek made in Croazia, chiarendo come eventuali registrazioni di menzioni tradizionali, come quella del Prosek, non potranno più essere prese in considerazione, in quanto identiche o evocative di nomi di Dop o Igp».

Il Consorzio di tutela del Prosecco riconosce, col presidente Stefano Zanette, che la riforma «fa un notevole passo avanti sul fronte della valorizzazione e, soprattutto, della tutela delle Indicazioni geografiche ma anche della programmazione produttiva e della sostenibilità».

Con riguardo, però, alla questione Prošek, Zanette è un po’ prudente, non canta ancora vittoria: «Resta da vedere – dice - come la decisione netta dei co-legislatori in merito alla superiorità delle Ig rispetto alle menzioni tradizionali troverà applicazione per i casi precedenti all’entrata in vigore del Regolamento, e se davvero si è compreso come il mancato rispetto di questa gerarchia potrà compromettere la credibilità dei nostri regimi di qualità, oltre alle potenzialità di una efficace tutela - specie nei paesi terzi - del valore delle Denominazioni europee».

De Castro insiste intanto sul fatto che il nuovo regolamento farà evolvere «un sistema senza eguali nel mondo», capace di generare valore senza investire alcun fondo pubblico. Come? Rafforzando i consorzi, veri motori per lo sviluppo di Dop e Igp, con maggiori e migliori responsabilità, tra cui la lotta alle pratiche svalorizzanti e la promozione del turismo ad indicazione geografica.

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